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Africa. La terra nera e selvaggia tra danze e spiriti

Milano. Alla vigilia di EXPO sulla scia di ritardi e polemiche, apre al pubblico uno spazio espositivo innovativo e dal design unico: il MUDEC – Museo delle Culture – risultato di un’operazione di recupero dell’ex fabbrica Ansaldo. Per l’inaugurazione sono state organizzate due mostre in collaborazione con 24 ore cultura – Gruppo 24 ore: “Mondi a Milano” ed “Africa. La Terra degli spiriti” attive fino al 30 agosto 2015.

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Se la prima comporta un viaggio tra le culture extraeuropee già note al grande pubblico, “Africa. Terra degli spiriti” si presenta come un percorso monumentale articolato attraverso più ambienti in successione che occupano buona parte del primo piano dell’edificio progettato da Chipperfield, alla scoperta della cosiddetta art negrè dal Medioevo ad oggi.

Due diversi livelli di interpretazione: uno dal sapore più occidentale con capolavori già noti al pubblico che rimandano quasi automaticamente alle avanguardie del ‘900 tra maestri quali Piacasso o Matisse, in prima linea nella valorizzazione di quest’arte; e dall’altro le opere “selvagge” della tradizione culturale e religiosa del continente africano dal congenito impatto visivo, che ne spiegano simbologia e importanza all’interno del quotidiano della popolazione della fascia subsahariana.

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Il percorso accompagna il visitatore in un viaggio che offre la reinterpretazione, la rilettura di oltre 270 opere della realtà artistica africana. L’allestimento è un gioco di contrasti continuo tra il buio impavido dello spazio espositivo e la luce aurea che illumina maschere, avori, sculture lignee, statuette e reliquari esposti in maniera scenografica; nella prima sala alcune opere all’interno di imponenti teche cilindriche sospese, sembrano fluttuare quasi magicamente, altre si elevano dall’ombra poggiate su sostegni e architetture altrettanto scuri.

Il percorso prosegue con il racconto della ricchezza reale, sovrana e maestosa, passando poi agli oggetti di uso quotidiano, parte integrante della cultura, della quale emerge il forte legame tra uomo e natura. L’ultima sala è la più emblematica e spirituale, cattura l’ospite in una dimensione sonora e colorata, nella quale le protagoniste assolute sono le maschere, simbolo dell’Arte Nera, attraverso le quali gli individui entrano in contatto con gli spiriti e diventano un tutt’uno con esse grazie ai canti e alle danze.

 

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Il visitatore potrà inoltre viaggiare attraverso tre essenziali momenti della religiosità dell’Africa Nera: il mondo degli spiriti, la divinazione che interroga gli spiriti della terra e del vento ed i sacrifici necessari a placare i demoni che minacciano la vita degli uomini e degli animali. In quest’ottica le opere riflettono la maestosità della cultura legata alla vita tanto quanto alla morte, legata al rispetto delle divinità e dei propri antenati.

Un’arte tradizionale, maestosa e colorata che si insinua sottopelle tra un’opera e l’altra, stuzzicando e provocando l’immaginazione, la creatività e la spiritualità personale.

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Jennifer Engelmann

Una mente intuitiva e razionale per un corpo istintivo e cosmopolita. 
Italo-tedesca trapiantata a Milano since 1991, imparo a scrivere prima ancora di camminare: inizio ad usare di nascosto la macchina da scrivere di mia nonna e battuta dopo battuta capisco che quel tic-tic-tic sarebbe diventato il mio suono preferito. Intraprendo la carriera universitaria in ambito comunicativo-giornalistico per perseguire il mio sogno e, dopo aver navigato in mari bui e tempestosi, approdo a Pequod nel Marzo 2015 dove, dilettandomi tra arte viaggi e fotografia, divento responsabile eventi.
 Una biondina cinica e determinata un po’ Carrie Bradshaw, un po’ Miss Fletcher.

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