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Villa De Vecchi: solo una leggenda nera?

Esiste un cimitero silenzioso lontano dove riposa lo spirito di quei luoghi aridi e desolati rovine di un passato abbandonato a se stesso. Posti dimenticati, impossibili da nascondere, ma che nessuno guarda più. Palazzi, ville, chiese ridotte a cumuli di cemento e polvere, luoghi segnati da un tempo cinico che li ha usati denudati e poi, non contento, riposti in un angolo buio e freddo a deperire lentamente. Una forza inestimabile si cela dietro a tutto questo: le intemperie, l’umidità, l’incuria sono riusciti a rendere questi luoghi magici, a conservarne paradossalmente tutta la bellezza.

La nostra passeggiata odierna profumerà di malinconia tra gli archi, le porte e il pianoforte erosi di Villa De Vecchi, in Valsassina: due piani traballanti eretti su un manto verde, edera intrecciata a farle da coperta e un recinto malmesso che cerca invano di proteggerla; il camino e il pianoforte resi ancora più eterei dalle infiltrazioni solari padroneggiano fieri, le tracce di vandalismo e satanismo, distribuite su tutta la superficie, l’hanno ribattezzata La Casa Rossa, ma c’è una storia che ha poco a che vedere con streghe e fantasmi: la tenuta, costruita dal Conte Felice De Vecchi a metà Ottocento, era famosa per la polenta taragna cucinata dai Negri – la famiglia che per oltre 100 anni si è presa cura della Villa – ogni volta che gli eredi del Conte arrivavano in villeggiatura. A tenerne vivo l’onore oggi è Giuseppe Negri (figlio dell’ultimo custode) che vive ancora nelle vicinanze e cerca di mettere in ordine i ricordi con l’aiuto delle sorelle.

In questo luogo il tempo sembra essersi fermato al momento giusto, lasciando in eredità un passato perfettamente fossilizzato. Per sempre.

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