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Lo strano caso di via Crespi

Via Pietro Crespi, centro di equilibrio di un piccolo ecosistema della periferia urbana di Milano, è balzata all’onore delle cronache. I bilanci del condominio al n. 10 presentano un buco ufficiale di 300.000 euro (440.000 se si ascoltano le voci di corridoio). I nuclei (famiglie e non) residenti nel palazzo sono 42, di cui solo 15 in regola con i pagamenti.

La realtà è più complessa di quanto possa apparire. L’arcipelago formato da via Crespi, via Termopili, via Roggia Scagna e via Marco Aurelio è un quadrato attivo di creatività e contraddizioni. Come raccontano le testimonianze delle persone che lavorano e vivono la zona, da sempre via Crespi rappresentava un ponte per il traffico anche pedonale che si riversava da via Padova al centro della città, viale Monza e la linea rossa della metropolitana. Quando, nel 2006, il senso di marcia è stato invertito questa piccola città nella città è rimasta nel cono d’ombra di una circolazione subordinata e «complice la scarsa presenza delle istituzioni di polizia», come afferma Luciana Villa, presidente del Comitato Autonomo Crespi, si è formata una situazione di illegalità. Il buco in bilancio del palazzo al n. 10 partecipa ad un contesto complicato e critico. La radice del debito risale a diversi anni fa – come spiega un inquilino del palazzo e commerciante della zona, che preferisce l’anonimato – ed è stata originata dai “disguidi” tra i proprietari (allora tutti italiani) e l’amministrazione di allora. La situazione si è poi aggravata quando nel condominio sono subentrati alcuni inquilini di origine straniera che hanno continuato ad ingrandire il debito, rifiutandosi di versare la propria quota di spese condominiali.crespi2

Il n. 10 sembra essere diventato il centro di irradiamento della piccola criminalità del quadrangolo che ha in via Crespi il suo cuore, ma la cittadinanza più attiva della zona, costituitasi in comitato, si dà da fare. Ogni anno non sono poche le iniziative che il Comitato Autonomo Crespi organizza. Musica e cibo dai quattro angoli del globo fanno da trait d’union tra popoli ed etnie. “Puntare sulla coesione” è uno dei concetti chiave della “politica della partecipazione” nelle parole di Christian Gangitano, direttore artistico del comitato che è riuscito a richiamare in via Crespi tanti nomi di artisti più o meno emergenti. Il quartiere, infatti, ospita dipinti della giapponese Tomoko Nagao, lavori dell’esponente pop Vanni Cuoghi e diversi murales di street artists, tra cui il famoso Bros.

Le persone – per così dire – più turbolente sono note a chi il quartiere lo “fa” dall’interno e con i fatti. «L’obiettivo è proprio quello di guardare in faccia queste persone», prosegue la presidente del comitato, Luciana Villa e per questo è importante il contatto inclusivo durante i momenti di comunità e svago che il comitato organizza. Grande parte della ricerca della legalità passa attraverso l’appropriazione dello spazio pubblico. In questa ottica il murales di Bros o una Venere di Tomoko Nagao, oltre a una rilevanza estetica, assumono il valore di una marca, il segno tangibile di una presenza territoriale che sta, poco a poco, facendo intensificare i timidi contatti tra abitanti italiani e stranieri nell’organizzazione di iniziative di integrazione e condivisione.crespi3

Perché si realizzi una vera integrazione dei soggetti più problematici nel tessuto sociale emerso, inutile dirlo, le condizioni necessarie sono due e opposte: da una parte chi pratica attività illegali dovrebbe virare verso il territorio della legalità e questo appare utopistico e lontano dalle reali condizioni. Ma se Maometto non va alla montagna… è di pochi giorni fa la notizia che una proposta di legge sulla controversa legalizzazione delle droghe leggere è già stata approntata da Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri. Certo, siamo nel campo delle possibili riflessioni e le soluzioni vere e proprie sono destinate a strutturarsi in anni di lavoro capillare e tenace se e solo se anche le istituzioni decideranno di non dare per persi questi piccoli baluardi di possibilità e accetteranno di metterci il loro non tanto in termini di controllo e repressione quanto di progettualità e risorse umane.

Di certo la presenza di uomini e donne pronti a giocare sulle proprie risorse per sparigliare le carte introduce variabili imprevedibili, in un territorio che negli ultimi anni hanno visto mutare profondamente il tessuto politico e sociale di tutta la città.

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Matteo Moraschini

Sbalestrato al mondo nel gennaio ’88, arrivo da Bologna a Milano nel 2012 per finire il corso triennale in lettere classiche. Sono ancora qui. Mi piace troppo. Faccio il redattore per due testate di provincia, piccine ma vivaci. Quando posso, cerco di portare a scrittura quello ciò che mi pare sfori lo schema. Spesso non ci riesco. Mi piacciono i viaggi a sorpresa, le persone che ci mettono del loro e le pagine che scorrono. Non mi piacciono gli “ipse dixit”.

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