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Il Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze di Piacenza: un laboratorio di partecipazione attiva

Andare a votare o andare al mare? Lamentarsi per ciò che non funziona o fare qualcosa per risolvere il problema? In queste semplici domande sta la differenza fra cittadini consapevoli e non, fra la partecipazione e il disinteresse.

Fortunatamente esistono iniziative che si pongono come obiettivo quello di rendere i cittadini più partecipi fin dall’infanzia, investendo sui giovanissimi: fra le tante Pequod ha scelto di raccontare del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze, un laboratorio di educazione civica presente in molte città d’Italia. In particolare abbiamo avuto il piacere di parlare con Davide Tagliafichi, pedagogista, che dal 1996 coordina le attività del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze di Piacenza. Un’iniziativa di tutto rispetto, con un’esperienza ventennale, che ha però saputo rinnovarsi ogni anno coinvolgendo nel tempo 354 classi e più di 6000 ragazzi. Insomma, un’organizzazione matura ma in grado di formare ogni anno nuove, anzi nuovissime (giovanissime) premesse!

Buongiorno Davide, ci racconta di cosa si occupa?

Buongiorno. Come pedagogista, da sempre mi occupo del rapporto fra infanzia, adolescenza e spazi urbani. In particolare lavoro nell’ambito dell’educazione civica, della partecipazione, che a Piacenza è maturata nell’esperienza del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze.

Davide Tagliafichi
Davide Tagliafichi

Entriamo subito nel vivo. Che cosa è il Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze?

È una forma di partecipazione attiva dei ragazzi delle medie di Piacenza alla vita democratica, amministrativa e civile del loro Comune. Gli incontri del Consiglio avvengono nelle classi e le tematiche affrontate sono suddivise sui tre anni di scuola media: si comincia con il funzionamento del Comune per poi arrivare ad un approfondimento della Costituzione, in terza media. E poi ci sono le proposte per la città di Piacenza formulate proprio dai ragazzi…

Ci dica di più di queste proposte…

Facciamo conoscere le peculiarità del Comune di Piacenza, organizziamo incontri con il sindaco e con gli assessori. Instauriamo un legame con il territorio attraverso attività pratiche a contatto con la città: ad esempio assieme ai vigili urbani i nostri ragazzi danno delle “multe morali” agli automobilisti indisciplinati. In questo modo nascono delle idee e dei progetti di miglioramento della città che a fine anno vengono presentati all’Amministrazione cittadina.

Ragazzi delle medie che danno una "multa morale"
Ragazzi delle medie che danno una “multa morale”

Sembra un’attività molto impegnativa, che coinvolge non solo voi pedagogisti, ma anche le scuola e per certi versi anche gli organi comunali stessi. Quali sono le difficoltà maggiori incontrate nell’organizzazione del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze?

In realtà nelle scuole non c’è nessuna ostilità, ti aprono le porte e c’è massima collaborazione. L’unica difficoltà da superare è stata la riduzione dei fondi a disposizione per queste attività: molti Comuni infatti hanno abbandonato il progetto, noi al momento siamo i più anziani in Italia! Senza contare che siamo stati il primo capoluogo di provincia ad avere un Consiglio dei Ragazzi e uno dei primissimi in Italia, dopo Corleone e Fano.

In questi vent’anni quali sono i progetti che vi hanno dato più soddisfazione?

Sicuramente motivo d’orgoglio è stato il progetto per un marciapiede per non vedenti, che ci ha fatto guadagnare il premio dell’ANMIL. E poi ci sono le piste ciclabili, fino a vent’anni fa assenti, e il recupero di piazze cittadine, progetti verso i quali l’attività del Consiglio ha aumentato la sensibilità. Senza contare le iniziative propriamente nostre, come la messa in sicurezza degli ingressi scolastici.

Progetto "Ingressi sicuri"
Progetto “Ingressi sicuri”

In che modo la coscienza civica dei ragazzi viene arricchita da quest’esperienza?

I ragazzi sono coinvolti in prima persona, si mettono in gioco personalmente e il fatto che non ci siano voti li fa sentire più liberi. E abbiamo effettivamente riscontrato che i contenuti trasmessi rimangono, infatti molti ex alunni oggi sono attivi nella vita civica e politica della città.

Ci lascia quindi con una ventata di ottimismo per il futuro, visti i risultati ottenuti finora?

Sicuramente ci sono state tante soddisfazioni, anche dimostrate dal fatto che alcune nostre iniziative sono state esportate in altri Comuni. Si continua però a cercare di migliorare; del resto è un po’ la maledizione dei pedagogisti: il nostro lavoro finito quando si vedrà? Si spera e si prova sempre… Con un’unica certezza importante, che i ragazzi, “nativi digitali” o meno, hanno sempre gli stessi bisogni: essere accettati, sentirsi accolti ed avere amici… Insomma, l’uomo resta uomo, ed è su queste semplici necessità della nostra natura che bisogna lavorare.

Giornata per l'infanzia
Giornata per l’infanzia

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Margherita Ravelli

Nata nel 1989 ad ovest della cortina di ferro, dalla mia cameretta della provincia di Bergamo ho sempre guardato con curiosità verso est, terra dei gloriosi popoli slavi. Dopo aver vagabondato fra Russia, Ucraina e Polonia ho conseguito la laurea magistrale in lingua e letteratura russa, con una tesi sul multilinguismo e sulla multiculturalità nella repubblica russa del Tatarstan. Sono responsabile della sezione Internazionale di Pequod, oltre che redattrice occasionale per attualità, cultura e viaggi.

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