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A Milano succedono Rob de matt

La scommessa da qualche mese è stata vinta! Esattamente dal 7 Aprile, il quartiere milanese di Dergano ospita un nuovo ristorante, il Rob de matt, il primo del suo genere in città: l’unico, al momento, in grado di offrire una reale e concreta opportunità di lavoro a persone con disagio psichico.

Questo è stato possibile grazie all’intraprendenza di tre amici che, autofinanziandosi, hanno deciso di declinare il lavoro a leva di inclusione sociale. Il locale, con ingresso da via Enrico Annibale Butti, sorge all’interno della grande sede de L’Amico Charly Onlus, dove con ampi e ammodernati locali e un grande giardino, ha riqualificato quello che fino a qualche anno fa si sarebbe presentato come l’ennesimo sito di archeologia industriale, trasformando il sito delle dismesse officine milanesi in officine sociali, in grado di includere attraverso una forte richiesta di partecipazione attiva. Infatti come spiega Francesco, uno dei cofondatori, «solo abbandonando la ghettizzazione e permettendo ai propri collaboratori di rafforzare la propria autostima e cognizione, si possono ottenere risultati».

Certo, non è facile: il percorso deve essere quanto più costante e frazionato perché occorre «riuscire a garantire una crescita costante ma sempre attenta alle singole peculiarità del collaboratore». Per esempio, una “strategia” potrebbe essere quella di partire dai servizi di catering, più semplici e arrivare poi alla cucina per sala, riuscendo man mano ad estrapolare motivazioni in grado di rafforzare la personalità e la sicurezza nello svolgere un determinato lavoro.

Sono sei i ragazzi che attualmente lavorano in questa neonata realtà: vengono costantemente supportati dai loro educatori e lavorano grazie alle borse di lavoro disposte dal Comune di Milano, che vanno da un periodo previsto di alcuni mesi prorogabile fino ai due anni.

L’obbiettivo è quello di riuscire a raggiungere una stabilità lavorativa ed economica, quindi il traguardo di un contratto a tempo indeterminato. Le mansioni ricoperte vanno dall’amministrazione all’assistenza di sala finanche appunto alla cucina, luogo destinato ai corsi di formazione per i nuovi assunti, dove i ragazzi possono apprendere e professionalizzarsi.

È proprio dal cuore pulsante del ristorante, che lo chef Edoardo, uno degli ideatori dell’intero progetto Rob de matt, esce radioso e, mentre mi descrive alcune sue ricette, intanto mi aiuta a definire la visione della loro attività: partendo dall’attenzione alla sostenibilità dei prezzi e l’assenza del coperto. Tutto il cibo che viene proposto è biologico, infatti il menù si alterna tra le stagionalità, la filiera corta e piatti etnici, pensati anche e soprattutto come occasione di conoscenza e scambio interculturale. Il vino e la birra sono forniti da piccoli produttori e il contatto con questi è diretto.

I progetti per il futuro sono tanti e tutti in ebollizione dalle brillanti idee dei fondatori, mi spiegano: «noi vorremmo che il ristorante diventi un centro propulsore, un centro culturale per la zona nord della città, non fermandoci al solo servizio di ristorazione, ma affiancandolo a progetti in grado di attrarre il quartiere». Già diverse iniziative di questo tipo hanno trovato lo spazio perfetto a Rob de matt, infatti già alcuni di questi progetti sono già in atto, come per esempio l’evento domenicale Rob de piscinin, laboratorio per bambini, piuttosto che Rob de market un esposizione di oggettistica di autoproduzione locale e ancora, Rob de relax per uno yoga domenicale rigenerante e rilassante. Insomma, appuntamenti utili a stimolare gli abitanti del quartiere a vivere la comunità partecipando.

Infine, chiedo ai ragazzi quale sarà il prossimo obbiettivo e chiara e decisa è la risposta di Edoardo: «sicuramente l’orto sarà da allargare e concludere, perché rimane un utilissimo esempio didattico. Permette ai nostri ragazzi di toccare con mano le materie che poi andranno a lavorare». É un modo perfetto di immortalare i risultati per cui si lavora, certificando l’abnegazione per un progetto, perché un piatto di farina possa diventare pane.

 

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Mirko Pizzocri

Ho 32 anni e arrivo dall’estrema provincia di Milano, insomma dalla campagna alla city, per necessità, lavoro e studio, ma forse un pochino anche per piacere. Sono laureato in Giurisprudenza, e manco a dirlo da grande vorrei fare l’avvocato. Intanto mi diletto e diverto tra sport praticati, lettura e viaggi. Ultimamente, frequentando la ciurma di Pequod, ho anche preso gusto a scrivere...

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