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India: impossibile restarle indifferenti

L’India fa sentire parte del creato. Daniele Cortesi, che ha avuto la possibilità di iniziare a conoscerla grazie al  programma di scambio dell’Università, la descrive come un mondo dentro il Mondo.

«Essendoci tutto, vi sono tutte le contraddizioni che potremmo incontrare viaggiando per diversi Paesi. Dalla religione ai paesaggi naturali, vi sono persone che nascono e vivono tutta la vita in India anche perché c’è davvero tanto da scoprire: l’oceano, pianure sconfinate, deserti, montagne e città, villaggi, parchi o semplicemente persone. »

Se si è un viaggiatore in stile backpaker come Daniele, allora si passeranno giorni sulle montagne nell’Himachal Pradesh, si arriverà a bere del thè con monaci di un monastero situato a 4800m d’altitudine, si siederà sul tetto di una capanna per le capre guardandosi attorno: nient’altro che le montagne più alte del mondo ed il suono del vento.

Altrimenti da Goa, nel sud, si potrà andare al mare e godere delle innumerevoli feste; passando per Delhi e Mumbai si capirà cosa vuol dire essere fra le metropoli più grandi del mondo, oppure camminare attraverso le pianure del nord per vedere parchi e monumenti vecchi migliaia di anni.

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«Considerata la distanza, raggiungere l’India può essere quasi conveniente: si può pagare anche 600/700 euro per un biglietto a/r. Le pratiche burocratiche sono piuttosto stancanti, ma se si tratta di visti turistici il tempo si riduce notevolmente. Una volta entrati nel Paese, i trasporti ed il costo della vita possono essere davvero bassi, ma si può trovare davvero di tutto: dallo spendere cinque/sei euro per dormire, fino ad hotel a cinque stelle (in città). Per il cibo, con 10 euro si mangia in un ristorante. Le precauzioni principali sono sempre quelle che riguardano la salute: non per niente l’India è caso di studio per molte facoltà di medicina.»

Qualche parola sul popolo indiano:

«Gli indiani sono molto fatalisti: spesso non si preoccupano di avere qualcuno che muore a fianco a loro, ma al contempo vi sono realtà in cui la solidarietà raggiunge livelli che da noi sarebbero inconcepibili. Identificarli tutti sotto qualche aggettivo non renderebbe giustizia all’India stessa, essendo essa stessa indescrivibile. Ho incontrato tanta umanità, soprattutto viaggiando, ma anche tanti effetti che il nostro stesso modo di vivere ha avuto sulla vita di moltissime persone, spesso bambini.»

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Chiedendo a Daniele qualche aneddoto particolare, si comprende la defettibilità del linguaggio naturale:

«Potrei dire i rituali funebri di Varanasi o le moschee di Delhi, la casa del Dalai Lama o il Gange. Ti racconterei della notte passata assieme ai miei compagni di viaggio con un pastore sulla montagna, dove abbiamo dormito senza riscaldamento, mangiando un piatto di riso con le verdure che questo pastore coltivava a fianco al rifugio. Oltre a questo, direi del passaggio che abbiamo dato a due ragazzi attraverso la zona militare sulle montagne, diretti verso Shimla. Credo che gli aneddoti si sprechino, in fondo.»

 

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Daniele Donati

Classe 1989, introverso e osservatore. Mi piace rischiare la sorte, non programmare le emozioni. Gli appunti su fogli volanti lasciati chissà dove mi complicano, più che aiutare. Appassionato di pittura e ritrattistica, dopo il Liceo Artistico mi laureo in Scienze dei Beni Culturali. L’arte e la materia, ciò che più mi affascina. Conquistato dalle ambizioni dell’equipaggio di Pequod, proverò a dare il mio contributo per fornire ai lettori quel timone che Pequod vuole essere tra i cavalloni dell’informazione.

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