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Il lato alternativo del calcio, 90′ a 360°

Passione, febbre, malattia, ossessione. Non è un caso se la stessa etimologia del termine tifoso ha origine dal greco thifos, ossia delirare.

Il calcio, vero e proprio fenomeno culturale che si spinge molto oltre la semplice attività sportiva, è stato oggetto di attenzione di infiniti film di finzione e documentari, spesso capaci di distanziarsi dalla mera celebrazione del calciatore-eroe per rievocarne aspetti meno conosciuti e mitologie sotterranee, fotografare figure al margine e mirabilia da Wunderkammer.

Dall’eccentrica biografica del polpo Paul, il vaticinante protagonista dei Mondiali 2010 in Sudafrica (The Life and Times of Paul the Psychic Octopus, di Alexandre O. Philippe) alle vite segrete degli arbitri di Kill the Referee; dal ritratto di uno Zidane (e)seguito attraverso un montaggio delle immagini di 17 telecamere durante una sola partita (Zidane: A 21st Century Portrait) al leggendario mondiale giocato – e presto dimenticato – in Patagonia ai tempi della seconda guerra mondiale, raccontato nel mockumentary Il mundial dimenticato dagli italiani Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni.

Se queste sono alcune delle tracce seguite dai filmmaker internazionali, non sono pochi i documentaristi italiani che hanno saputo catturare l’universo calcistico attraverso angolature inusuali, posando lo sguardo su outsider e aspetti alternativi del mondo del pallone.

E.A.M. – Estranei alla Massa, diretto da Vincenzo Marra, è un viaggio nel cuore della tifoseria napoletana. Scegliendo come protagonisti alcuni supporter appartenenti al gruppo Fedayn E.A.M. Napoli 1979, Marra si focalizza sul background sociale della tifoseria: uomini che, pur facendo della domenica il centro di gravità delle proprie esistenze, rivendicano dignità per distanziarsi dalla mitizzazione negativa dell’ultrà operata dai media.

Dal rappresentante al riparatore di videogiochi arcade, una commedia umana che esalta le diversità del singolo, diversità tuttavia destinate a dissolversi nella celebrazione collettiva del rito domenicale.

Una passione giocata rasoterra, i cui echi si snodano lungo cortili e quartieri popolari, ma la nazional-popolarità del calcio è da sempre stata capace di infrangere barriere sociali. Lo scrittore Wu Ming 2 (Giovanni Cattabriga), con Nel Pallone (co-diretto con Wu Ming 3, ossia Luca Di Meo, e Giangiacomo De Stefano) ha prestato la sua voce per tracciare la storia della principale ossessione all’italiana, di quella “strana malattia sbarcata dalle navi inglesi”. Dal museo del Genoa, la più antica e longeva società calcistica del nostro Paese, alla tifoseria napoletana tutta al femminile, dagli stadi come meta di pellegrinaggio alla genesi dei cori che ogni fine settimana si innalzano dalle curve. Elementi popolari a cui si mescolano, in una trama che fonde “cultura alta” e “cultura bassa”, riferimenti al giornalismo letterario di Gianni Brera e a figure attive nel mondo del cinema e della musica che dal calcio hanno preso più di uno spunto.

Le vite di tre ex-calciatori delle giovanili della AS Roma sono invece l’oggetto di studio di Zero a Zero, documentario di Paolo Geremei che tratteggia tre storie fatte di sacrifici, promesse e  sogni destinati a scontrarsi contro il muro del reale.

Un brulichio di figure umane all’interno del tempio del calcio milanese: San Siro, opera del videoartista e filmmaker Yuri Ancarani, mette sotto la lente di ingrandimento la vita all’interno dello stadio. Se Zidane poneva l’accento sulla presenza in campo del calciatore franco-algerino, l’opera del ravennate eclissa le scene di gioco regalandoci il ritratto della cattedrale al di fuori del mero contesto del match: la competizione rimane sullo sfondo, mentre in primo piano emergono riti e gestualità di quanti lavorano in preparazione alla partita e della tifoseria che si incammina verso la cerimonia collettiva.

Autori che ci accompagnano dietro le quinte, che scelgono di ricostruire tutto quello che accade oltre i 90 minuti di gioco. Storie coraggiose come quelle de Il Calciatore invisibile di Matteo Tortora, attualmente in fase di produzione anche grazie a una campagna di crowdfunding attiva sulla piattaforma Produzioni dal Basso: parlare del tema dell’omosessualità nel calcio per abbattere, anche grazie al racconto delle vicende agonistiche e personali del Revolution Soccer Team – la squadra di calcio a 5 gay di Firenze -, uno degli ultimi tabù ancora così forti sul tappeto verde.

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Lara Casirati

Nata a Milano, di origini (parzialmente) polacche e con un futuro che guarda (spero) al Nord Europa, mi imbarco negli studi filosofici per aprire poi gli occhi sul cinema. Nel 2009 inizio a lavorare per Milano Film Festival, occupandomi prima di programmazione e poi di selezione film, per poi collaborare con altri festival cinematografici milanesi. Il cinema resta la passione primaria, a cui si aggiungono la letteratura (ah, i russi!), quintali di cibo cinese, la musica (hardcore, ma anche altre cose prive di dignità che preferisco non menzionare), il buio che cala presto nei freddi inverni nordeuropei, tè caldo e vodka. Alcuni tra i miei tanti tormenti? Viaggiare molto meno di quanto vorrei e non saper fotografare. Lungo il viaggio con Pequod, scriverò di cinema.

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