A caccia di sogni
Inseguire i propri sogni è un qualcosa di intrinseco alla natura umana, è una cosa che caratterizza la vita di tutti noi. Ognuno di noi ha un sogno per realizzare il quale farebbe carte false. Ci sono sogni assurdi, difficili se non impossibili da realizzare, che restano per sempre nel famoso cassetto. Restano lì, ad aspettarci. Possiamo rispolverarli quando vogliamo, per cullarci nella speranza che un giorno, prima o poi, li realizzeremo, e invece resteranno irraggiungibili per sempre. Ma ci sono, sono lì, perché la nostra vita è fatta per avere dei sogni, non ci abbandoneranno mai. E poi ci sono quelli che invece si possono realizzare. E quando si ha l’occasione di realizzare un sogno, il proprio sogno, quell’occasione non si può rifiutare.
Ed è proprio per inseguire i suoi sogni che Mirco Sambrotta, 31enne italiano originario dell’Abruzzo, si è trasferito all’inizio del 2015 a Granada, in Andalusia, nel sud della Spagna. Dopo aver conseguito la laurea triennale in Filosofia all’Università di Firenze e la laurea magistrale, sempre in Filosofia, all’Università degli studi di Milano, Mirco ha avuto la possibilità di trasferirsi in Spagna per realizzare il suo sogno.
«Mi sono trasferito qui a Granada per un Ph.D, che non è altro che un dottorato di ricerca, ma detto così sembra qualcosa di più importante. Dopo la laurea, mi sono occupato di filosofia del linguaggio ed epistemologia, sicché, come potete facilmente immaginare, in Italia la gente mi prendeva in giro e rideva di me quando dicevo che il mio sogno era quello di fare il ricercatore. Lo so che non è un sogno emozionante ed ambizioso come quello di fare l’astronauta o quello di scalare il K2, ma è davvero quello che mi piace fare nella vita.»
Così, quando si è palesata la scelta tra continuare a fare il barista-cameriere a Milano o lasciare l’Italia ed inseguire il suo sogno, Mirko non ha esitato un attimo a prendere la decisione di trasferirsi a Granada per conseguire il dottorato di ricerca.
Anche se, a dire il vero, Mirco ammette di averci dovuto pensare prima di accettare:« La decisione, seppur facile, ha richiesto qualche giorno di riflessione. A Milano, nonostante facessi cameriere, avevo comunque un ottimo stipendio per quello che è il momento attuale in cui versa l’Italia, e per un giovane questo è quasi un miracolo. Qui invece devo stare più attento con i soldi. Faccio la spesa al discount, per fare un esempio. Ma quando arrivo a casa la sera sono contento, perché so di aver usato il cervello per qualche ora, e non solo la macchinetta del caffé, per guadagnarmi lo stipendio.»
L’impatto con la realtà di Granada, e della Spagna in generale, non è stato difficile. Mirco si è trovato a confronto con una cultura e una lingua non molto differenti e distanti da quella italiana, e grazie a questo si è facilmente integrato nella nuova città e ha iniziato alla grande la sua nuova vita all’estero.
«Qui è un po’ come il Molise, ma con il flamenco al posto della tarantella. Non ho avuto problemi né con la lingua, né con le abitudini enogastronomiche, né con i principi etico-morali, mi sentivo quasi più “straniero” a Milano.»
Mirco si sente fortunato per essersi trasferito in Spagna: si è ritrovato a vivere in un paese in cui si trova bene, adatto alle sue caratteristiche, al suo modo di essere e di fare. Ha trovato persone che credono in lui, viene pagato per fare la cosa che gli piace di più al mondo. Ha trovato una città adatta alle sue esigenze, nella quale poter vivere inseguendo i suoi sogni. Ma qualsiasi posto sarebbe andato bene. Si sarebbe adattato a qualsiasi luogo, città, lingua e cultura, pur di poter inseguire e realizzare il suo sogno.
Quella di spostarsi in un paese straniero è anche un’esperienza che ti permette di conoscere te stesso più intimamente e attentamente. Ti permette di capire meglio quelli che sono i tuo limiti, quelle che sono le tue potenzialità. Ti permette di capire ciò che davvero vuoi fare nella vita. Ma è un’esperienza che ti regala anche la possibilità di conoscere a fondo una cultura diversa dalla tua, per quanto, nel caso di Mirco, quella spagnola sia molto simile a quella italiana. Ti da la possibilità di conoscere nuove persone, che portano con loro valori e ideali diversi dai tuoi. E ti permette di apprezzare meglio l’altro, e con questo la diversità che distingue ognuno di noi.
«Qualche giorno fa – ci racconta Mirco – ho letto il post su Facebook di una ragazza che conosco, all’interno del quale spiccavano frasi come “Evviva la ruspa di Salvini”, oppure “Stateci voi insieme a questi beduini che vivono sulle nostre spalle”. Ecco, se dopo soli cinque mesi a Granada, mi chiedessero a cosa serve un’esperienza all’estero, risponderei innanzitutto: per evitare di scrivere queste cose pubblicamente; per evitare di pensarle certe cose, o anche solo di immaginarle! Certo, è un po’ come la pillola del film “Limitless”, che migliora la capacità di sfruttare al massimo il tuo sistema nervoso: se sei intelligente la cosa funziona meglio.»
Per quanto riguarda i progetti per il futuro, Mirco non si sbilancia. La sua passione per quello che fa non conosce limiti e spera di continuare a fare il lavoro che ama per molto tempo ancora, ma non gli piace fare progetti a lungo termine. Ci sono troppe variabili, specie nel campo della ricerca: «Spero solo di avere, un giorno, una qualche buona intuizione che mi permetta di continuare a fare ricerca. Se questo avverrà in Spagna o altrove, per me non ha alcuna importanza, anche se “la ricerca è un gioco che si gioca 11 contro 11 e, alla fine, vincono gli anglosassoni”.»
La cosa importante, sulla quale Mirco non ha dubbi, è che non vuole riporre il suo sogno nel cassetto. Non vuole tenerlo lì, solamente per rispolverarlo ogni tanto, per ricordare quant’era bello. Mirko vuole che questo sogno, il sogno di fare il ricercatore, duri per tutta la vita.
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Atalanta
Bravo Torti veramente un bell articolo. w la spagna e forza contador
Giorgio
Grazie mille Tiz!! Anche se troppo di parte, il tuo complimento lo accetto più che volentieri!