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Abbattere le mura dell’odio: Bergamo Pride 2019

Articolo di Laura Liverani

Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta. Io e gli altri membri del comitato abbiamo portato a termine l’organizzazione della seconda edizione di Bergamo Pride… E siamo incredibilmente sopravvissute/i! Migliaia di persone sono infatti scese in piazza sabato 18 maggio, colorando di arcobaleno una giornata uggiosa e reclamando a gran voce la libertà di essere e di amare. La pioggia non ha infatti fermato la marea di gente che ha pacificamente invaso le strade del centro cittadino, partendo dalla stazione fino al raggiungimento del parco Gate della Malpensata.

Orgoglio oltre le mura”, lo slogan scelto per questo secondo Pride bergamasco, ha connotato la manifestazione, caricandola di un significato simbolico oggi valido più che mai. In un’epoca di muri e confini, Bergamo Pride ha chiesto alla popolazione di attraversarli e abbatterli, in un’ottica di condivisione delle differenze di orientamento sessuale, identità di genere ed etnia. Se da una parte il muro dell’omo-transfobia e del razzismo è stato distrutto – emblematica in questo senso l’azione simbolica della cooperativa La Solidarietà di Dalmine, che ha abbattuto un muro di cartone sul palco – una cinta di mura umane è stata costruita durante il corteo finale: le persone si sono sentite protette dalla folla, si è creato uno spazio sicuro di comunità dove poter essere se stessi senza paura, dove prendere la mano del proprio ragazzo o della propria ragazza per baciarsi in libertà, come ricorda il messaggio ricevuto da Massimo, uomo gay di 58 anni che per la prima volta ha partecipato a un Pride e per la prima volta si è sentito veramente libero.

Riunitosi a partire dai primi di ottobre, il comitato Bergamo Pride ha lavorato instancabilmente per sette lunghi mesi, dando vita a un percorso culturale e informativo. Composto prevalentemente da singoli cittadini e cittadine, provenienti da diversi background, da alcuni rappresentanti del sindacato CGIL e di qualche associazione, il comitato ha avviato una riflessione improntata proprio sul senso di comunità: possiamo ritenerci soddisfatte/i dei risultati raggiunti. Rispetto all’anno scorso, abbiamo lavorato molto sull’unità interna del comitato, cercando di fare coesistere voci e necessità diverse, evitando personalismi e protagonismi e cooperando per un unico scopo. L’amministrazione comunale ha contribuito alla buona uscita dell’evento, mettendo a disposizione le proprie forze e sostenendo la realizzazione di Bergamo Pride.

Tuttavia il percorso da fare è ancora molto lungo, dal momento che è bastato il parziale danneggiamento dell’aiuola decorativa di una rotonda, calpestata da un gruppo di persone noncuranti delle conseguenze che il loro gesto avrebbe avuto sull’organizzazione, per dare sfogo a commenti violenti e senza filtri di centinaia di lettori dei quotidiani locali, nonostante l’organizzazione stessa si fosse già scusata, attribuendosi la responsabilità politica ed economica dell’accaduto. A dimostrazione del fatto che i Pride sono sempre più necessari e sono in grado di smascherare l’omo-transfobia e l’odio che si nascondono dietro a frasi fatte come “io non ho niente contro i gay, ma…”. Abbiamo appurato qual è la vera natura di molti dei nostri concittadini/e; lavoreremo ancora più duramente per costruire un’alternativa all’odio.

Fortunatamente le testimonianze che ho ascoltato alla partenza e all’arrivo del corteo, nonché i commenti positivi che ho ricevuto, parlavano tutta un’altra lingua. Ho visto in manifestazione alcune mie studentesse, con le quali avevo affrontato l’argomento e che a un Pride non erano mai state. Una di loro si è aperta, dicendomi che si è sentita al sicuro, perché avendo subito discriminazioni per il colore della sua pelle sapeva cosa significava sentirsi sbagliati e avere paura. Era la prima volta che parlava di quanto le era successo. Ho anche intravisto una collega, in prima fila a ballare sotto la pioggia, e mi ha fatto molto piacere: il mio ambiente lavorativo continua a spaventarmi molto e non sono dichiarata con tutti/e. Ho visto i miei amici e le mie amiche eterosessuali, i cosiddetti “alleati”, sfilare per i miei diritti e condividere la mia battaglia. Ho incontrato mia madre e non ho resistito: le lacrime sono scese copiose quando l’ho abbracciata.

Anche quest’anno raccolgo i frutti di questo bellissimo e faticosissimo Pride e mi porto a casa un’altra esperienza altamente formativa in vista di una possibile terza edizione. Concludo facendo mie le parole dell’attivista Angela Davis, quando afferma: “Non accetterò più le cose che non posso cambiare. Cambierò le cose che non posso accettare.”

In attesa di ricaricare le batterie e fare un bilancio collettivo di questo Bergamo Pride, vi aspettiamo il 24 maggio alla Biblioteca Gavazzeni di Città Alta per parlare di esperienze di coming out, conflitti, amori e identità in compagnia del Circolo dei narratori di Bergamo e il 14 luglio al Punk Rock Raduno presso Edoné per l’attesa estrazione dei premi della lotteria di autofinanziamento di Bergamo Pride.

Fotografie di Francesca Gabbiadini. Tutti i diritti riservati.

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