Ritratti di San Pietroburgo
A pochi passi dall’Ermitage, con la cattedrale di Kazan alle spalle, il cavaliere di bronzo domina la grande Neva, il fiume. A più di trecento anni dalla fondazione della città, Pietro il Grande, lo zar cui si deve la nascita di San Pietroburgo, sovrasta ancora l’antica capitale dell’Impero donandole eleganza, maestosità e un fascino davvero senza tempo.
L’antica Leningrado, o Piter, come la chiamano affettuosamente i russi, è affascinante in tutte le stagioni. Pequod ve la propone in alcune fotografie scattate a fine marzo, quando l’inverno la fa ancora da padrone, sebbene il timido sole che sbuca sempre più volentieri faccia presagire il disgelo imminente e l’inizio della primavera. La Neva è ancora ghiacciata, per strada c’è la neve, le donne pietroburghesi passeggiano con le loro pellicce, mentre gli uomini si riparano il capo con pesanti colbacchi.
Si intrecciano i passanti lungo il Nevskij Prospekt, il viale principale, si alternano luci, vetrine, palazzi e piazze fino ad arrivare all’Ermitage, con la sua facciata bianca e azzurra, così sfavillante da far socchiudere gli occhi per la luminosità che emana. Poi i corridoi e le sale interne del museo, una delle più grandi collezioni d’arte al mondo, così belle da lasciare senza parole. E all’esterno le splendide vedute sulla Neva, la fortezza di Pietro e Paolo che si scorge in lontananza, l’orizzonte piatto ed ampio della città vista dall’isola sul fiume.
Poi ci sono le cupole d’oro, tasselli fondamentali di qualsiasi città russa. La Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, in cui l’oro si mischia all’azzurro, al verde e al bianco, in una serie infinta di decorazioni e dettagli che non si vorrebbe mai smettere di osservare. E ancora i canali, gli innumerevoli ponti, ognuno diverso dagli altri, che creano scorci indimenticabili. E poi la Russia, quella delle persone, fatta di chioschi che vendono tè caldo, sigarette e quotidiani, di sottopassaggi per attraversare immensi viali, di stazioni della metropolitana e di volti, fieri e segnati dal freddo e dal vento. E allora perché non entrare a riscaldarsi in un caffè, dove un pianoforte chiede di essere suonato?
Fotografie di Martina Ravelli
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