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#FestivalCom – Le ultime ore di Cristo raccontate da Augias

E’ con uno sguardo dichiaratamente limitato all’aspetto storico e fattuale delle ultime 18 ore della vita di Gesù quello con il quale Corrado Augias si è presento alla conferenza da lui tenuta la sera del terzo giorno del Festival camogliese. Cercando di sintetizzare decenni di studi sugli ultimi, convulsi momenti della vita di Cristo inizia analizzando la figura di Giuda. Proprio questo personaggio, passato alla storia come il traditore per eccellenza, viene rivalutato alla luce del Vangelo di Giuda, elevandolo, e riconoscendolo forse come vittima predestinata di un disegno divino: questo infatti dice che, affinché si compisse la visione divina, il profeta, Gesù, doveva morire. Cristo chiese, infatti, a Giuda di «Spogliarlo della sua veste di carne», quindi di liberare il suo spirito con la morte, com’è scritto nel Vangelo apocrifo di Giuda.

Vi è poi la controversa scena del processo, in cui Pilato disse la famosa frase: «Io non vedo colpa in quest’uomo», ma Augias evidenzia la stranezza di una dichiarazione di questo tipo: un governatore romano, rozzo come Pilato, nella sua superbia non avrebbe mai chiesto alla folla un consiglio su come agire. Matteo riporta poi le parole del popolo quando a esso si rivolge Pilato: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Quest’ultima è una frase sicuramente interpolata in seguito, infatti l’evangelista la inserisce perché «Tutto il popolo» rappresenta un’esagerazione voluta, per attirare la benevolenza dei romani scaricando la colpa sugli ebrei.

Infine il supplizio finale: la croce. Era un supplizio terribile e i Vangeli ne parlano in modi diversi : Marco fa pronunciare a Gesù le parole: «Dio, Dio, perché mi hai abbandonato?» e muore urlando come un uomo qualunque. Il solo grido è in sé una tragedia. Luca gli fa pronunciare come ultime parole quelle del Salmo XXI di Isaia. Giovanni è il più elusivo, perché per lui Gesù nel momento finale dice: «È tutto compiuto». Con il passare degli anni da un testo all’altro la morte viene resa più aderente a una morta cercata, dandole la veste della visione provvidenziale che la religione voleva mettere in rilievo.

 

Ph. Andrea Pellegrini [CC BY-SA 3.0/Wikimedia Commons]

#Camogli, #Festival della COmunicazione


Giorgia Prina

Classe 1995, nata e cresciuta in un piccolo paese sulla sponda piemontese del Lago Maggiore (Solcio), frequento la facoltà di lettere moderne alla Statale di Milano con il progetto di studiare antropologia e storia alla magistrale. Quando ero bambina, alla fatidica domanda: “cosa farai da grande?” rispondevo entusiasta che avrei girato il mondo… e che mi avrebbero pagata per farlo. Ambizioso come progetto, lo so, ma io ancora ci credo. Non sono il tipo da viaggi turistici né tanto meno da quelli in comitiva, amo conoscere il mondo con uno zaino sulle spalle e una penna in mano.

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