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Ode ai treni cinesi

Durante i miei studi universitari, ho trascorso in Cina diversi mesi, a Pechino e a Shanghai, tra il 2010 e il 2013. Nel corso dei miei soggiorni, ho avuto modo di compiere numerosi viaggi in varie aree del Paese, tutte molto diverse e distanti tra loro. Quando mi chiedono che cosa mi ha più colpito dei miei viaggi, ho l’imbarazzo della scelta: il cibo delizioso? I panorami incredibili? Gli sguardi curiosi e cordiali dei cinesi che ti accompagnano ovunque? Sicuramente tutto questo e anche di più, ma se dovessi scegliere un elemento distintivo e peculiare di ogni mio viaggio, opterei per i treni cinesi.

In Cina, a meno che non si abbia una patente cinese, non è possibile affittare una macchina e circolare autonomamente; per i lunghi tragitti bisogna affidarsi ad altri mezzi di trasporto e il migliore, secondo me, è il treno. Parlate con chiunque abbia viaggiato in Cina e sicuramente avrà almeno un aneddoto divertente e interessante da raccontarvi riguardo le sue esperienze sui treni del Dragone, unici nel loro genere.

Una carrozza di sedili duri sul treno Pechino-Xi’an, 2011. [Fonte: Lucia Ghezzi-Tutti i diritti riservati].

Innanzitutto, acquistando un biglietto del treno in Cina, non vi sentirete chiedere se preferite viaggiare in prima o seconda classe, ma se volete sedili morbidi, sedili duri o posti in piedi. Se un tempo i sedili duri erano, fedeli al loro nome, esattamente delle panche di legno, adesso in molti casi non è più così. Sebbene siano tuttora molto meno confortevoli rispetto ai sedili morbidi, la differenza principale tra i due è che le carrozze dei sedili duri ospitano anche i posti in piedi, quelli morbidi sono invece in carrozze separate.

Ciò significa che, acquistando un biglietto nei sedili morbidi, non dovrete trascorrere il vostro viaggio in carrozze affollate all’inverosimile con decine di persone accampate nei corridoi, tutte con borse piene di merci varie e, in alcuni casi, anche galline o piccoli animali al seguito. Chiaramente, per lo stesso motivo i sedili duri e i posti in piedi sono anche quelli più interessanti, dove non potrete fare a meno di entrare in contatto, in tutti i sensi, con i vostri “vicini”, i quali, che parliate cinese o meno, proveranno sicuramente a chiacchierare con voi e vi offriranno dei semi di girasole, lo snack da viaggio cinese per eccellenza.

Ho fatto diversi viaggi in treno sui sedili duri e in alcuni casi anche nei posti in piedi, in genere per tratte medie di sette o otto ore, e sono state tutte esperienze speciali.

Foto di gruppo: Lucia con una famiglia della provincia del Guizhou in una carrozza di cuccette dure sul treno Hangzhou-Huaihua. [Fonte: Lucia Ghezzi – Tutti i diritti riservati].

Per le tratte più lunghe, invece, nel mio caso in media tra le 20-25 ore, ho optato per le cuccette, divise a loro volta in morbide e dure. Anche qui la differenza sta nella comodità e nello spazio a disposizione: le cuccette dure sono sei per ogni scompartimento, disposte come due letti a castello con tre piani l’uno; mentre le cuccette morbide sono solo quattro per scompartimento e molto più confortevoli.

A parte questa prima differenza, però, anche le cuccette dure non sono tutte uguali tra loro. Le più basse, per cui non si ha bisogno di usare la scaletta, sono più costose, in quanto più comode per spostarsi e alzarsi e provviste di un piccolo tavolino su cui appoggiarsi e mangiare durante il giorno. Tuttavia, sono anche quelle con meno privacy, dato che gli occupanti delle cuccette superiori spesso le usano come sedili durante le ore diurne. Ammetto di essere una grande fan delle cuccette dure, a cui sono legati molti dei miei ricordi dei treni cinesi.

Un altro aspetto tipico, e da me molto apprezzato, dei viaggi sui treni cinesi è il cibo. Nelle carrozze con le cuccette, infatti, negli orari dei pasti gli inservienti passano con dei carrelli su ruote da cui si possono scegliere diverse pietanze di carne, verdure, uova, ecc., tutte regolarmente accompagnate dal riso bianco. Certo, se non parlate cinese sceglierete probabilmente un po’ a caso in base all’aspetto, ma in genere non verrete delusi, credetemi!

In alternativa, se proprio non vi fidate del cibo sul treno, potete acquistare delle vettovaglie nelle stazioni prima di partire. In particolare, i fangbianmian, gli spaghetti istantanei, sono una costante dei viaggi in treno. Ogni carrozza, infatti, che sia di sedili o cuccette morbidi o duri, è provvista di un distributore di acqua calda, essenziale sia per riempire i thermos del té che ogni cinese si porta sempre appresso, sia per far rinvenire gli spaghetti istantanei da mangiare in brodo.

Uno scompartimento di cuccette dure sul treno Pechino-Mosca. [Fonte: jcb2u/Flickr. Licenza CC BY-ND 2.0]

I treni cinesi di questo tipo, purtroppo, sono una specie in via d’estinzione, e sempre più spesso vengono rimpiazzati da linee moderne e ad alta velocità, che permettono di attraversare le enormi distanze del Paese in poche ore. Non nego che andare da Pechino a Shanghai (circa 1200 km) in meno di cinque ore, comodamente seduti in uno scompartimento moderno e pulito, rappresenti un notevole risparmio di tempo e fatica, ma così quello in treno non è più un viaggio, solo uno spostamento.

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Lucia Ghezzi

Classe ’89, nata in un paesino di una valle bergamasca, fin da piccola sento il bisogno di attraversare i confini, percependoli allo stesso tempo come limite e sfida. Nel corso di 5 anni di liceo linguistico sviluppo una curiosa ossessione verso i Paesi dal passato/presente comunista, cercando di capire cosa fosse andato storto. Questo e la mia costante spinta verso “l’altro” mi portano prima a studiare cinese all’Università Ca’ Foscari a Venezia e poi direttamente in Cina, a Pechino e Shanghai. Qui passerò in tutto due anni intensi e appassionanti, fatti di lunghi viaggi in treni sovraffollati, chiacchierate con i taxisti, smog proibitivo e impieghi bizzarri. Tornata in patria per lavoro, Pequod è per me l’occasione di continuare a raccontare e a vivere la Cina e trovare nuovi confini da attraversare. Sono attualmente responsabile della sezione di Attualità, ma scrivo anche per Internazionale.