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Cronache da The Floating Piers

Da un ampio sacco di plastica grigia si intravede il lavoro che da lì a poco inizieremo a svolgere. Un gruppo di monitor è appena approdato a Monte Isola grazie all’ingegno di Jeanne- Claude e Christo che hanno permesso di raggiungere la destinazione solcando a piedi nudi le onde del Lago d’Iseo. È proprio per ultimare l’installazione della loro opera d’arte che mi trovo sull’isola; iniziamo dunque ad aprire le enormi sacche e far scivolare fuori il tessuto arancio, da stendere diligentemente per le vie di Peschiera Maraglio e pinzare su entrambi i lati delle strade. I tedeschi sono i primi a iniziare il lavoro e a prendere in mano la situazione. Pinzatrice e graffette in mano, stendo il telo sulle assi di legno ai lati delle vie e calcolo i dieci centimetri richiesti tra una spillata e l’altra, sino a quando la mia monotonia non viene bruscamente interrotta da urla di donna: «Io passo eh! Non mi interessa se avete chiuso la strada per il vostro tappeto, io sto aspettando il fornitore e vaf**culo non faccio andare tutto a male per Christo. Andate a cag**re!».

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Dal 2014 l’artista Christo sta cooperando con le istituzioni del luogo per permettere alla sua Land Art di prendere forma e vita sul grazioso Lago d’Iseo. Nella primavera di quest’anno i lavori di installazione sono cominciati, tra la creazione del campo base del team The Floating Piers, il posizionamento delle fondamenta, i cubi galleggianti di polietilene ad alta intensità posizionati sul lago e un intenso andirivieni di operatori ed equipaggio per le vie e le acque bresciane. Immaginabili sono le conseguenze di un’opera come The Floating Piers sull’economia e la quotidianità locale. In queste prime settimane di lavoro, fra un corso di antincendio e una prova di salvamento per noi bagnini, ho tenuto gli occhi ben aperti per comprendere un poco gli umori dei lavoratori del posto, osservandoli durante gli afosi pomeriggi e nel pieno dell’affluenza giornaliera, oppure alle prime luci dell’alba, mentre io smontavo notte e loro si preparavano a una nuova giornata.

 

 Video di Alberto Baldo

La passerella di Jeanne- Claude e Christo parte da Sulzano collegando la sponda a Monte Isola e proprio in questo paese lavora Marta Brugnatelli con la sua Pasticceria- Confetteria L’Arte del Dolce. All’interno del suo fresco locale, scambio due parole con la gentile commessa Noemi (nome d’invenzione su richiesta della suddetta, n.d.r.), che mi spiega cosa significa The Floating Piers per l’attività dolciaria per cui lavora: «Beh, senza dubbio c’è sempre parecchia gente! Sin dalle 5 del mattino si presentano per la colazione e l’apertura dell’opera. I clienti continuano ad arrivare sino a sera tardi e smettono di farlo solo quando chiudiamo noi e la passerella». L’opera viene difatti chiusa dalle 22 di sera sino alle 6.30 del giorno dopo a causa dell’enorme afflusso della prima settimana di apertura, con un picco di 80.000 persone nella giornata di lunedì 20 giugno. Durante le ore che precedono l’alba skipper, bagnini e monitor si adoperano per pulire le passerelle dalle alghe e le piume di cigno, nonché per aiutare gli operai ai lavori di manutenzione causati dall’inevitabile usura dell’arrivo di un numero di visitors superiore alle aspettative.

Noemi non ha voglia di perdere tempo a lamentarsi, non capisce chi pensando a The Floating Piers accosti inevitabilmente malumori e disagi: «Stiamo lavorando senza sosta e abbiamo moltissimi clienti, direi che i vantaggi sono evidenti. Il lavoro è faticoso, ma insomma, se ci pensiamo bene capiamo come sia un’occasione che capita una volta nella vita… Magari ci fosse una volta all’anno!». Sulzano fa tuttavia parte della sponda, e nonostante sia vicino ai monti, possiede comunque alle sue spalle abbastanza spazio e aria per far passare le orde di visitatori che già dalle 6.30 del mattino raggiungono mediamente le 15.000 persone. Ma cosa possiamo trovare invece a Monte Isola, comune italiano che riveste l’omonima isola del Lago d’Iseo?

  

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L’Albergo e residenza Vittoria si colloca a fine installazione, poco prima del molo per i traghetti che collegano Sensole alla sponda bergamasca del lago. Marisa è la cortese cameriera che decide di condividere con Pequod la sua esperienza durante il progetto di Jeanne- Claude e Christo: «Per noi di Monte Isola The Floating Piers è stata proprio una bella sorpresa, senza dubbio! Vero è che si lavora tantissimo, ma solo per quindici giorni, senza contare che avremo tutto un deserto e silenzioso inverno per riposarci». In accordo con Noemi, anche Marisa coglie The Floating Piers come l’occasione estiva del 2016, pur senza farsi scappare i dettagli che una manifestazione come questa può apportare alle attività locali. «Forse il disagio più grande per noi è quello di poter andare a Peschiera solamente a piedi o dover fare tutto il giro dell’isola… Altri disagi sono legati all’organizzazione che certe volte presenta qualche pecca: molte persone, ad esempio, chiedono di andare in bagno creando nel locale lunghe code probabilmente perché i bagni chimici allestiti non sono sufficienti.»

Nonostante questi piccoli disagi, Marisa sembra apprezzare sinceramente come Christo abbia modificato il suo territorio. Mi racconta che le sembra di vivere in un’altra dimensione, racchiusa tra il color oro che la passerella è solita acquisire all’ora di pranzo e le acque verdi del lago durante le giornate di sole. Non posso che trovarmi d’accordo, sebbene io preferisca la quiete prima di un temporale, quando il lago acquista il colore plumbeo del cielo e le onde muovono i cubi galleggianti delle passerelle arancio, animandole. «The Floating Piers mi piace tantissimo – continua Marisa – Ci sono affezionata perché dalla nostra terrazza l’abbiamo vista nascere: dall’inverno, quando vedevamo i ragazzi dell’allestimento lavorare anche di notte, sott’acqua con le lucine, fino a oggi. Bellissima. L’artista poi si fa vedere spesso, proprio ieri sera è venuto qui a mangiare».

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Stanno arrivando i primi chiarori dell’alba, questa settimana lavoro solo di notte dall’una alle sette di mattina. Con le prime luci compaiono anche i primi visitatori: sarà perché ancora non si sono svegliati, ma rispetto a quelli di giorno gli ospiti notturni sono cordiali e pazienti, ci chiedono da quanto lavoriamo e come se le condizioni meteo della mattinata saranno propizie come si aspettano o meno. Monte Isola si risveglia pian piano e mentre la costeggiamo in gommone, ripenso a un altro episodio del mio primo giorno di lavoro, quando pinzavamo il tessuto sulle vie dell’isola. In tre, spostiamo un vaso dall’entrata di una casa e iniziamo a stendere il telo, ad un tratto una nonnina lentamente esce dall’uscio; la salutiamo cortesemente e attendiamo i suoi rimproveri quando con saggia lentezza le si illuminano gli occhi: «Che brave, e che bello che è! Tutto quanto… non avrei mai pensato di vedere una cosa del genere nella mia vita! Se solo anche i miei nonni fossero ancora qui, rimarrebbero a bocca aperta!».

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Francesca Gabbiadini

Nata in valle bergamasca nell’inverno del 1989, sin da piccola mi piace frugare nei cassetti. Laureata presso la Facoltà di Lettere della Statale di Milano, capisco dopo numerosi tentavi professionali, tra i quali spicca per importanza l’esperienza all’Ufficio Stampa della Longanesi, come la mia curiosità si traduca in scrittura giornalistica, strada che mi consente di comprendere il mondo, sviscerarlo attraverso indagini e ricomporlo tramite articolo all’insegna di un giornalismo pulito, libero e dedito alla verità come ai suoi lettori. Così nasce l’indipendente Pequod, il 21 maggio del 2013, e da allora non ho altra vita sociale. Nella rivista, oltre ad essere fondatrice e direttrice, mi occupo di inchieste, reportage di viaggio e fotoreportage, contribuendo inoltre alla sezione Internazionale. Dopo una tesi in giornalismo sulla Romania di Ceauşescu, continuo a non poter distogliere lo sguardo da questo Paese e dal suo ignorato popolo latino.