Skip to main content

Casa e co-abitazione: la Edinburgh Student Housing Co-Op

Quando sei studente in una città straniera, la casa si può rivelare un grosso problema. È difficile trovarne una in una posizione comoda per l’università, è difficile trovare buoni coinquilini e bisogna stare attenti a non superare un certo budget.

Adriano ha quasi 25 anni, vive a Edimburgo da un anno e mezzo, ed è riuscito a trovare tutte queste cose in un posto unico nel suo genere: La Edinburgh Student Housing Co-Op. «Quando cercavo casa ad Edimburgo, su Google la co-op è stata una delle prime opzioni che ho trovato, ho curiosato sul sito e mi è sembrato subito un posto molto interessante» mi racconta Adriano, che sta finendo un Master in Traduzione dal cinese all’inglese nella città scozzese. Nella co-op vivono 106 studenti, in diversi appartamenti che possono ospitare dalle tre alle cinque persone. Ci sono molti inglesi, scozzesi, spagnoli, polacchi: la demografia della città di Edimburgo è ben rappresentata nei vari appartamenti. L’affitto è molto basso e diverse volte l’anno si può fare richiesta per entrare a far parte della co-op, venendo scelti dai membri che già ci abitano.

Non ci sono padroni di casa, funziona tutto in autogestione: gli studenti sono divisi in diversi gruppi che si occupano di ogni aspetto della vita in comune. Puoi unirti al gruppo che preferisci a seconda delle tue inclinazioni e su base volontaria. Il gruppo Places, per esempio, si occupa di tutti i lavori di manutenzione di tutti gli appartamenti: pitturare i muri, riparare elettrodomestici rotti e persino comprare scorte di carta igienica o di sapone. Ogni cosa che deve essere comprata, viene comprate in blocco per tutti.

«Per me, la cosa più importante della co-op è la partecipazione, e se tutti collaborassero sarebbe la situazione perfetta» mi spiega Adriano «Il problema è che spesso ad importanti riunioni decisionali ci troviamo in 30-35 persone, quindi la partecipazione non è alta come vorrei. E non essendoci una gerarchia, spesso il processo è molto macchinoso». Gli chiedo qual è la cosa che ama di più di questa sua casa, in cui ormai abita da un anno e mezzo: «Ti ritrovi a condividere una soluzione abitativa con una comunità vibrante di persone, di diverse nazionalità e in un ambiente dal quale puoi imparare moltissimo. Nella co-op abitano studenti di tutti i tipi, ma tutti con una passione o una battaglia a cui tengono particolarmente: c’è chi si batte per i diritti LGBT, chi è un convinto vegano, chi è molto attivo in politica o nel quartiere, quindi ogni discussione è utile per imparare qualcosa di nuovo».

Certo, a volte questa cosa può diventare un problema, mi spiega, perchè vivendo insieme così tante persone con idee così radicali, spesso tra i membri della co-op si creano discussioni molto accese non sempre di facile risoluzione.
Il ruolo di Adriano è anche quello del facilitatore in questo tipo di conflitti, facendo parte del gruppo Welfare, che si occupa del benessere fisico e mentale dei membri della co-op.
«Sono un Welfare coordinator», mi racconta, «ogni persona, se ha bisogno, può richiedere assistenza su diversi problemi. Crediamo molto nell’integrazione, qui, e nella co-op ci sono anche persone con problemi psicologici piuttosto seri, come disturbo dell’attenzione o bipolarismo. Per noi è importante che tutti i membri si sentano protetti e al sicuro, ed entriamo in gioco ogni volta che un conflitto non facilmente risolvibile si verifica nei diversi gruppi di lavoro».

Un altro gruppo di lavoro si occupa anche di organizzare feste, eventi, gite, condivisione di cibo e ogni aspetto più sociale. Lo spreco di cibo è bandito: alcuni membri del gruppo si occupano di cercare nei cassonetti cibo perfettamente integro ma magari scaduto il giorno stesso. Adriano stesso, che lavora in un negozio, porta a casa cibo scaduto non più vendibile e lo condivide con i membri del gruppo. È una vera atmosfera di collaborazione, in cui tutti pensano al benessere dalla co-op.
Adriano mi spiega inoltre che i vari appartamenti sono divisi a seconda delle esigenze dei membri: esistono appartamenti che fanno feste scatenate tutte le sere,  appartamenti più tranquilli, appartamenti LGBT. Quando entri a far parte della co-op, ti viene anche chiesto in che tipo di appartamento vorresti stare, a seconda dello stile di vita che conduci. «È capitato che i vicini si lamentassero quando c’è troppo casino. La co-op non è sempre vista di buon occhio dal quartiere. Cerchiamo di rispettare la libertà di tutti ma allo stesso tempo fare in modo che le persone attorno a noi possano vivere civilmente».

Gli chiedo come è vista questa scelta dalle persone intorno a lui, e Adriano mi presenta diversi punti di vista. Per la comunità giovane, alternative e underground di Edimburgo è vista come un sogno: condividere un appartamento e una missione comune con tanti studenti giovani come te, pagando un affitto basso, è l’obiettivo di molti. Altre persone la vedono come una scelta non condivisibile, perché l’immagine più comune è quella degli squat, di situazioni di degrado e sporcizia.
Adriano è felice di vivere in un posto che gli da così tanti stimoli, pur riconoscendo i limiti dati dalla co-abitazione di persone molto giovani e spesso poco organizzate: «La co-op è una bellissima utopia, che è molto vicina ed essere perfetta».

casa, co-abitazione, Co-op, edimburgo, Edinburgh Student Housing Co-op, featured, studenti, università


Chiara Rizzi

Nata e cresciuta a Bergamo, ha vissuto molti anni a Praga. Lettrice accanita sin da bambina, si vanta di possedere tutte le prime edizioni di Harry Potter. Laureata in lingue e letterature straniere, da studentessa ha tradotto i sottotitoli di svariate serie tv angloamericane. Subisce il fascino delle rovine sovietiche e delle nuove tecnologie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.