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Fate l’amore, non fate lo stage. Intervista a Repubblica degli stagisti

Ormai è risaputo: il mondo del lavoro è diventato un po’ strano, soprattutto per i giovani. Peggio se appena usciti da un’università e con una sudatissima laurea in mano. Strane sono diventate le aziende, i vari datori di lavoro e strani sono diventati i contratti proposti. Sia chiaro, non è possibile avere il posto fisso se prima non si impara un po’ il mestiere – con “imparare il mestiere” si intende lavorare otto ore al giorno (anche di più se contiamo gli straordinari) per cinque, sei ma anche sette giorni su sette a settimana e con una paga da fame.

Sì, stiamo parlando dei fantomatici STAGE, tipologie contrattuali che spesso i datori di lavoro propongono a ragazzi con poca esperienza in ambito lavorativo e che dovrebbero (necessario l’uso del condizionale) consentire un primo inserimento nell’azienda in vista di una futura assunzione. Come sempre più spesso accade, però, non va tutto secondo i piani. Lo stage si rivela un modo per assumere dipendenti nuovi quasi a costo zero, con l’unico scopo di sfruttarli fino all’osso per poi non riassumerli a fine contratto. È in questo contesto che nasce il giornale online Repubblica degli stagisti il cui scopo è quello di approfondire la tematica dello stage in Italia e dare voce agli stagisti come si evince dal loro sito.

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«Repubblica degli stagisti è nata nel 2007 come blog e dopo due anni si è trasformata nella testata che è oggi», spiega Eleonora Voltolina creatrice e direttrice della webzine. «Offriamo uno strumento attraverso cui i giovani possano informarsi sulle novità del mercato del lavoro ma dedichiamo anche una sezione alle aziende informandole su come possano rivolgersi al meglio ai giovani in vista di un’assunzione», continua Eleonora. Tutto ciò è frutto di una grande intuizione giornalistica e sociale: «prima di dar vita alla Repubblica degli stagisti ero reduce da ben cinque stage, così intorno ai 27-28 anni ho deciso di dar vita a questo progetto, anche perché mi sono accorta che il mio non era un caso isolato».

Per il futuro sono previste alcune novità: quella più importante, sicuramente, è il target internazionale che la testata sta progettando di darsi. A parlare è ancora Eleonora Voltolina: «l’internazionalità è un tema che ci sta molto a cuore, infatti nei prossimi anni speriamo di riuscire a rivolgerci anche a giovani non italiani, magari con articoli in inglese, proprio perché la disoccupazione è un problema che riguarda moltissimi Paesi avanzati, non solo l’Italia». Interessante è anche l’idea di poter entrare in contatto con le scuole superiori, in modo da poter intercettare i giovani che sono in procinto di terminare gli studi così da orientarli verso la scelta di una facoltà universitaria.

Alla luce dei fatti si può tranquillamente dire che il progetto ha colpito perfettamente nel segno: con più di 12.000 ‘’Mi piace’’ su Facebook e circa 100.000 lettori giornalieri, Repubblica degli stagisti è diventato un ottimo network su cui informarsi per quanto riguarda il mercato del lavoro, soprattutto quello giovanile.

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Ma come si pone Repubblica degli stagisti di fronte alle varie riforme del lavoro che si sono susseguite negli ultimi anni? Specifichiamo: come ci ha spiegato Eleonora Repubblica degli stagisti non si è mai sottratta al dialogo, anzi, negli anni ha dato voce alle varie critiche accompagnate da proposte alternative di miglioramento. Il succo della questione è che il lavoratore va sempre tutelato: «a una riforma radicale del mercato del lavoro e l’istituzione di tipologie contrattuali meno stabili, deve sempre corrispondere una riforma del welfare che aiuti il lavoratore che avesse perso il lavoro in una nuova ricerca dello stesso sostenendolo il più possibile» ci ha illustrato Eleonora. Ciò genera il problema, ad esempio, che molto spesso i giovani italiani “escano di casa” ma siano costretti a rientrare a causa delle difficoltà economiche dovute alla scarsa stabilità economica. Da questo punto di vista, l’attenzione all’abuso di tipologie contrattuali deboli inerenti la stabilità è un altro punto forte della testata.

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Quindi giovane lavoratore e posto fisso è un connubio impossibile? Bella domanda. La risposta è incerta così come incerto è il mercato del lavoro in questi ultimi anni. Forse le generazioni future saranno più fortunate di noi. Si spera. Intanto rimaniamo in balìa del nostro burrascoso presente.

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Matteo Fornasari

Cremonese di nascita, classe 1995, riesco ad oltrepassare l’ostacolo della maturità nel luglio del 2014 e a conseguire un sudatissimo diploma in lingue straniere. A settembre dello stesso anno la passione per la storia mi porta ad iscrivermi all’Università degli Studi di Milano dove quasi casualmente trovo Pequod, ed è qui che ha inizio la mia avventura.

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