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#MilanoFilmFest: Intervista a Sarah Saidan, le donne in Iran e l’animazione

Sarah Saidan è una giovane e promettente animatrice e regista: quest’anno ha presentato un cortometraggio al Milano Film Festival dal nome Beach Flags – Une épreuve de sauvetage, con cui ha già partecipato al Festival di Cannes, al Sundance Film Festival e ha vinto il Premio Amnesty al Giffoni Film Festival.

In Beach Flags Sarah racconta la storia di Vida, una giovane bagnina iraniana, che vuole partecipare a una competizione internazionale in Australia. Quando Sareh si unisce alla squadra delle bagnine, le cose iniziano a cambiare per entrambe.

Pequod ha intervistato in esclusiva Sarah, per sapere qualcosa di più sulla sua vita e sul suo piccolo e curatissimo capolavoro.

 

Sarah, quando hai iniziato ad amare l’animazione?

«Amo l’animazione sin da quando sono bambina, come tutti a quell’età, ma non avrei mai pensato che un giorno avrei potuto far parte di questo mondo! Così, quando studiavo Graphic Design, ho frequentato un corso di animazione, ma dal momento in cui ho visto i miei disegni muoversi non ho avuto più dubbi: ho deciso che sarei diventata un animatore, anche se a quel tempo pensavo che non sarebbe stato facile.

Dopo circa dieci anni, grazie a Sacrebleu Productions, ho finalmente avuto la possibilità di avere il giusto budget e un vero team per realizzare il mio primo cortometraggio professionale, che è stato per l’appunto Beach Flags nel 2013. Tutto quello che ho fatto prima sono stati piccoli corti senza budget e quasi senza alcuna diffusione».

Quando e perché hai deciso di raccontare la storia di Vida?

«La situazione delle donne atlete in Iran mi ha sempre interessato. Vivono in una condizione difficile, specialmente le nuotatrici: ho parlato molte volte con loro e mi hanno raccontato di come non possono essere viste in costumi da bagno in luoghi pubblici e di come non possano prendere parte a competizioni internazionali, perché a loro non è permesso. Questo, per me, è oltraggioso.

Un’amica, un giorno, mi ha raccontato che sorprendentemente le bagnine iraniane avevano vinto in una specie di competizione per guardaspiaggia. Non riuscivo a capire come fosse stato possibile, ma dopo qualche domanda ho scoperto che in queste competizioni per bagnine ci sono molti giochi, e uno in particolare è chiamato Beach Flags: una corsa di 20 metri sulla sabbia per raccogliere delle bandierine. Siccome la competizione non ha luogo in acqua, le ragazze possono partecipare con il velo e completamente coperte.

Questa era una buona notizia, ma allo stesso tempo ho avuto in mente quest’immagine ironica delle nuotatrici, che corrono sulla spiaggia ma non posso partecipare alle competizioni di nuoto… Dovevo fare qualcosa con quest’immagine che non avrebbe lasciato la mia mente».

 

 

Con quale dei tuoi personaggi di Beach Flags ti identifichi di più? Con Sareh o con Vida?

Non so, penso con entrambe. Vida è assorta nel pensiero della vittoria, è molto competitiva e ha grandi sogni: corre per vincere. Sareh ha enormi difficoltà nella vita, lei sta scappando, non ha letteralmente altra possibilità. Alla fine queste due ragazze scoprono che entrambe corrono per la stessa causa, la quale le porta a qualcosa di significativo per entrambe.

 

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Al momento sto lavorando a un cortometraggio per TED-ED, ma allo stesso tempo anche alla storia e al copione del mio prossimo film, che tratterà ancora di una donna e del suo vissuto.

Non ci resta che augurare buona fortuna a Sarah Saidan per il suo lavoro, perché di questa talentuosa ragazza sentiremo parlare ancora in futuro! Chissà… Oggi su Pequod, domani agli Oscar!

#corti, #MilanoFilmFest, animazione, cinema, featured, MfF, Milano


Alessio Scalzo

Sono cresciuto in Sicilia, nella terra di Pirandello e Sciascia, ma dal 2009 mi sono traferito a Milano. Studio Lettere e sono il responsabile redazionale di Dudag srl (www.dudag.com), dove metto in pratica le innovazioni che vorrei portare nel mondo dell’editoria. Da sempre leggo, scrivo e ascolto musica per capire meglio il mondo e me stesso. Per Pequod mi occupo di attualità e cultura.

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