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Vivere l’imprevisto: un viaggio in America Centrale

Il legame fra il Messico e Matteo, protagonista di questo viaggio, nasce nel 2011, quando da studente di Scienze dell’Educazione si reca sulla costa pacifica per un tirocinio in una zona rurale. Da quest’esperienza sono nati sia la sua tesi di laurea che il suo viaggio, durato quattro mesi, alla scoperta dell’America Centrale.

Il suo è stato un viaggio all’insegna dell’imprevisto: «Nessuna programmazione, perdersi, chiedere alla gente e vivere ciò che capita, alla giornata».

Arrivato a Città del Messico a inizio settembre, dopo qualche giorno lascia questa popolosissima megalopoli per spostarsi verso il Pacifico, nella zona della Sierra Sur, dove si svolgono i demascal, riti per ringraziare la terra e le forze della natura.

Tramonto sulla Sierra Sur.
Tramonto sulla Sierra Sur.

Da lì il viaggio continua lungo la costa, per trascorrere qualche giorno nella eco aldea di un’amica, presso la comunità di Zipolite. Si tratta di una specie di abitazione in legno immersa nella foresta, non distante dalla spiaggia. Qui, fra erbe medicinali e piante da frutto, c’è tutto quello che serve per condurre una vita semplice a contatto con la natura, con tanto di spazio per la meditazione con vista sull’oceano.

Eco aldea nel bosco presso Zipolite.
Eco aldea nel bosco presso Zipolite.

Lasciato il rifugio nei boschi sotto una pioggia torrenziale, la tappa successiva è la città di Oaxaca, dove proprio in quei giorni si stanno svolgendo delle manifestazioni per i desaparecidos: 43 ragazzi di una scuola rurale messicana sono spariti e 8 sono stati uccisi dai militari nel corso di una protesta. La fuga ideale dal caos cittadino è Hierve el Agua: splendidi laghetti di montagna che si aprono sugli altipiani messicani.

Hierve el Agua.
Hierve el Agua.
Hierve el Agua.
Hierve el Agua.

La prossima meta è forse la più impegnativa del viaggio: le comunità zapatiste nel Chapas. Dopo una serie di complicate procedure, dovute alla difficile posizione degli zapatisti nello stato messicano, che non li riconosce, Matteo trascorre due intense settimane in una di queste comunità autogestite. Racconta: «Fare la legna è la cosa fondamentale, il nostro alloggio si trova a 2800 metri di altitudine ed è in mezzo al bosco»

Lasciato il Chapas, un incontro casuale fa dirottare il viaggio verso il Nicaragua, raggiunto dopo due interi giorni in pullman, attraversando il Guatemala e El Salvador. L’arrivo a Granada, sul Lago de Nicaragua, è il punto di partenza per una visita ad una stupefacente isola vulcanica “a forma di infinito”, Ometepe, vero e proprio paradiso naturalistico composto dai vulcani Madera e Concepcion (vedi foto in copertina). Il soggiorno sull’isola è un’avventura a sé: girata tutta in autostop e a piedi, Ometepe è popolata da persone meravigliose, scimmie e coloratissime farfalle. Addirittura, gli isolani dicono che nel lago ci siano squali d’acqua dolce! Il piatto tipico è il “gallo pinto”, composto da riso e fagioli serviti solitamente con uova e insalata. A sud dell’isola, quasi al confine col Costarica, una coppia di ragazzi (lei argentina, lui francese) hanno costruito una strabiliante eco aldea con materiali naturali e di recupero.

Lago de Nicaragua, vista del vulcano Madera.
Lago de Nicaragua, vista del vulcano Madera.
Ojo de Agua, fiume termale sull’isola di Ometepe.
Ojo de Agua, fiume termale sull’isola di Ometepe.

E’ tempo di tornare verso nord. Passando per le piantagioni di caffé, il prossimo obiettivo è la Costa Atlantica dell’Honduras. La Ceiba si affaccia su delle isolette da sogno, irraggiungibili a causa del maltempo. Dopo quattordici ore di attesa alla frontiera tra Guatemala e Messico, il viaggio di Matteo termina con l’arrivo al punto di partenza, la capitale messicana, come a chiudere il cerchio di questi quattro mesi di meraviglioso errare nell’America Centrale.

 

In copertina: Vulcano Concepciòn, Onetepe, Nicaragua [ph. Adalberto Hernandez Vega CC BY-SA 2.0/Wikimedia Commons]

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Margherita Ravelli

Nata nel 1989 ad ovest della cortina di ferro, dalla mia cameretta della provincia di Bergamo ho sempre guardato con curiosità verso est, terra dei gloriosi popoli slavi. Dopo aver vagabondato fra Russia, Ucraina e Polonia ho conseguito la laurea magistrale in lingua e letteratura russa, con una tesi sul multilinguismo e sulla multiculturalità nella repubblica russa del Tatarstan. Sono responsabile della sezione Internazionale di Pequod, oltre che redattrice occasionale per attualità, cultura e viaggi.

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