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Se 140 caratteri valgono più di 140 righe: intervista a Iuri Moscardi su TwLetteratura

Dopo l’approfondimento sul progetto di social reading TwLetteratura, Pequod torna a parlarne con uno dei protagonisti, Iuri Moscardi. Trentenne, originario della provincia di Brescia e laureato in Lettere Moderne, dal 2013 collabora con l’originale startup in qualità di project manager, rivelandoci anche i prossimi appuntamenti per vivere un’estate social, grazie all’app betwyll, ma all’insegna della cultura: #Comunità, dedicato ad Adriano Olivetti, e #CaroMichele a Natalia Ginzburg; l’incontro a Viareggio con gli insegnanti il 16 luglio e la manifestazione Un paese in posa a Barni (Co) del 17 luglio.

Scoprite di più su TwLetteratura in questa intervista, un rapido botta e risposta che non poteva non giocare con il meccanismo caratteristico di Twitter: l’occhio più attento, infatti, noterà che ogni risposta è formulata entro e non oltre lo spazio di 140 caratteri!

Iuri Moscardi, project manager di TwLetteratura
Iuri Moscardi, project manager di TwLetteratura

Cosa è TwLetteratura?

Un metodo che promuove la lettura sfruttando i meccanismi dei social network: sintesi, interazione, disintermediazione.

Cosa vi ha spinto a crearla?

Usare un social network come strumento nuovo che stimolasse il maggior numero di persone a leggere.

Chi e dove, o quando, ha avuto per primo l’idea?

Edoardo Montenegro (@emontene) nel 2012 con #TweetQueneau: lettura e commento degli Esercizi di stile di Queneau su Twitter.

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Quale è il vero punto di forza di questo progetto?

Permette di riscoprire la bellezza della lettura insieme, attorno al falò virtuale dei nostri tweet e – in futuro – twyll.

Cosa rappresenta per te un libro?

Un intreccio di storie, parole, emozioni che ognuno di noi – leggendolo – assapora in modo diverso.

Sei un nostalgico della carta o preferisci le copie digitali?

Il digitale è comodissimo per avere sempre con sé libri e titoli, la carta però ha ancora il fascino dell’oggetto da toccare e annusare.

Perché puntate ad opere del passato e non a qualcosa di contemporaneo?

Abbiamo lavorato anche sul contemporaneo, vedi #LabExpo, progetto scientifico dedicato al Patto per la Scienza alla base di Expo 2015.

Cosa ne pensi del “protagonismo da social network”, vale a dire il voler far sapere la propria opinione a tutti costi?

È un rischio dei social; ma, d’altro canto, è proprio il sentirsi protagonisti in prima persona che coinvolge chi partecipa ai nostri giochi.

Lo riscontri in TwLetteratura o gli utenti della comunità non ti sembrano ossessionati da questa mania?

Chi usa Twitter condivide informazioni o le cerca e le mette a disposizione di tutti. Capita per esempio davanti a una parola sconosciuta.

Volendo fare un po’ di autocritica, cosa andrebbe migliorato?

Non si finisce mai di migliorare: per farlo, cerchiamo di ascoltare il più possibile le richieste della nostra comunità.

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Negli ultimi mesi Twitter ha avuto un calo di iscrizioni: questo ha influenzato in qualche modo la partecipazione a TwLetteratura?

Abbiamo rilasciato a maggio la nostra app betwyll, disponibile su Apple e Google Stores, creando un nuovo spazio per i nostri giochi; ma su Twitter la presenza dei fedelissimi è sempre costante.

Perché Twitter e non Facebook? Su Facebook l’utente ha la possibilità di esprimere in modo più ampio il proprio pensiero…

La sintesi obbliga a pensare e rielaborare il messaggio da scrivere, che si rivela più pregno che se fosse stato scritto in 140 righe.

Centoquaranta caratteri possono essere uno stimolo alla scrittura sintetica ma un ostacolo a riflessioni più complesse, non trovi?

La nostra esperienza dice il contrario: è incredibile quanti approfondimenti siano possibili in soli 140 caratteri!

Quindi pensi che non si rischi di cadere nella superficialità…

È un rischio, ma tutti i partecipanti ai nostri giochi cercano di solito di fare “bella figura” leggendo prima accuratamente il testo.

In base a quali criteri vengono scelti i testi?

A particolari ricorrenze legate agli autori, la volontà di sperimentare con generi e epoche diverse e alle richieste della nostra comunità.

Da un punto di vista filologico, non dovrebbero essere in lingua originale?

Puoi scrivere nella lingua che preferisci; per consentire una partecipazione ampia ed essendo in Italia, abbiamo prediletto l’italiano.

Applicate una sorta di censura ai commenti degli utenti?

No, mai, assolutamente. Non ce n’è mai stato bisogno.

Trattate argomenti culturali che spaziano molti campi, questo prevede ogni volta una fase preparatoria di studio e approfondimento?

Esatto: di solito si sceglie una tematica o un autore e si studia il libro da proporre, anche in base al target o al tipo di sperimentazione.

Quali sono le difficoltà ricorrenti nella preparazione di ognuno dei vostri eventi?

Il tempo, che non è mai abbastanza per fare tutto quello che vorremmo.

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Lavorate molto con le scuole, quali sensazioni vi lascia questa collaborazione?

Sensazioni molto positive: se lasciati liberi di sperimentare – sotto la guida degli insegnanti – gli studenti sono davvero ricettivi.

C’è qualcosa che ti ha sorpreso nella collaborazione con le scuole?

Le reazioni degli studenti nel progetto #TwSposi sui Promessi sposi: un libro di solito mal sopportato è stato letto con entusiasmo.

TwLetteratura è rivolta a chi usa Internet, ma per tutti gli altri?

Sì, giochiamo su Twitter e con l’app betwyll, ma poi ci incontriamo in festival ed eventi, dove proponiamo di scrivere dei “tweet di carta”.

Lancia uno slogan per promuovere TwLetteratura ai nostri lettori!

Quello che ci contraddistingue: “La TwLetteratura non esiste, i libri e i lettori sì”.

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Leonardo Lussana

Cresciuto in una frazione sperduta delle valli orobiche, dove anche l'automobile di Google Maps si è rifiutata di arrivare, sin da piccolo coltivo la mia passione per il disegno e la pittura. Avevo due anni quando, di mia iniziativa, presi i gessetti colorati e decisi di lasciare il primo di una lunga serie di lavori sui muri di casa. Opera d'arte purtroppo cancellata prima che quelli del Moma la potessero vedere, mia mamma decise di tappezzare le pareti di casa con fogli di carta in modo da prevenire le mie scorribande vandaliche. Dopo l'iter delle scuole dell'obbligo e maldestri tentativi di sfondare nel mondo della pallacanestro e del calcio, mi sono diplomato al Liceo artistico e di conseguenza laureato in Storia dell'arte a Milano, il tutto corredato dai soliti stage di rito. Attraverso Pequod vorrei parlarvi dell'arte, dei suoi protagonisti e delle opere da essi realizzate: che come istantanee raccontano il passato e il presente dell'umanità; magari con la cultura non si sazia lo stomaco, ma sicuramente si appaga la mente e il desiderio della conoscenza.

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