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#ijf14 Il co-fondatore delle guide Lonely Planet: Tony Wheeler

Il co-fondatore della Lonely Planet Tony Wheeler racconta la storia della collana di guide, situazioni critiche legate al successo e il mito dei “Luoghi pericolosi”, interloquendo con Lee Marshall, scrittore di viaggio.
Tony nasce in Gran Bretagna ma si mette in viaggio fin da piccolo infatti, per seguire il padre pilota di aerei, la famiglia si trasferisce dapprima in Pakistan, poi alle Bahamas e infine negli Stati Uniti.
Durante l’Università conosce Maureen, che diventerà sua moglie, con la quale decide di prendersi un anno sabbatico (in realtà saranno quattro anni) per viaggiare: andranno da Londra all’Australia attraverso la cosiddetta “Rotta degli Hippies“: Turchia, Iran, Afghanistan, India.
Nel 1973 viene pubblicato Across Asia on the cheap, libro che non era stato programmato per essere tale, ma frutto di una raccolta di appunti che scrivevano a mano e si scambiavano tra viaggiatori, una sorta di trip advisor on the road che funzionava senza smartphone e andava ad arricchire le informazioni delle guide tradizionali (Guide Blu, Guide Michelin ecc.) le quali fornivano quasi esclusivamente indicazioni sui monumenti e sulla storia del luogo.
Perciò le guide Lonely Planet costituirono una rivoluzione.
Dal 2011 Lonely Planet è stata acquistata dal gruppo britannico BBC Wordwide.
Con il successo però iniziarono anche ad arrivare le critiche, per esempio i coniugi Wheeler vennero accusati di rovinare luoghi incontaminati, favorendo il turismo. Tuttavia si trattava di guide che volevano diffondere la conoscenza di luoghi del pianeta senza trascurare i più sperduti; mentre il turismo era certamente frutto di altri tipi di investimento, per esempio la costruzione di aeroporti e strutture alberghiere dei quali Lonely Planet non era responsabile.
Inoltre sono stati accusati di sostenere i regimi, efficace l’esempio della guida relativa alla Birmania per la quale è in atto un boicottaggio da parte di un’associazione di diritti umanitari.
Wheeler oggi cerca di sfatare il mito dei luoghi che abitualmente vengono ritenuti rischiosi per l’incolumità. Spesso, dice, mangiamo o utilizziamo prodotti che vengono da tutto il mondo e viaggiare in luoghi insoliti ci permette di scoprirne le origini, di scoprire che ,ad esempio, il Pakistan è il maggior produttore mondiale di palle da cricket.
Racconta vari aneddoti di situazioni al confine «della linea d’ombra»: imprigionato in Congo per essere poi derubato, preso a sassate in Palestina perché scambiato per israeliano. Tuttavia conclude: «i luoghi che ti lasciano a bocca aperta, quelli che ti tagliano il fiato, sono spesso i luoghi meno confortevoli, amichevoli, accoglienti […] e ti accorgi che poi, da vicino, i posti pericolosi sono posti normali».

#ijf14, festival internazionale del giornalismo, lonely planet, Perugia, viaggio

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