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Corto viaggio sentimentale…a pedali

Tempo di gite fuori porta, di natura, di biciclette. I percorsi ciclabili a lunga percorrenza sono diversi, anche poco lontano da Milano. Sebbene non esista una pista che corra attorno a tutto il suo perimetro, il giro del lago di Garda è un itinerario che da sempre seduce gli amanti delle due ruote ecologiche. Alcuni punti vanno percorsi sulle strade statali, ma per non incorrere in traffici intensi ed altre rischiose seccature basterà evitare di lanciarsi all’avventura durante i fine settimana. Nello zaino, oltre al cappellino, la riserva d’acqua e la pompa con tutti gli attrezzi per le eventuali emergenze, non potranno mancare due cose. La prima è una tenda: i più allenati potranno percorrere i poco più di centocinquanta kilometri in una giornata, tuttavia vale la pena di concedersi più tempo e regalarsi qualche sosta culturale e panoramica lungo il tragitto. La seconda è un libro, eterno compagno di avventure. Per l’occasione si consiglia Corto Viaggio Sentimentale, racconto del 1928, rimasto incompiuto per via della morte del suo autore, Italo Svevo. La trama, quasi inconsistente, come secondo lo stile dello scrittore, racconta di un anziano signore che va a Trieste in treno e vive qualche piccola avventura, non sempre piacevole, con le persone che incontra lungo il tragitto. Questo è un pretesto per presentare riflessioni ora divertenti ora brillanti legate al tema del rapporto con l’altro durante un momento di goduta solitudine.

Con tre euro e cinquanta si può acquistare un biglietto che permette ad una bici di percorrere tutti i viaggi che vuole su tutti i treni adibiti al suo trasporto per le ventiquattro ore che seguono il momento della convalida. Queste informazioni non interessavano a Giacomo Aghios, che però all’apertura del racconto che lo vede protagonista si trova alla Stazione Centrale di Milano, anche lui diretto verso est. Le primissime ore si possono quindi percorrere assieme a queste pagine ed al vicino di posto di turno:

“ Perché avrebbe dovuto

faticarsi a discutere? Si moveva la bocca così, per

dar tempo al treno di procedere”.

Ci si può congedare con il treno e, temporaneamente, con l’Aghios già nella signorile Desenzano, uno dei paesi più belli presenti lungo il tragitto. Forse però è meglio tenersi la crème alla fine ed iniziare la pedalata da Peschiera del Garda. Una volta percorso il viale della stazione, si svolta a sinistra verso il centro e prima del ponte si imbocca la via che costeggia il lago. Il primo quarto di tragitto si percorre quasi interamente lungo strade sterrate; a Lazise parte anche una pista ciclabile che porta fino a Bardolino. Il panorama di queste zone alterna amenità come il cosiddetto Profilo si Napoleone, formato dai monti Gu e Pizzocolo, a squarci trash come il lungolago di Bardolino. Una volta giunti a Garda è necessario spostarsi lungo la via asfaltata, che sale leggermente. Prima di arrivare a Torri del Benaco si può far tappa alla Baia delle Sirene, spiaggetta frequentata da hippy e nudisti.

Bardolino, vista dal monastero

Nonostante viga ovunque il divieto di campeggio libero, chi deciderà di piazzare i picchetti da quelle parti troverà facilmente compagnia con cui spartire del vino. Questa non è comunque l’unica alternativa: alcuni fortunati raccontano di aver ottenuto da qualche contadino il permesso di dormire nei loro campi. Altri più avventurosi hanno piazzato la tenda senza chiedere niente a nessuno e pare non si siano trovati fucili puntati contro. Quale che sia la sistemazione per la notte, l’invito è quello di lasciarsi cullare dai panorami e di addormentarsi con quella sensazione di quiete interiore che il contatto con la natura riesce a trasmettere.

 E disse ancora ch’egli amava la vita di famiglia. Cercò una

parola più intelligente per addobbare la bugia e la trovò

subito:  Egli amava la vita di famiglia ove era necessario

di pensare ora all’uno ora all’altro e mai a se stessi, alla

propria miseria. Parlava della propria miseria in un momento

in cui assolutamente non la sentiva, coi soldini in

tasca pronti per le mance e il suo affetto per tutti i deboli

in cui s’imbatteva, il suo affetto tanto grande da raggiungere

anche delle persone che non aveva mai visto, come

l’indimenticabile Paolucci.

Più si procede verso nord e più il lago è pulito. Se il primo giorno gli schizzinosi venivano giustificati, da Pai in su non ci sono scuse: un tuffo e si riparte. La punta del Garda si raggiunge lungo un’armoniosa lingua d’asfalto che convince più che altro i motociclisti. Nonostante la nota poco poetica, la vista non rimarrà delusa dal paesaggio che a sinistra mostra le montagne avvolgere il corso d’acqua sempre più stretto, mentre a destra con distese di ulivi e i vigneti. Come Peschiera, Lazise e Torri, anche Malcesine vanta un proprio castello. Questi edifici erano delle roccaforti volute inizialmente dagli Scaligeri, signori di Verona, per difendersi dagli invasori che giungevano dall’Austria. Al confine con il Trentino si attraversa la Riserva Naturale della Gardesana Orientale, e pochi kilometri dopo si arriva a Torbole. Da lì, una piccola deviazione permetterà di ammirare le Marmitte dei Giganti: grotte nate dallo scioglimento dei ghiacciai. La tappa successiva è Riva del Garda, punto più alto del viaggio. La località è ordinata e piena di tedeschi ed è possibile visitarla grazie ad una pista ciclabile interna al paese.

Malcesine

A questo punto non rimane che scendere. La sponda lombarda presenta strapiombi che impediscono di accedere al lago. Niente spiagge, ma la posizione sopraelevata della strada sarà l’ideale per gli amanti della fotografia, che potranno, qui più che mai, sbizzarrirsi alla ricerca dell’angolazione e della luce perfetta. Attenzione però perché questo è anche il tratto più ostico per via di un paio di gallerie piuttosto lunghe ed alcune salite un po’ faticose (ma niente rispetto a quel che si sarebbe trovato girando attorno al lago in senso orario). Una volta superate queste difficoltà si inizia piano piano a scendere; i dislivelli della terra sul lago si appianano ed in poco tempo si attraversano Limone, una delle località più a nord dove crescono gli agrumi, Tignale e Toscolano Maderno. A questo punto il periplo del lago è quasi interamente compiuto, ma è bene cercare un ricovero per la notte per non affaticarsi troppo. Di nuovo la sera, di nuovo al viaggio in bicicletta si sostituisce il corto viaggio sentimentale di carta:

[…] il biondino nel cantuccio

si mosse, tese i bracci per sgranchirsi, come se fosse

uscito da un sonno profondo, e mormorò chiaramente:

“Come i sogni sono belli! Peccato lasciarli!”.

Fu un’avventura enorme nel viaggio del signor

Aghios di sentirsi dire una cosa simile da uno sconosciuto.

Veniva improvvisamente ammesso nell’intimità

di un proprio simile sconosciuto. Con costui non occorreva

mica fumare per accostarlo.

Volle ripagarlo di uguale moneta consegnando anche

lui qualche cosa della sua intimità. “Io so sognare anche

senza dormire” disse sorridendo.

L’ultimo pezzo di lago, oltre alle solite bellezze paesaggistiche, offre diverse attrattive storico-culturali. Dopo Gardone Riviera, dove sorge il Vittoriale degli Italiani dove visse Gabriele D’Annunzio, si attraversa la tristemente nota Salò, e dopo venti kilometri circa e qualche località un po’ turistica ed un po’ industriale, si giunge nella già menzionata Desenzano. L’ultima tappa è la penisola di Sirmione, anch’essa con il suo castello ma soprattutto con i resti di una villa romana sorta tra il I secolo a.C ed il I d.C., che pare fu dimora del poeta Gaio Valerio Catullo. Tornare a Peschiera poi è questione di poco tempo. Lì, svuotati di pensieri e negatività e con la libertà data da momenti di solitudine itinerante che qui si è cercato di descrivere, si può imboccare la prima pista ciclabile a lunga percorrenza della Lombardia: la Peschiera – Mantova, che scorre lungo il fiume Mincio.

Desenzano del Garda

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