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Il teatro a scuola: la parola agli studenti del liceo “Amaldi” Intervista agli studenti del liceo “Amaldi” sul teatro a scuola

Anche quest’anno Pequod torna a parlare del laboratorio teatrale proposto agli studenti del liceo “Edoardo Amaldi” di Alzano Lombardo (BG). Nostalgia canaglia? No, anzi: «Bisogna puntare sempre più in alto, –   ci ricorda Enrica Manni, docente responsabile dell’attività – altrimenti muoiono i progetti e l’entusiasmo di portarli avanti».

E così negli ultimi giorni di scuola, nell’attesa delle vacanze e delle pagelle, un pullman carico di ragazzi parte per le Marche, destinazione Potenza Picena (MC), per allestire uno spettacolo nella splendida Villa Buonaccorsi, residenza nobiliare del XVIII secolo incorniciata da un giardino all’italiana che incanta con i giochi d’acqua e le siepi geometriche.

In TeatralIstanze i ragazzi, affiancati dal Teatro a Canone e dal Teatro Tascabile di Bergamo, hanno animato gli spazi della villa rivisitando i testi studiati in classe (dalle Operette morali a La trilogia della villeggiatura, passando per i classici latini) per parlare dell’abito come habitus/abitudine/identità e del Settecento, secolo di vezzi mondani ma anche di rivoluzioni culturali nate nei salotti letterari, tra una cioccolata e due chiacchiere.

 

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Questo non è che l’esito di un percorso che parte dal liceo bergamasco: ripercorriamolo con Elisabetta Fassi, Francesca Zanchi, Luca Bertoncini e Nadia Amrani, quattro ragazzi che hanno partecipato al laboratorio e allo spettacolo.

Cosa ne pensi di questo lavoro “su due fronti”, in parte svolto in aula e in parte con gli strumenti del teatro?

Elisabetta: «Le lezioni in aula e gli incontri di teatro hanno richiesto la capacità di mettersi in gioco e di collaborare».

Francesca: «L’ho trovato innovativo e personalmente mi è stato molto utile anche per interiorizzare e capire più a fondo argomenti che, se affrontati solo in classe, possono risultare noiosi».

 

Dall’aula scolastica alla scena, però, il passo è grande. Il teatro richiede una grande disponibilità: disponibilità all’ascolto di sé e degli altri, disponibilità a mettere in gioco le proprie emozioni e i propri pensieri, le possibilità del corpo.

Quali aspettative e perché no, paure, avevi al primo incontro del laboratorio? Nel tempo com’è cambiato il tuo approccio?

Elisabetta: «Ero molto agitata perché per me era tutto nuovo, ma capiti i ritmi di lavoro mi sono trovata a mio agio anche con gli attori del Teatro a Canone, con cui ho instaurato un bel rapporto».

Francesca: «Al primo incontro mi sentivo un po’ spaesata, ma poi la timidezza è svanita».

Luca: «Anche quest’anno i primi incontri sono stati “ingessati”, ma andando avanti ho acquisito più sicurezza e spontaneità».

Nadia: «Alla prima lezione mi sono sentita a disagio perché ognuno di noi era al centro dell’attenzione. Ho iniziato a rilassarmi il primo pomeriggio, quando il gruppo era ristretto ai soli interessati. Pian piano ho capito che gli attori che ci guidavano, in fondo, non sono rigidi come temevo».

E dall’aula magna alla villa marchigiana il cambiamento è stato radicale: le prove pre-spettacolo hanno trasformato la gita scolastica in occasione di formazione, grazie all’apporto significativo del Tascabile nella direzione delle scene, e di condivisione dei tempi di lavoro e di svago tra ragazzi e professionisti.

 

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La vostra è stata una gita insolita, ufficialmente uno ‘spettacolo in trasferta’: siete stati pure una ripresi da una troupe di professionisti! Cosa vi ha colpito di questo lavoro intensivo?

Elisabetta: «È stata una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto! In quei giorni ci siamo sentiti parte di una compagnia teatrale, avevamo quasi la stessa agenda dei professionisti. I ritmi lavorativi che sostengono sono impegnativi, eppure hanno ritagliato del tempo per dialogare con noi e renderci più partecipi».

Francesca: «Semplicemente fantastico. Un’esperienza che rifarei e che consiglio a tutti. Credo che la trasferta abbia anche aiutato noi “piccoli attori” a essere più uniti. Le prove con “veri attori” delle volte sono state faticose, ma loro mi hanno fatta sentire a mio agio… sono rimasta affascinata da questi attori così pacati e pazienti nello spiegarci le cose; talvolta si scherzava».

Luca: «Certo la tensione non è stata poca… ma l’idea è stata quella di divertirsi affrontando seriamente l’impegno preso. Durante le prove ho notato che divisi in gruppi abbiamo lavorato in modo più efficiente. Mi ha colpito il modo di lavorare del TTB, in particolare la cura dei dettagli e di ogni piccolo movimento del corpo… comprese le dita delle mani».

Nadia: «Questa gita è stata una figata! Sembra banale, ma mi sono sentita una persona importante. E poi ho conosciuto gente nuova. Mentre attendevamo il segnale di inizio spettacolo, noi ragazzi eravamo agitatissimi. Ho iniziato a parlare anche con le persone che non conoscevo e insieme ci facevamo forza».

 

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Nei laboratori teatrali all’Amaldi sembra ripetersi un piccolo miracolo: il passaggio dall’istruzione alla comunicazione, che non significa autogestione dell’attività o rifiuto degli adulti-esperti, ma costruire insieme qualcosa che valorizzi l’esperienza scolastica, un progetto in cui alunni e insegnanti possano esprimere qualcosa in più del loro ruolo. Questo vale anche per chi sta dietro la cattedra: «Ho iniziato a vedere la professoressa con occhi diversi – dice Nadia – non era più la professoressa di italiano un po’ strana, ma anche un punto di riferimento al quale rivolgersi per qualsiasi problema».

 

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Dopo questa esperienza, cosa pensi possa offrire di più o di diverso fare teatro a scuola?

Elisabetta: «Grazie a questo laboratorio mi sono sentita apprezzata e non ho temuto il giudizio dei compagni. Il laboratorio teatrale credo possa aiutare gli studenti a scoprire potenzialità a volte inespresse e a superare la timidezza, a creare nuove amicizie, a rispettare una disciplina».

Francesca: «Credo che se uno studente, come me, sia di carattere timido, questa esperienza possa renderlo più estroverso e sicuro di sé. È anche un modo per scoprire un mondo spesso sconosciuto a noi giovani».

Luca: «Fare teatro a scuola credo offra nuove possibilità di aprirsi agli altri e in un certo senso di rilassarsi pur mantenendo alto il livello di concentrazione».

Nadia: «Con il laboratorio teatrale ho imparato che il liceo non è solo studio e libri, ma un’occasione di imparare cose nuove. Mi sono sentita più responsabile di quello che mi accade intorno e credo che questo sia molto più importante delle equazioni o deiPromessi Sposi».

Prima di lasciarli, stuzzichiamo Luca e Nadia, che avevano qualche remora sul laboratorio…

 

Allora, non siate timidi: diteci che apprezzate un po’ di più il teatro!

Luca: «Sicuramente rispetto a prima vedo il teatro in modo positivo, penso sia più interessante e intrigante».

Nadia: «Decisamente! Prima trovavo il teatro una “cosa per vecchi”, ma ora credo sia un’attività interessante anche per i giovani!»

liceo amaldi, teatrallestanze, villa Buonaccorsi


Alice Laspina

Nata nella bergamasca da famiglia siciliana, scopro che il teatro, lo studio e la scrittura non sono che piacevoli “artifici” per scoprire e raccontare qualcosa di più “vero” sulla vita e la società, sugli altri e se stessi. Dopo il liceo artistico mi laureo in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo e sempre girovagando tra nord e sud Italia, tra spettacoli e laboratori teatrali, mi sono laureata in Lettere Moderne con una tesi di analisi linguistica sul reportage di guerra odierno. Mi unisco alla ciurma di Pequod nel 2013 e attualmente sono responsabile della sezione Cultura, non senza qualche incursione tra temi di attualità e politica.

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