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Una visita a The Visitors

All’Hangar Bicocca giovedì 5 dicembre torna la mostra The Visitors di R.Kjartansson. Una grande installazione video: nove schermi proiettano in un unico piano sequenza le immagini di sette musicisti che suonano individualmente una canzone eseguendola per 64 minuti.

Avendo modo di visitarla mi sono ritrovata a pensare: la poesia esiste ancora? Sì. Ma forse nella nostra società multi-tutto la poesia non può essere costituita solo di versi, parole accuratamente selezionate in un universo. Ha bisogno di qualcosa di più. Ha bisogno dell’immagine e del suono. Non perché non sarebbe abbastanza ma perché ci siamo abituati bene, vogliamo il meglio, richiediamo quasi sempre opere totali.

In The Visitor accade proprio questo: la totalità di perfezione data dall’equilibrio tra parola musica e immagine. Ragnar Kjartansson parte da una poesia “Feminine Way” scritta dalla sua ex moglie:

A pink rose
In the glittery frost
A diamond heart
And the orange red fire

Once again I fall into
My feminine ways

You protect the world from me
As if I’m the only one who’s cruel
You’ve taken me
To the bitter end

Once again I fall into
 My feminine ways

There are stars exploding
And there is nothing you can do

Ásdís Sif Gunnarsdóttir

e la  visualizza, ambientandola in una residenza ottocentesca di Rokeby, nella quale riunisce una serie di amici. È molto fortunato perché tra di loro ci sono artisti nordeuropei di bravura indiscutibile come ad esempio Kjartan Sveinsson (ex Sigur Rós) e quindi dà al testo una colonna sonora straordinariamente emozionante.

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Lo spettatore all’inizio rimarrà disorientato, ma dopo pochi minuti verrà accolto in questa casa e, come girovagando da una stanza all’altra, dalla biblioteca al bagno (dove Kjartansson immerso nella vasca suona e canta) potrà godere delle singole interpretazioni del brano, per poi ricollocarsi al centro dello spazio buio per sentire e vedere l’opera nel suo complesso.

Scomposizione e ricomposizione sono alcuni dei temi che l’artista propone come spunti di riflessione, assieme al concetto di ripetizione: le parole e il motivo musicale della canzone sono ripetuti così tante volte che quando si esce dalla mostra si ha per le mani -o meglio nella testa- un dono di ringraziamento per essere passati a far visita: “oonce again.. fall intoooo, my feminine way”.

Non rimane che desiderare di entrare a scoprire cosa accade in questa sala dell’Hangar Bicocca, concedetevi un’ora per godere di pura poesia contemporanea, l’autore e la galleria ve ne offrono nuovamente la possibilità a partire dal 5 dicembre (repetita iuvant).

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Feminine Way, Hangar Bicocca, Ragnar Kjartansson, The Visitors

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