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Il lavoro ai tempi di Expo

Mentre Giuseppe Sala si dichiara stupito e Aldo Grasso parla di una generazione non abituata al lavoro, nel web si scatenano gli indignati. Facciamo un passo indietro. Esce un articolo del Corriere nel quale si afferma che l’80% dei selezionati per Expo si è tirato indietro. In particolare si parla della squadra che si occuperà degli 84 quartieri nei quali è stato suddiviso il sito espositivo per la gestione operativa. Il 46% dei primi selezionati è sparito al momento della firma, per poi passare al secondo gruppo di selezionati e poi al terzo, sino ad arrivare al discutibile dato. Le polemiche non si fanno attendere ed emergono testimonianze che raccontano di una selezione non sempre chiara e trasparente da parte di ManpowerGroup. Quest’ultima, poi, specifica che non si tratta solo di rinunciatari; nel calderone sono finite anche persone che non hanno superato i test o non sono state in grado di andare avanti nelle selezioni. Ne consegue che i dati andrebbero rivisti non considerando tutti i candidati ma le specifiche figure richieste. Under 29 con un contratto d’apprendistato fino a 1.500 euro al mese? Sembra che le cose non stiano effettivamente così.

Si parla di cifre che si aggirano tra le 500/700 euro, festivi e notturni inclusi nel computo, cui vanno sottratte spese come quelle per recarsi in loco. Tanti anche i dimenticati, le cui candidature si sono perse nell’etere o il cui processo di selezione è slittato a data da destinarsi. Intanto Manpower guarda le sue infografiche che quantificano le assunzioni scomponendole in provenienza, sesso, nazionalità, età, istruzione, precisando che le selezioni continueranno durante tutto il periodo dell’evento per far fronte ad eventuali necessità di sostituzione.

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E’ andata decisamente meglio sul fronte volontario. Escludendo la possibilità del Servizio Civile Nazionale, la partecipazione volontaria a Expo è passata attraverso il CSV (Centro Servizi del Volontariato) di Milano e provincia. Le candidature anche qui sono state spropositate nei numeri, valutarle non deve essere stato semplice, ma gli scontenti sono decisamente meno.

Ecco la testimonianza di due giovani che non volevano perdersi questa opportunità. Camilla Maffezzini fa il dottorato al Karolinska Institutet. Da Stoccolma volerà nei mesi estivi a Milano per svolgere il volunteers program. Ma come ha fatto? Cosa l’ha spinta a investire le sue ferie in questo progetto? Tutto comincia dal colloquio preliminare del CVS che segue l’invio della candidatura. La possibilità, come naturale che sia per la selezione di un esercito internazionale, è quella di avvalersi di Skype. In sede di colloquio viene chiesta conferma circa il curriculum inviato, si approfondiscono le motivazioni che spingono a partecipare, le aspettative, le capacità di lavorare in gruppo. Si cerca di captare la determinazione della persona. Tutto normale. Superato questo primo ostacolo, vengono fornite le credenziali per l’accesso a una piattaforma e-learning necessaria all’apprendimento delle competenze. Un mese è il tempo concesso per svolgere il programma che viene gestito dal candidato in sua completa autonomia, comprendente un corso per imparare la lingua straniera nella specificità del servizio prestato. Prepararsi al meglio costa tempo; Camilla stima una dozzina di ore a settimana. Al termine si deve superare un test che verterà sulla storia delle Esposizioni internazionali, su cos’è Expo2015 e i suoi temi, sui partecipanti, i servizi del sito espositivo, i progetti e le strutture architettoniche, le aree tematiche, il padiglione Italia, la sicurezza, le funzioni del volontario, la leadership e il lavoro in team. Senza dimenticare l’inglese, naturalmente. Un’opzione ancora disponibile è quella di inviare la propria candidatura per il padiglione Europa, con un bel colloquio da svolgere tutto in inglese. Tutto per un’attività che si strutturerà in turni di 5 ore e mezza al dì, per un totale di due settimane, sabato-domenica-festivi compresi.

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Pronti-via, partenza il primo maggio per Simone Vanzini. Altro volontario che ha scelto di esserci: «Ho scelto di fare il volontario perché mi lascia abbastanza tempo libero e dovendo studiare e lavorare non potevo tenermi occupato per periodi maggiori di due settimane.» Come proclamato dagli spot, il guadagno più allettante che ritorna nelle tasche del volontario è la rete di nuove conoscenze che lui stesso si potrà creare partecipando all’evento. Simone commenta: «Da questo evento mi aspetto di aumentare la mia cultura riguardo le tematiche affrontate e spero che si venga a creare un ambiente Interculturale che permetta a tutti di crescere ed imparare. Ultimamente sento molte critiche per quanto riguarda questo evento. Indubbiamente, come spesso accade, l’organizzazione e la tempistica italiana non è stata il massimo però trovo inadeguato lo spirito catastrofista di alcune persone. Sono convinto che sia un evento che potrebbe permettere, ai partecipanti interessati, di ampliare i loro punti di vista. Non rimane che sperare che vada tutto per il meglio.»

Un contesto denso e pregnante quello di un’esposizione internazionale, che immerge in una babele multiculturale e multilingue; avere il mondo in 1 milione di metri quadri può potenzialmente fare la differenza! È in essere anche l’intenzione di collegare il mondo reale di Expo con quello virtuale dei social network, nel quale far convergere tutti i volontari del mondo. Il mantenimento di una comunità di volontari attiva, a supporto di eventuali iniziative future. Promettente! A evento concluso si tireranno le somme. Non basta avere i dati: vanno interpretati!

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Daniele Donati

Classe 1989, introverso e osservatore. Mi piace rischiare la sorte, non programmare le emozioni. Gli appunti su fogli volanti lasciati chissà dove mi complicano, più che aiutare. Appassionato di pittura e ritrattistica, dopo il Liceo Artistico mi laureo in Scienze dei Beni Culturali. L’arte e la materia, ciò che più mi affascina. Conquistato dalle ambizioni dell’equipaggio di Pequod, proverò a dare il mio contributo per fornire ai lettori quel timone che Pequod vuole essere tra i cavalloni dell’informazione.

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