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Breve guida immorale o proibita

Sebbene i divieti non siano né divertenti né popolari, tuttavia risultano molto utili nel segnalare le tendenze di una società. Con Banner things around the world Pequod ha sondato il Pianeta alla ricerca di bizzarrie; con questo fotoreportage, vi propongo invece una guida breve e stringata sulle principali proibizioni italiane di natura morale o legislativa. A partire dal quotidiano, ecco un album su oggetti e comportamenti svergognati, rivalutati e certe volte dimenticati… seguiti da alcune considerazioni!

 Alcool

Con il termine “proibizionismo” si indica il periodo tra il 1919 e il 1933 in cui fu proibito produrre, vendere e trasportare alcolici negli Stati Uniti d’America. Il divieto aveva come scopo quello di moralizzare la società statunitense, ma di fatto andò a gonfiare i portafogli dei mafiosi grazie ai proventi ricavati dal contrabbando di alcol. Riferimenti a situazioni italiane, simili e attuali sono del tutto casuali.

 Profilattico

Il preservativo è l’anticoncezionale più antico e diffuso al mondo, che vanta raffigurazioni egizie risalenti al 1500 a.C. Nel XIX secolo, invece, l’utilizzo del contemporaneo condom sembra diminuire in Italia: nelle farmacie o para- farmacie le confezioni di preservativi vendute sono passate dagli 11,1 milioni nel 2007 al 9,3 nel 2014. Parallelamente, sono aumentati i casi di Aids causati da rapporti non protetti, arrivando a registrare 3.695 nuove diagnosi nel 2014.

Minigonna

Arrivata in Italia nel 1966, la minigonna è stata per diverso tempo un indumento malvisto dall’opinione pubblica, facendo incetta di sguardi giudicanti e un certo numero di azioni legali contro audaci indossatrici. Sebbene al suo debutto era moralmente accettata solamente all’interno dei locali da ballo, in breve tempo la minigonna divenne simbolo dell’indipendenza femminile e del degrado morale.

Droghe leggere

È gennaio. E come tutti gli anni a gennaio, in Italia, si dibatte sulla legalizzazione delle droghe leggere: anche noi di Pequod, se ricordate, vi abbiamo aggiornato sugli ultimi sviluppi. Paragonare gli effetti della marijuana a quelli dell’alcool mi pare assai scontato, quindi mi limiterò a darvi la notizia sullo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze che possiede già 20 kg di cannabis da vendere alle farmacie per uso terapeutico. La cannabis prodotta non sarà utilizzata per sintetizzare farmaci, ma consumata “al naturale”.

 Allattare in pubblico

Allattare in pubblico può causare spiacevoli episodi alle neomamme italiane, che vedono spesso un loro diritto essere etichettato come esibizionismo all’interno di un Paese sprovvisto di una legge a riguardo. Il tutto fa di certo riflettere sulla coerenza di una società tanto attaccata al valore del “naturale”, nello specifico a una famiglia fondata sul matrimonio fra donna e uomo. Se gli omosessuali non hanno ragione di esistere in quanto “contro natura”, come possono una donna e il suo bambino suscitare tanto scalpore?

 Tessera elettorale

Molti tendono a dimenticarlo, ma con il dilagare del populismo è il caso di ricordare come in Italia il suffragio universale fosse proibito prima del 1946. Nonostante sia la grande conquista del XX secolo, il diritto di voto esteso a tutti i cittadini maggiorenni sembra oggi aver perso il significato di dovere civile. Tutto ciò, ha inevitabilmente creato un elettorato debole e noncurante nel dirigersi al voto poco informato o addirittura impreparato.

Signori, non urlate per favore!

Stati Uniti, anni 20 del secolo scorso. Più precisamente New York. È sera tardi e le strade sono semideserte. Passa di tanto in tanto una pattuglia della polizia per il consueto turno di sorveglianza. Che fine hanno fatto le persone? Perché nessuno, o quasi, esce di casa? Il problema ruota tutto attorno ad una legge entrata in vigore il 16 gennaio 1920, mi riferisco al Volstead Act. Da quanto sancito veniva proibita la vendita ed il consumo di alcolici nei bar, la loro importazione ed il trasporto. Il tutto, secondo gli ideatori, era finalizzato ad una maggiore moralizzazione della società americana, vittima di crimini e violenze alla cui base, sempre secondo i legislatori, vi era la piaga dell’alcolismo.

Come conseguenza dell’entrata in vigore della legge, ogni tipo di bevanda alcolica venne bandito in tutti gli Stati Uniti: ciò, però, provocò la nascita e lo sviluppo di un mercato nero gestito prevalentemente dalla malavita. Importanti gangster, il più famoso dei quali è sicuramente Al Capone, iniziarono ad erigere veri e propri imperi del contrabbando di alcol in questi anni. La loro fortuna era dovuta principalmente al fatto che i cittadini americani, anche dopo l’entrata in vigore della legge, non vollero rinunciare a bere ed erano così disposti a pagare un prodotto talvolta di bassa qualità a prezzi raddoppiati. Oltre all’importazione da Paesi in cui gli alcolici erano ancora legali, come Canada e Messico, si diffuse, infatti, la pratica di realizzare birra e surrogati del whiskey in laboratori clandestini in modo da venderli ai vari clienti. Da sottolineare è il fatto che, almeno in un primo momento, semplici bottiglie venivano vendute sottobanco in negozi di generi comuni, poi però iniziarono a diffondersi i cosiddetti speak-easy e allora cambiò tutto.

Tradotto speak-easy significa letteralmente “parla pianoo parla a bassa voce, ma al tempo del proibizionismo stava ad indicare quei bar o club privati che illegalmente servivano bevande alcoliche ai propri clienti (in cui, ovviamente, era buona cosa non urlare molto se non ci si voleva far scoprire dalle autorità). Spesso camuffati con insegne di insospettabili negozi o botteghe, per accedervi serviva una parola d’ordine da riferire all’ingresso. Ciò però non bloccò le retate della polizia che si susseguivano molto frequentemente, il che contribuì a generare un vero e proprio clima di tensione per le strade delle città che non di rado erano teatro di scontri tra i gangster e le forze dell’ordine. A fronte di questo clima è opportuno specificare che gli speak-easy proliferarono comunque tanto che durante gli anni ’20 nella sola New York se ne potevano contare circa 32000. Successo, questo, a cui molti contemporanei hanno deciso di guardare e di imitare: così a distanza di quasi cent’anni dai ‘’ruggenti anni ’20’’ lo spirito dei bar clandestini torna in auge anche se di clandestino hanno poco o niente.

E di questo spirito vive 1930 cocktail bar a Milano in zona piazza cinque giornate. L’indirizzo vero e proprio non è dato saperlo se non si possiede la tessera dei soci, questo al fine di selezionare una clientela in grado di apprezzare appieno i prodotti offerti. Aperto nel 2013, il locale catapulta il cliente in uno speak-easy come si deve e, se si considera che bisogna imbucare una viuzza stretta e quasi nascosta e alla fine bussare a una porta del retro di una gastronomia etnica, l’effetto non può che essere più che stupefacente. Una volta entrati colpisce subito l’arredamento da jazz age, ma soprattutto sono sorprendenti i bicchieri e gli accessori per i cocktails. E a proposito di cocktails nulla è lasciato al caso perché i vari barman offrono una selezione con i fiocchi: avete mai bevuto un ‘’Manhattan in Kentucky’’ o un ‘’Milanes’’, se la risposta è no, questo è il posto giusto per farlo. Significativa è anche la descrizione che il locale da di se stesso sulla propria pagina Facebook:

Why the name 1930?
We are at number 19 of the street, and its hidden in a bar called
“Caffetteria 30”. The tram 19 brings in Porta Genova, the tram 30
brings to 1930; we open at 19.30; 1+9+3+0 and equals 13, the day
of the opening of all our places.

Un luogo in cui tutto sembra sospeso tra passato e presente, esclusivo e misterioso, in cui poter bere ottimi drink è veramente un’ottima trovata che consente alle persone di tuffarsi in un’altra epoca e di vivere per qualche ora come al tempo del Gatsby di Fitzgerald.

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