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Dall’horror friulano al rap sardo, il fascino delle minoranze linguistiche

Parlare di minoranze linguistiche d’Italia è un po’ come percorrere il Bel Paese in tutta la sua lunghezza. Cartina alla mano, ci spostiamo dall’arco alpino, dove troviamo le minoranze germaniche, al confine orientale, tra le parlate slovene di Trieste, Gorizia e Udine; tutt’altra musica nel Meridione, dove le lingue di antiche popolazioni albanesi risuonano in Sicilia e Calabria con un’eco che arriva fino all’Abruzzo, passando per la Puglia e il Molise, terre di idiomi greci e croati. Una traversata via mare e siamo ad Alghero, tra i suoni del catalano.
Queste le tappe segnate sulla nostra cartina, queste le lingue minoritarie riconosciute dalla legge 482/1999, ma che gusto c’è in un viaggio senza deviazioni inaspettate? Nord e Sud non sono poi così lontani se sentiamo qualche parola di francoprovenzale in Val d’Aosta e Puglia, di ladino o di occitano, che dalle valli piemontesi si riscopre in Calabria.
Carte e cartine semplificano, fino all’esclusione dei dialetti galloitalici e zingari e del curioso tabarchino. Questa miopia non ha impedito però ai molti parlanti in friulano e sardo di usare la propria lingua minoritaria come canale d’espressione privilegiato.

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Il Friuli da brivido di Lorenzo Bianchini
Tra cinema e webserie, il regista traccia una geografia dell’orrore nelle terre del Friuli e le racconta con le lingue del posto: sono in friulano il mediometraggio Dincj de Lune (I denti della Luna, 1999), storia di licantropia, e il primo film, Lidrîs cuadrade di trê (Radice quadrata di tre, 2001), mentre per Oltre il Guado (2013), premiato al TOHorror Film Festival, sceglie un dialetto sloveno parlato al confine.
Radice quadrata di tre si apre sui sotterranei bui e labirintici dell’Istituto tecnico Malignani di Udine, dove Bianchini lavorava come assistente tecnico, una location perfetta per l’avventura di tre ragazzi che, una notte, s’intrufolano nella loro scuola. Più minimalista la storia dell’etologo di Oltre il guado, dove i boschi di Monteprato e il piccolo centro di Topolò si animano di misteriose presenze che incombono dietro una porta o all’angolo di una strada abbandonata.

Sono scorci di luoghi quotidiani, che però Bianchini carica di tensione; lo stesso fa con la lingua, creando uno straniamento inquietante dai dialetti familiari e recuperando le atmosfere delle leggende locali. Un progetto ambizioso, per giunta no/low budget, quello di girare film horror in furlan: produzioni di genere “minoritario” in lingua minoritaria.

La Sardinian old school dei Balentia e i Cor(anta) di Alessio Mura
Anche il rap non è certo un genere tipico della musica italiana, soprattutto in Sardegna e nei primi anni Novanta, quando nasceva Balentia (poi ForeFingers Up!), storica formazione rap sarda che parte da una forte base hip hop e rimescola le carte unendo il funky e l’elettronica, senza dimenticare i doverosi omaggi ai big d’oltreoceano e ai grandi compositori per il cinema italiano. Insomma, l’ostacolo di un dialetto ostico come il sardo si può superare lasciandosi trasportare dal mix di basi, samples e flow, ma anche sbirciando le traduzioni dei testi, incluse nei cd a partire da Bisensi disi (2007).

ForeFingersUp
L’ultimo album del gruppo è Vidas&Rimas (2012), ma l’MC Alessio Mura, in arte Su Maistu, rinasce con Coranta (2015): l’album da solista, realizzato anche con il supporto del crowdfunding, racconta di passioni, per la famiglia, la musica e la propria terra d’origine.

Due terre così lontane, il Friuli e la Sardegna, trovano un appuntamento importante nel SUNS, Festival della canzone in lingua minoritaria, con Suns Sardigna, e insieme si aprono alle innovazioni musicali e cinematografiche prodotte in lingue minoritarie di tutta Europa, testimoniando la loro vitalità non solo in territori circoscritti.

 

In copertina, fotogramma dal film Custodes Bestiae (2004) di Lorenzo Bianchini.

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Alice Laspina

Nata nella bergamasca da famiglia siciliana, scopro che il teatro, lo studio e la scrittura non sono che piacevoli “artifici” per scoprire e raccontare qualcosa di più “vero” sulla vita e la società, sugli altri e se stessi. Dopo il liceo artistico mi laureo in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo e sempre girovagando tra nord e sud Italia, tra spettacoli e laboratori teatrali, mi sono laureata in Lettere Moderne con una tesi di analisi linguistica sul reportage di guerra odierno. Mi unisco alla ciurma di Pequod nel 2013 e attualmente sono responsabile della sezione Cultura, non senza qualche incursione tra temi di attualità e politica.

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