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Darsi alla macchia e fiorire: una migrazione in Maremma

Capita il momento in cui l’inadeguatezza preme e schizzare via è l’incerto palliativo.
Meta fantasticata, rinnovare la mente, andare a caccia: questo serve e questa è l’idea-propulsore per raggiungere la velocità di fuga.
Andare come unica possibilità di sanità spirituale, farsi proiettile e concedersi a gravità altre.
Così nel Marzo 2013, in muta euforia, lascio la scolorita valle natale bergamasca e prendo il treno che si rivelerà essere il più fecondo della mia giovinezza.
Sarei dovuto partire per un’esperienza di 2 mesi. Sono passati 3 anni.

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La Toscana è armonica come si crede, non delude attese, ti fa microbo e partecipe al ciclo.
Qui ho trovato il respiro, il fissare i bei momenti, l’indizio di vita nella terra.
Le colline ospitano gli scenari variopinti delle macchie boschive che spartiscono ondulati spazi con i pascoli, le vigne con gli uliveti e, là, l’Argentario apre l’occhio alla Panthalassa.
Il cielo, la notte, è il più generoso che abbia mai visto: pulita volta tempestata dal palpito delle costellazioni.

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Arrivai a Ripacci (frazione rurale di Scansano, paesino nel mezzo della Maremma), presso l’azienda agricola Podere Novo, da wwoofer ovvero apprendista volontario in cambio di vitto e alloggio.
In breve tempo ho potuto munirmi dei rudimenti per condurre una vita agricola in buona parte autosufficiente. Oggi qui ci lavoro.
Isolata, a 7 km dal paese, questa contrada contadina crea una piccola comunità sinergica, un insolito e azzardato tentativo di condurre una vita sociale d’altri (nuovi) tempi.
La fattoria nacque 30 anni fa come progetto di comune rurale dall’entusiasmo di una dozzina di persone provenienti da svariate regioni italiane; ristrutturarono un rudere riconvertendolo ad abitazione e attorno costruirono stalla, caseificio e un’incantevole sala da meditazione. Eressero persino un rustico teatro a cielo aperto dalla tribuna in roccia che sorge tra l’uliveto e il versante dei campi, custode di un’arcana e magnetica atmosfera.
Romanticamente, pare qui latitino i ricordi di chi viene a cercare un abbraccio nel panorama.

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I giorni corrono tra le innumerevoli attività stagionali d’orticoltura e raccolta e la puntuale cura del bestiame. Nei mesi più caldi si aggiunge l’impegno in agriturismo.
Fossi solo, non sopporterei il ritmo a lungo, ma fortunatamente la costante presenza d’altri wwoofer concede tempi di lavoro ottimali e condivisione del quotidiano.
L’azienda, oltre ad essere prossima alla costa, situa a poco più dimezz’ora di auto dalle sorgenti termali d’acqua sulfurea di Saturnia, il bacino del fiume Albegna e le pendici del monte Amiata.
In un’area così contenuta ogni genere di scenario è contemplabile, perciò domeniche e giorni festivi si risolvono in sempre differenti escursioni.
Una profusione di giovani che vanno e vengono sperimentando qualche settimana o mese di vita agreste (i wwoofers sopracitati) tiene vivo il rapporto umano, la gioia dell’aver intrapreso questa via, lo studio dei caratteri e del linguaggio (2 volontari su 3 sono stranieri: ciò sprona a perfezionare il proprio inglese).

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Da 2 mesi a 3 anni dicevo.
Fuggire da una gravità non significa essere immuni ad altre, maggiori.
Va tutto bene. E’ perfetto. Le mani nella terra, i piedi sui prati finché ciò mi nutre.
Poi nessun problema.
Lo abbiamo ormai imparato: sappiamo evadere.

Arlecchino, Carnevale1, featured, Maremma, Tocana, viaggio


Davide Tacchini

Classe '89, nato in provincia bergamasca, vivo i ¾ dell'anno in un piccolo paesino rurale nella maremma toscana dove mi occupo di orticoltura, giardinaggio e agriturismo. Negli ultimi anni ho viaggiato parecchio nel centro-sud Italia vagabondando e ricercando luoghi non comuni fino a convincermi che paesaggisticamente questo paese natale offre bellezza per una vita intera. Così mi intrufolo in Pequod con l'intento di condividere il bagaglio accumulato e razionalizzare l'esperienza del mio muovere.

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