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Bassa natalità, ecco perché sta scattando l’allarme

In Italia vivono 60,5 milioni di persone. Circa 5 milioni sono stranieri e costituiscono più o meno l’8% della popolazione.
Questa settimana su Pequod ci imbarcheremo verso i mari della demografia, per spiegarvi come e quanto sta cambiando la nostra società, anche attraverso i numeri di nascite e morti. Per capire quanto influiscano, in termini socio-economici, soprattutto in prospettiva futura.

Partiamo dal dato più  importante.

Nel 2015 si è verificato un evento che ha fatto scattare l’allarme tra gli addetti ai lavori: per la prima volta, dal 1861 – cioè da quando esiste l’Italia unita – il numero di bambini nati nell’anno solare è sceso sotto le 500.000 unità, soglia cosiddetta “psicologica”.

In Italia non si fanno più figli, e questa è la risultante di molti fattori. Al primo posto si colloca un caro vecchio refrain: la crisi economica. Fare un bambino è una scelta importante e non solo in termini di ‘responsabilità genitoriale’. Pone – o almeno dovrebbe – un bel punto fermo nella vita di ogni individuo. Un tempo si era soliti usare una bella espressione: essere sistemati.

Essere sistemati voleva dire aver trovato moglie o marito – meglio se un buon partito e con una buona dote – aver messo al mondo dei figli, non prima però di avere un tetto, sorretto da muri solidi, sulla testa.
Ecco, se oggi si provasse anche solo a pensare in maniera decisa che la soluzione risiede in quanto scritto sopra, dovremmo chiederci a quale era geologica abbiamo ancorato le nostre idee.
Certamente è così, ma se stiamo parlando in termini economici, dobbiamo anche fare i conti con un’altra parola astratta, ma dal contenuto molto solido: stabilità.
Essere stabili è un altro modo per dire essere sistemati. Il che prevede, per prima cosa, avere un lavoro che garantisca introiti, che appaghi la persona e non renda frivolo questo passaggio terreno.
La realtà, invece, si chiama “tempo determinato”, “co.co.co”, “contratto a progetto”, “stage” e una marea di prestazioni lavorative a termine.

Altro fattore, raramente citato, è legato alle donne, le mamme. Chi, in un contesto del genere, può permettersi di abbandonare, anche solo temporaneamente, il posto di lavoro per una maternità? Ammettiamo anche che la legge italiana ha fatto qualche passo in avanti nell’ultimo periodo, ma quante mamme possono fare questa scelta in libertà senza pensare alle conseguenze, soprattutto lavorative, che possono verificarsi in seguito?
Si aggiunga, poi, che in Italia gli asili nido sono un miraggio per molte famiglie.

Le conseguenze

L’allarme quindi è già scattato. Se il nostro Paese non provvederà a risolvere questa crisi demografica, ci saranno grosse e ulteriori ripercussioni in ambito economico. Come un cane che si morde la coda, la crisi riduce le nascite, e l’abbassamento della natalità rischia di frenare ancora di più un’economia già  stagnante.

Anche perché l’invecchiamento della popolazione sembra inarrestabile e con esso aumenta la mortalità. Il saldo naturale (cioè il rapporto tra nascite e morti) nel 2015 è stato del -23%.
Servono investimenti soprattutto sui giovani. E non stiamo parlando solo di soldi.

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