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New York, un viaggio nella gentrification

Times Square, Central Park, Empire State Building… questa è la New York dei film, della Trilogia di Paul Auster e dei turisti abbagliati dalle luci della città che non dorme mai. Certo, il fascino dei grattacieli storici di Manhattan, della folla che scorre lungo la Fifth Avenue e dello skyline metropolitano ammirato dalla Statua della Libertà è innegabile! Tuttavia sarebbe sciocco, e un po’ anacronistico, ridurre alla sola isola di Manhattan tutto ciò che è worth-a-visit nella Grande Mela. Sì, perché quando si parla delle grandi città si deve per forza considerare la gentrifrication, ovvero quel processo di cambiamenti volti al miglioramento che interessano solitamente aree marginali e periferiche.

A New York l’interesse verso le cosiddette periferie non è una novità. Negli anni Brooklyn è riuscito a superare lo stigma dell’essere un quartiere malfamato, dove i taxi di Manhattan non osano arrivare, e anche il Queens e il Bronx sono diventati aree di interesse culturale, oltre che location di ristoranti e locali alla moda. Pequod vuole portarvi alla scoperta delle aree gentrificate, ossia le zone di NY lontane dal cuore di Manhattan ma con un’identità forte ed affascinante.

Superato il ponte di Brooklyn ci si ritrova a DUMBO, acronimo di Down Under the Manhattan Bridge Overpass. Questa è la Brooklyn dei loft, degli ex zuccherifici e delle antiche fonderie trasformate in appartamenti estremamente costosi, delle gallerie d’arte che sbucano ad ogni angolo di strada, delle vecchie cartiere divenute laboratori artigianali e delle strade acciottolate che risalgono dal lungofiume per Vinegar Hill, con i suoi edifici storici dove un tempo vivevano gli immigrati europei.

Scorcio del Manhattan Bridge visto da una via di DUMBO, Brooklyn
Uno dei palazzi di DUMBO, Brooklyn

Non sono solo il Manhattan Bridge e il Brooklyn Bridge a collegare Manhattan a Brooklyn: dall’East Village, la mitica Broadway continua sul Williamsburg Bridge, che conduce dritti nel quartiere di New York più in voga del momento, Williamsburg. Qui la gentrification è ancora un fenomeno recente, tanto è vero che quest’area di Brooklyn è spesso nominata quando si parla di aree periferiche che diventano di moda. Infatti Billyburg, come viene soprannominata la zona, ha visto la sua popolarità crescere a dismisura negli ultimi anni, insieme al costo degli affitti e al numero di negozi vintage e bistrot di tendenza, che si affiancano lungo la principale Bedford Avenue. Spesso Williamsburg è definito il quartiere più hipster di New York ed è anche l’ambientazione di film e serie tv che giocano proprio su questo aspetto; nella popolare comedy Two Broke Girls della CBS le protagoniste Max e Caroline vivono e lavorano proprio a Williamsburg e molte delle loro battute più divertenti hanno a che fare con la popolarità del quartiere e con la massiccia presenza di hipster.

Ma se in molti ritengono che Williamsburg sia ormai troppo popolare per essere davvero il quartiere più di tendenza di Brooklyn, per scoprire le nuove aree in cambiamento del borough più popoloso della città bisogna inoltrarsi sempre più a sud ovest, con la mitica J, la linea sopraelevata della metropolitana, fino ad arrivare a Bushwick.

Bushwick, ancora poco inflazionato rispetto a Williamsburg, conserva il suo spirito autentico, con negozi portoricani e cinesi, edicole yemenite, breakfast spot latinoamericani e chiese della comunità afroamericana. Tuttavia, negli ultimi tempi nella zona hanno aperto diversi caffè, negozi di second hand, supermercati biologici o a kilometro zero; segno che la gentrification sta rendendo Bushwick il nuovo place to be. Per ora comunque, l’area si gode la sua fase di transizione ed è forse il posto migliore per godere dei vantaggi di una zona ormai riqualificata ma non troppo mainstream. Imperdibili sono i mercatini che invadono le strade di Bushwick nei weekend estivi e i ristoranti ricavati nei bassi edifici in mattoni rossi con le loro suggestive verande illuminate da piccole lucine.

Il J train sospeso sopra la Broadway
Mercatino di Bushwick [ph: Bushwick Flea]

Quando si parla di gentrification tuttavia non occorre per forza andare troppo lontano dal centro. Nella zona nord di Manhattan si trova infatti Harlem, il leggendario quartiere della Renaissance culturale afroamericana dei primi del Novecento, del gospel e del soul food. La nomea di quartiere malfamato che per molto tempo l’ha accompagnato non rende giustizia alle sue qualità, che ora la gentrification sta portando alla luce, aiutando la zona a nord di Central Park a superare i pregiudizi che spesso la precedono. Il consiglio quindi è quello di esplorare Harlem cominciando dal leggendario Apollo Theater e dal Lenox Lounge, il tempio del jazz dove si esibirono, fra gli altri, John Coltrane e Billie Holiday. Se si parla di locali poi, impossibile non fare una capatina per cena da Sylvia’s per gustare pollo fritto, waffle e mac’n’cheese, piatti tipici della cucina soul food, ovvero quella degli Stati Uniti meridionali. E una volta sazi, Harlem offre stimoli anche per gli appassionati di architettura e di storia afroamericana: la Striver’s Row, lungo la 138esima e la 139esima, è una lunga fila di brownstone (case di mattoni) di fine Ottocento considerate patrimonio architettonico nazionale, mentre la Masjid Malcolm Shabazz, all’incrocio col Malcolm X Boulevard, è la moschea dal cui pulpito predicava lo stesso Malcolm X.

Striver’s Row [Ph:Kmf164 CCA 3.0]
Masjid Malcolm Shabbazz [ph: Paul Lowry CCA 2.0]

Brooklyn e Harlem, ma anche il Bronx, il Queens e Staten Island… New York è una città che non smette mai di muoversi, di cambiare e di stupire. La gentrification a New York testimonia proprio quanto la metropoli sia il centro vibrante degli Stati Uniti, col suo crocevia di culture, persone, nazionalità e tendenze. Ogni angolo della città, anche il più remoto, nasconde del bello e la magia forse sta proprio nello scovare queste bellezze prima che apra l’ennesimo Starbucks.

 

In copertina: Crown Heights, Brooklyn, NY, USA [ph:Андрей Бобровский CCA 3.0]

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Margherita Ravelli

Nata nel 1989 ad ovest della cortina di ferro, dalla mia cameretta della provincia di Bergamo ho sempre guardato con curiosità verso est, terra dei gloriosi popoli slavi. Dopo aver vagabondato fra Russia, Ucraina e Polonia ho conseguito la laurea magistrale in lingua e letteratura russa, con una tesi sul multilinguismo e sulla multiculturalità nella repubblica russa del Tatarstan. Sono responsabile della sezione Internazionale di Pequod, oltre che redattrice occasionale per attualità, cultura e viaggi.

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