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Skopje, Alessandro Magno e l’affabile kitsch

La Macedonia è assolutamente un Paese da visitare. Non ci sono altri modi per descrivere la straordinaria coesistenza di bellezza paesaggistica, cultura e grandezza delle sculture create a onorare la magnificenza della sua storia.

La stravaganza del luogo si percepisce immediatamente, già dal primo incrocio nella capitale Skopje: un albero ha gli occhi. Sì, dei veri occhi cartonati fra le fronde. Dopo il ponte, sul fiume, un vascello ti riporta alla mente le spaventose avventure vissute sulla nave dei pirati a Gardaland. Poi giungi in centro, parcheggi, inizi a cercare un ristorantino per un boccone e… della musica classica ti impedisce di sederti, costringendoti a procedere sino a Piazza Macedonia, la piazza più assurda e allo stesso tempo calorosa dell’Europa dell’Est!

Sin da lontano, la maestosa statua di Alessandro Magno e del suo cavallo imbizzarrito troneggia sui restanti monumenti, alta e imponente su un piedistallo di cemento, che assieme raggiungono la bellezza di 30 metri. “Il guerriero a cavallo”, forse di 30 tonnellate, è addirittura più altro degli edifici circostanti. Il 21 giugno 2011 la statua è stata eretta non senza numerose polemiche, che hanno diviso la nazione in sé e scatenato l’indignazione greca in merito alle origini dell’eroico Alex (un ottimo spunto di riflessione nell’articolo di Osservatorio Balcani e Caucaso). I miei scatti non si concentrano però sull’accezione geopolitica delle statue macedoni, ma vogliono invece sottoporre al vostro arguto sguardo la vivibilità di una piazza creata appositamente per l’incontro e il gioco. Buon divertimento!

Alessandro Magno, Europa dell'Est, featured, Gardaland, Macedonia, Skopje


Francesca Gabbiadini

Nata in valle bergamasca nell’inverno del 1989, sin da piccola mi piace frugare nei cassetti. Laureata presso la Facoltà di Lettere della Statale di Milano, capisco dopo numerosi tentavi professionali, tra i quali spicca per importanza l’esperienza all’Ufficio Stampa della Longanesi, come la mia curiosità si traduca in scrittura giornalistica, strada che mi consente di comprendere il mondo, sviscerarlo attraverso indagini e ricomporlo tramite articolo all’insegna di un giornalismo pulito, libero e dedito alla verità come ai suoi lettori. Così nasce l’indipendente Pequod, il 21 maggio del 2013, e da allora non ho altra vita sociale. Nella rivista, oltre ad essere fondatrice e direttrice, mi occupo di inchieste, reportage di viaggio e fotoreportage, contribuendo inoltre alla sezione Internazionale. Dopo una tesi in giornalismo sulla Romania di Ceauşescu, continuo a non poter distogliere lo sguardo da questo Paese e dal suo ignorato popolo latino.

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