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Steve McCurry: oltre lo sguardo di chi?

Quando si parla di Steve McCurry il rimando automatico è al celeberrimo ritratto di Sharbat Gula, la ragazza afgana dai penetranti occhi verdi, curiosi e al contempo spaventati, dietro ai quali si cela una storia di povertà e voglia di riscatto, pubblicato sulla copertina del National Geographic nel giugno 1985. Una mostra dedicata agli scatti di uno dei fotografi più apprezzato al Mondo non poteva che intitolarsi “Oltre lo sguardo”.

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Oltre lo sguardo del fotografo.

Steve McCurry, classe 1950, fotoreporter statunitense, viaggiatore cosmopolita instancabile più volte premiato con il World Press Photo Award. Una carriera trentennale condensata nelle esperienze fotografiche tra India e Birmania, Cambogia e Afghanistan, ma anche Giappone, Africa, Brasile, Italia, America.

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È proprio in India che ha imparato a guardare e aspettare la vita: «se sai aspettare le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto». Una professione avviata e successivamente consolidata tra i conflitti internazionali di maggiore rilievo storico; l’innovazione congenita di McCurry è la prospettiva dalla quale osserva, non si sofferma sulla devastazione dell’ambiente piuttosto su quella del volto umano.

«Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell’essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità».

Un artista magistrale che si plasma al mondo che lo circonda con naturalezza, lingue, culture e tradizioni diverse, distanti, che diventano ponti paralleli da percorrere con umiltà.

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Oltre lo sguardo dei protagonisti.

Dietro ad ogni singolo scatto una storia intera che aspetta solo di essere raccontata. – Ritratto di un ragazzo della tribù Suri (Ethiopia); Operai su una locomotiva a vapore (India); Un uomo anziano della tribù Rabari (Rajasthan). –

Un assaggio dei titoli dai quali non emergono nomi propri, l’ignoto contribuisce a rendere tutto ancora più straordinario. Se vuoi entrare nelle vite di queste persone, nel loro quotidiano, devi farlo in punta dei piedi, con la stessa leggerezza con la quale loro entrano nella tua.

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Oltre lo sguardo del visitatore

Dall’India all’Italia più di 150 scatti fotografici che sembrano fermare il tempo tra i corridoi della mostra. Un percorso studiato per condurre il visitatore tra i primi volti indigeni e modesti presentati al grande pubblico, passando per la guerra del petrolio tra Iran, Israele e Arabia Saudita, una parentesi sulle catastrofi naturali degli ultimi decenni, arrivando infine ad eventi più recenti come l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre.

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Le audio-guide ed i video documentari studiati nei minimi dettagli contribuiscono a trasportare lo spettatore in luoghi lontani e avventurosi, avvolgendolo con scatti, espressioni, paesaggi mozzafiato.

 

Se ve la siete persi a Palazzo Reale a Monza, lo Studio 1 di Cinecittà aspetta solo voi.

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Jennifer Engelmann

Una mente intuitiva e razionale per un corpo istintivo e cosmopolita. 
Italo-tedesca trapiantata a Milano since 1991, imparo a scrivere prima ancora di camminare: inizio ad usare di nascosto la macchina da scrivere di mia nonna e battuta dopo battuta capisco che quel tic-tic-tic sarebbe diventato il mio suono preferito. Intraprendo la carriera universitaria in ambito comunicativo-giornalistico per perseguire il mio sogno e, dopo aver navigato in mari bui e tempestosi, approdo a Pequod nel Marzo 2015 dove, dilettandomi tra arte viaggi e fotografia, divento responsabile eventi.
 Una biondina cinica e determinata un po’ Carrie Bradshaw, un po’ Miss Fletcher.

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