Skip to main content

Charlie Hebdo, Parigi due settimane dopo

Il colore di Parigi è il grigio. Lo sono i suoi tetti, visti dalla scalinata del Sacré Coeur, con cui la città assume quel color cenere di sigaretta che non ti scordi. É grigio il cielo invernale, livido con le sue nuvole che si specchiano nelle pozzanghere.
Ma non é grigio l’umore dei parigini, grandeur e orgoglio ancora intatti.
L’attacco alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo del 7 gennaio ha forse cambiato solo inizialmente le abitudini e i pensieri di chi a Parigi ci vive e ci lavora, o quelle dei turisti, ma dopo due settimane la città continua la sua solita vita.
Solo qualche segnale, qualche dettaglio, come quando un soprammobile viene cambiato di posto su una mensola, fa trapelare quanto accaduto.
Le edicole sono stracolme di copertine di riviste che ricordano l’attentato e la manifestazione di solidarietà dei giorni seguenti, mentre del giornale stesso nemmeno l’ombra, esaurito alla velocità della luce il giorno dell’uscita.
Il numero dei militari e dei poliziotti nei quartieri considerati a rischio, cioè quelli con il maggior numero di residenti di origine maghrebina o araba, come Belleville o Clignancourt, é calato rispetto ai giorni subito dopo l’attacco, ma qualcuno é ancora presente, mitra ben in vista, specialmente fuori dai luoghi di culto, mentre non se ne vedono proprio al parco di Buttes-Chaumont, noto per essere un luogo di ritrovo della cellula parigina di Al-Qaeda.
I canonici luoghi del turismo, come i musei o Notre-Dame, hanno incrementato la sorveglianza e ovunque, persino nei negozi sugli Champs élysées, campeggia il cartello del controllo anti terrorismo, che però nella maggior parte dei casi equivale a un’occhiata veloce nella borsa delle donne e nei casi più scrupolosi a una veloce tastata.

Segnale della vigilanza anti terrorismo
Segnale della vigilanza anti terrorismo

Place de la République, dove si é concentrata la manifestazione di solidarietà, porta ancora i segni della folla oceanica riunitasi per dire Je suis Charlie, la Marianna vestita di striscioni con Charlie, Charlie e ancora Charlie.

DSCN4186

DSCN4187

DSCN4189

Charlie in fondo è ovunque, impossibile non sentirne la presenza, impossibile non notarlo.
Eppure se cerchi di chiedere opinioni, pareri, alla parte meno Charlie di Parigi, la conversazione si fa schiva, il francese diventa stentato e lo sguardo sfuggente.
Parigi è divisa in due: da una parte il centro dove l’orgoglio e il dolore parigino sono ancora forti, e dall’altra i quartieri che si avvicinano alle banlieue, dove difficilmente senti parlare francese e dove Charlie sembra non sia mai esistito.
E intanto, alla fermata della metropolitana Hotel de Ville, i treni si fermano e vengono svuotati perché sono state trovate abbandonate a una stazione più avanti delle valige sospette.
“Succede tutti i giorni dopo gli eventi trascorsi” dice una bionda ragazza francese.
Ma Parigi è Parigi, la metro riparte e nessuno ha più paura.

Appeso sulla porta di un negozio
Appeso sulla porta di un negozio

attacco, charlie hebdo, featured, Francia, je suis charlie, manifestazione, parigi, paris, satira, terrosismo


Flavia Irene Gatti

Quando ero piccola sulla mia scrivania avevo un mappamondo e lo facevo ruotare e ruotare, immaginando luoghi e città da visitare. Dalla mia casa fra i laghi bergamaschi, provo a viaggiare, quando e quanto posso, e soprattutto a scrivere, di viaggi, di posti e di persone. Dopo il liceo classico e una collaborazione presso un giornale della provincia di Bergamo, mi sono stabilita a Milano, dove mi sono iscritta a Lettere all’Università Statale, laureandomi alla triennale nel 2012 e proseguendo gli studi di specialistica in Filologia Moderna, quasi ultimati. A Pequod sono caporedattrice e responsabile della sezione Viaggi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.