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Il futuro dell’Italia passa per Culturit

Culturit  si definisce un network di associazioni delle principali università italiane, un’organizzazione non profit tesa a valorizzare il bellissimo e variegato patrimonio culturale della nostra Italia. Come? Promuovendo capitale umano!

Esteso a tutto il territorio nazionale, ne fanno parte studenti, professori, professionisti del settore socio-culturale che credono nell’importanza della cultura e del fare impresa intorno ad essa, come trampolino per far emergere le qualità del nostro Paese.

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L’idea è semplice ma potenzialmente può stravolgere il modo di pensare l’università italiana.

Uno dei problemi maggiormente avvertiti dallo studente italiano è infatti lo scollamento tra teoria, quindi gli studi, e pratica, quindi mondo del lavoro. Culturit vuole collocarsi in mezzo e diventare un ponte esperienziale che prepara i giovani alla vita post-laurea. Proprio per questo Culturit si occupa di fornire la formazione e l’affiancamento ai ragazzi desiderosi di dare un contributo reale al proprio Paese, mentre acquisiscono capacità utili per il loro futuro.

Piccoli enti, privati o pubblici, associazioni e fondazioni, esercizi commerciali, attività turistiche e culturali, castelli, fiere, musei, gallerie, teatri rappresentano gli interlocutori; l’obbiettivo è sviluppare una coscienza di tipo economico applicata alla cultura. Valutata la realizzazione di un progetto attraverso riunioni e workshop, i progetti vengono implementati prevedendo il costante confronto con i professionisti e gli esperti del settore che assicurano, da una parte, la qualità del servizio offerto e, dall’altra, la qualità della formazione data agli studenti. Un modello di consulenza che trova la sua identità alla Bocconi e al CLEACC (Corso di Laurea in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione).

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Ho avuto modo di fare due chiacchiere al telefono con Pietro Greppi, membro di Culturit, ora in Inghilterra per un master, che mi ha fatto notare la diversa mentalità e l’intraprendenza degli studenti all’estero, dove queste realtà già esistono e sono tenute in grande considerazione sia dagli organi delle università sia al di fuori dagli atenei.

Attualmente le principali resistenze incontrate sono quelle di amalgamare le diverse competenze offerte dagli studenti, provenienti dai differenti percorsi di studi, e di creare una rete di fiducia tra i soggetti che operano nel settore della cultura.

É anche vero che il continuo ricambio di studenti è elemento necessario e fondante del progetto e a tal proposito, una delle più grandi sfide del team nazionale, è proprio creare una matrice autoriproducente, per usare le parole del co-fondatore e segretario Edoardo Zaniboni.

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Per la Statale di Milano, attraverso Unilab, si è già provveduto alla redazione di una proposta di regolamento delle associazioni per il riconoscimento di crediti formativi ai membri attivi.

L’iniziativa è ancora giovane ma, salvo miopia da parte dei vari interlocutori, la possibilità è quella di dare un nuovo volto all’istruzione italiana. Come mi conferma Edoardo, l’idea piace a tutti e non può essere che altrimenti. Sono in cantiere diversi progetti che, con l’inizio del nuovo anno accademico e dopo la formazione dei nuovi gruppi di attività in ogni università, presto avranno seguito.

Esiste un’economia della cultura separata dal mero interesse economico: valorizzare, gestire e sviluppare progetti in questo settore è vitale per l’Italia.

Bocconi, CLEACC, Edoardo Zaniboni, featured, patrimonio culturale, Pietro Greppi, Unilab, Università Statale di Milano


Daniele Donati

Classe 1989, introverso e osservatore. Mi piace rischiare la sorte, non programmare le emozioni. Gli appunti su fogli volanti lasciati chissà dove mi complicano, più che aiutare. Appassionato di pittura e ritrattistica, dopo il Liceo Artistico mi laureo in Scienze dei Beni Culturali. L’arte e la materia, ciò che più mi affascina. Conquistato dalle ambizioni dell’equipaggio di Pequod, proverò a dare il mio contributo per fornire ai lettori quel timone che Pequod vuole essere tra i cavalloni dell’informazione.

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