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#FestivalCom – (Ab)uso di potere. Furio Colombo e il linguaggio della politica

La prima cosa che viene in mente quando si parla di parole sulla politica deve essere il discorso fatto poco tempo fa dal sindaco di Venezia, Brugnato. Gli era stato ricordato che ricorreva l’anniversario di una rappresaglia tedesca contro gli italiani dove furono uccisi sette cittadini veneziani per la morte di un soldato tedesco, annegato ubriaco nei canali. Brugnato, recatosi sul posto, ha detto, in dialetto veneziano, che non era il caso di rinvangare queste storie di guerra civile, quello che contava era il consumo del turismo a Venezia e poiché quel consumo non era aumentato durante l’estate, il suo unico impegno da sindaco era quello di aumentare questa produttività, il resto non importava.

Quando la politica si presenta così, bisogna ricordare e tenere a mente certe cose, perché dito medio per dito medio, vaffanculo per vaffanculo, continueremo a credere che siano solo episodi e che non sia ormai invece la normalità. E’ in realtà un quadro deprimente che va discusso e denunciato perché non diventi l’abitudine e non si dica ‘si è fatto sempre così’. Casi del genere non solo sono di malaffare, ma di malalingua: come direbbe una mamma, è questione di buone maniereFurio Colombo perentorio condanna e senza problemi dice nomi, fatti e colpe.

Quando un intervento del genere è fatto da un politico, diventa abuso di potere”.

La sua non è certo da interpretare come anti-politica, ma come una grande nostalgia per un mondo che in realtà non esiste, né per quanto riguarda la politica, né i media, né l’opinione pubblica che non s’indigna e non si scandalizza perché certe cose continuano ad accadere.

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Bisogna distinguere tra l’uso e l’abuso di potere”.

Il linguaggio della politica è destabilizzato dalla scarsa credibilità degli appartenenti al mondo della politica, che è screditata dalla mancanza di conseguenze serie per chi lo usa ed è sottostante al linguaggio giornalistico: continua a domandarsi qual è la cosa giusta da dire, non qual è la cosa da dire.

La rete in questo senso ha portato delle novità: il cambiamento dei tempi e la possibilità democratica di dire tutto e subito, ma il tweet del politico è un abuso di potere, perché utilizzando la rete, la sua voce sovrasta quella degli altri, ruba ai cittadini lo spazio che gli spetta di esprimersi mentre lui agisce”.

Ringraziamo il Festival della Comunicazione per l’immagine.

#Camogli, #Festival della COmunicazione


Flavia Irene Gatti

Quando ero piccola sulla mia scrivania avevo un mappamondo e lo facevo ruotare e ruotare, immaginando luoghi e città da visitare. Dalla mia casa fra i laghi bergamaschi, provo a viaggiare, quando e quanto posso, e soprattutto a scrivere, di viaggi, di posti e di persone. Dopo il liceo classico e una collaborazione presso un giornale della provincia di Bergamo, mi sono stabilita a Milano, dove mi sono iscritta a Lettere all’Università Statale, laureandomi alla triennale nel 2012 e proseguendo gli studi di specialistica in Filologia Moderna, quasi ultimati. A Pequod sono caporedattrice e responsabile della sezione Viaggi.

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