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Questa casa è un albergo!

Questa è la storia di un ragazzo che, circa un anno e mezzo fa, decise di aprire la sua casa ai turisti trasformandola in un bed and breakfast. Lo chiameremo Mario.

Innanzitutto occorre chiarire che questa operazione diventa da subito una “missione di vita”, come la definisce Mario: «Se qualcuno vuole cimentarsi nel farlo è giusto che lo sappia: deve sapere che a lungo andare si trasformerà in una colf. Aprirne uno in casa propria è un bell’impegno».

Ha preso questa decisione circa un anno e mezzo fa, quando a Utopia partiva una nuova ondata di airbnb. Un’esplosione pazzesca (anche nel mondo online) data probabilmente sia dall’aumento del turismo e dall’immediatezza della sharing economy, come mi suggerisce Mario: «C’è molta più gente che usa internet, tutti sono in generale più aperti, la maggior parte della gente parla inglese. Probabilmente l’insieme di queste cose ha fatto sì che ci sia stato il recente boom».

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La sua casa rimane nella zona centrale della città, in una cornice di tranquillità, verde e edifici antichi che credo colpiscano molto i turisti di passaggio. Mario ha girato il mondo, ha incontrato e provato ogni tipologia d’alloggio: dall’hotel al B&B, la tenda, l’amaca in spiaggia, i divani di Couchsurfing. Una volta tornato a vivere stabilmente nel Bel Paese, «mi mancava proprio l’idea di viaggiare e di avere intorno viaggiatori e mi sono buttato, ho provato a farlo così per ridere. L’ho fatto perché nella casa in cui vivevo c’erano due stanze i più che non usavo, nella realtà dei fatti, a lungo andare ti accorgi che mantenere un altro lavoro diventa ingestibile, soprattutto se hai due stanze da gestire. Fa si che i turisti arrivino davvero in ogni momento».

Chiaro è che l’impegno è direttamente proporzionale al servizio che si decide di offrire. Nella città la situazione è diventata molto competitiva: solo 200 sono i B&B registrati legalmente, aggiungendo il numero delle stanze affittate da privati e non registrate si potrebbe arrivare al doppio (queste le voci di corridoio del losco giro dei B&B fantasma).

Per sopravvivere alla spietata concorrenza occorre metterci la testa e dare all’attività un’impronta imprenditoriale, continua Mario: «Se decidi di farlo per hobby (come può essere couchsurfing) puoi decidere che, per 200 euro al mese, il turista che arriva in ritardo può aspettarti anche sotto la pioggia e chi se ne frega – anche della recensione negativa che ti faranno e del fatto che probabilmente da quel momento avrai due ospiti in meno. Oppure decidi di farlo seriamente e in maniera professionale, quindi di farne il tuo lavoro a tempo pieno».

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Come mi spiega il giovane albergatore, l’entusiasmo iniziale è un sentimento comune: il pensiero di avere intorno tanti viaggiatori da conoscere, l’intesa che si crea con le persone abituate a viaggiare nella realtà dei fatti tutto questo non esiste. Meglio, esiste in una dimensione marginale che può creare situazioni molto piacevoli; sta di fatto che gestire l’arrivo e la quotidiana accoglienza di turisti crea stress, non è più un piacere. La verità è che passerai tutti i giorni a pulire, sistemare la casa, rifare i letti e stirare tutti i giorni della tua vita. «In realtà avere un B&B vuol dire “fare la colf”, questa è la realtà dei fatti. Chiaramente esistono mille modi per affrontare questa cosa: penso a coloro che hanno la fortuna di avere una (o più) case di proprietà, quindi senza affitto da pagare, che possono permettersi di avere un addetto alle pulizie».

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L’elemento chiave di questa forma di ospitalità sono diventate le recensioni: su siti, quali Booking, Trip Advisor, Expedia, Airbnb ognuno registra il “profilo” del proprio B&B con la sua offerta e le recensioni di coloro che in quel letto han già dormito. C’è da dire che tante recensioni sparano a zero un po’ su tutto, spesso risultano non veritiere come l’esempio di Mario: «C’è della gente che, veramente, viaggia e non capisce. Dei turisti sono riusciti a scrivere nella recensione che il mio corridoio “è spoglio”! Cosa vuol dire che un corridoio è spoglio?!». Il corridoio in questione è un corridoio bianco con appese alle pareti delle mappe geografiche. Questo per farvi capire quale “cappio al collo” siano le recensioni per un’attività di questo tipo. Sono estremamente rigide e questo influisce molto sull’avvio dell’ airbnb.

Aggiungete a questo l’ansia dei turisti in ritardo. Qualche volta colpevoli, qualche volta semplicemente in balìa dei mezzi di trasporto, hanno la capacità di scombussolare totalmente la tua giornata e i programmi che ti eri fatto. «Non puoi farci nulla. Ne succedono di ogni sorta: gente che si perde tra la stazione e Porta Nuova, gente che “Arriviamo alle 17.00”, alle 17.00 non arriva, provi a contattarli e scopri che  “Ci siamo fermati a mangiare qualcosa e arriveremo alle 18.30”. Poi magari si scusano, però va così». Il segreto è prenderla con positività, incastrare al meglio il lavoro e i propri impegni tenendo sempre in considerazione il fattore imprevedibilità.

Questa è la storia di Mario e del perché non aprire un B&B in casa propria.

 

 

In copertina, ph. Stevepb (CC0)

 

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Sara Alberti

Nata sulle colline bergamasche nel 1989, percuoto dall’età di otto anni, quando ho iniziato a studiare batteria e percussioni da orchestra nel Corpo Musicale Pietro Pelliccioli di Ranica (W la banda!). Dopo essermi barcamenata tra le varie arti, la Musica ha avuto la meglio e mi è valsa una laurea in Musicologia. Profondamente affascinata dal vecchio e dall’antico, continuo a danzare e suonare nella Compagnia per la ricerca e le tradizioni popolari “Gli Zanni” e per il mio grande amore balcanico Caravan Orkestar. Su questa nave di pirati sono la responsabile della sezione Nuove Premesse, della cambusa e della rubrica musicale.

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