Skip to main content

Una vita galleggiante, direzione sud

La vita in barca a vela ti insegna a rallentare, ad assaporare ogni momento di libertà e bellezza e ad apprezzare le piccole cose della vita.

Fare il bucato può richiedere due giorni. Spesso l’acqua scarseggia e ti devi lavare con due o tre bicchieri d’acqua. La notte, se senti freddo, devi preparare una borsa dell’acqua calda perché non c’è il riscaldamento. A volte la sera, anche se sei stanco, devi avere pazienza e aspettare di trovare il punto d’approdo giusto per ancorare – non puoi permetterti di lasciare andare la tua casa galleggiante alla deriva.

Questa vita un po’ più difficile ti insegna tanto; ti cambia, ti tempra, ti rende più indipendente, perché libera dall’assuefazione a beni materiali e TV. La sera giochi più spesso a carte o a backgammon; la mattina apprezzi il paesaggio che ti circonda e, lontano da spot e cartelloni pubblicitari, non hai bisogno dell’ultimo modello di cellulare. E’ una vita più ricca, più piena: hai tempo per ammirare altre barche entrare in porto, notare la sagoma di un delfino all’orizzonte e parlare a una foca mentre si avvicina alla tua imbarcazione, sperando venga a salutarti più vicino.

[ph. Elena Manighetti/Sailing Kittiwake – Tutti i diritti riservati.]

Dopo aver mollato tutto per andare a vivere su una barca, la nostra tanto attesa avventura è iniziata lenta: Ryan ed io abbiamo trascorso il mese di Maggio ormeggiati sul fiume Penryn, in Cornovaglia, preparando la nostra barca Kittiwake per la traversata della Manica. Da una parte, molto del nostro tempo è stato impegnato in modifiche e migliorie: abbiamo, tra molte altre cose, sostituito tutto il sartiame, installato una nuova toilette ecosostenibile, aggiunto un rubinetto d’acqua salata, costruito un mini armadio per i vestiti. Dall’altra, abbiamo lavorato sodo sui nostri progetti freelance per guadagnare qualche soldo.

Approfittando dei ritagli di tempo tra un lavoretto e l’altro e delle numerose visite di parenti e amichi, venuti a salutarci prima che salpassimo, abbiamo esplorato la costa vicino a Falmouth. Abbiamo portato la maggior parte dei nostri ospiti a St Mawes, un caratteristico paesino della Cornovaglia situato sulla penisola di Roseland. Qui abbiamo ancorato nella bella Cellar Bay: una piccola baia dalle acque calme, circondata dal verde; era il punto ideale per un pranzo al sole sul ponte!

Ci siamo anche avventurati un po’ più lontano, navigando verso la spiaggia di Bohortha. Il freddo ha frenato me, ma Ryan ha avuto il coraggio di fare un tuffo nell’acqua verde smeraldo (indossando muta invernale), per andare a guardare la nostra ancora sott’acqua.

[ph. Elena Manighetti/Sailing Kittiwake – Tutti i diritti riservati.]

Verso la fine del mese abbiamo deciso che Kittiwake era pronta per salpare: non potevamo più aspettare! Un veloce sguardo alle previsioni è stato sufficiente a convincerci che attraversare la Manica sarebbe stato impossibile: i venti erano previsti da est (proprio a prua) e sembrava anche tendessero a indebolirsi nei giorni successivi.

Abbiamo deciso di usare il vento a nostro favore e spostarci verso ovest, con la brezza e le onde a poppa. Siamo così partiti alla volta del fiume Helford; la prospettiva di stare all’ancora in un altro fiume non era molto emozionante, ma ci stavamo finalmente muovendo (lentamente) verso sud, abbandonando la sicurezza del nostro ormeggio.

Dopo una lunga e impegnativa giornata di navigazione, abbiamo calato l’ancora vicino a una spiaggia selvaggia, alla foce del fiume Helford. Eravamo stanchi e affamati, quindi appena arrivati abbiamo cenato e siamo andati direttamente a letto.

[ph. Elena Manighetti/Sailing Kittiwake – Tutti i diritti riservati.]

Nel mezzo della notte, verso l’una, un rumore ci ha svegliati all’improvviso: era un costante toc toc toc. Ryan è saltato fuori dal letto per vedere cos’era, sperando che nulla si fosse rotto a bordo; dopo meno di un minuto, sento Ryan che mi urla: «Elena! C’è la bioluminescenza!».

Più veloce di un ghepardo sono schizzata fuori dalla cabina senza giacca né scarpe e sono corsa nel pozzetto. Ryan era a poppa, chinato a guadare l’acqua; mi sono avvicinata e ho subito notato l’alone verde che avvolgeva la nostra scaletta. Abbiamo preso un secchio e l’uncino e abbiamo iniziato a muovere l’acqua e schizzarla il più veloce possibile: come per magia, centinaia di particelle di plancton si sono illuminate attorno a Kittiwake. Ryan ed io non potevamo smettere di ridere e condividere espressioni di stupore; siamo tornati a letto mezz’ora dopo, incapaci di dormire.

[ph. Elena Manighetti/Sailing Kittiwake – Tutti i diritti riservati.]

Il giorno seguente ci siamo svegliati di fronte ad un paesaggio che somigliava a quello di Jurassic Park: la spiaggia di fronte cui eravamo ancorati aveva una sabbia chiara che rendeva l’acqua verdissima trasparente e, alle spalle, una foresta di alberi altissimi. Nel tardo pomeriggio Ryan ed io, con il nostro tender Marica, abbiamo raggiunto la riva a remi e abbiamo esplorato la spiaggia e il bosco, godendoci una camminata di tutto relax sulle belle rocce.

Mentre remavamo per tornare a “casa”, abbiamo visto dei delfini all’orizzonte nella baia di Falmouth, così ci siamo affrettati per tornare a bordo e guardarli meglio con il cannocchiale: erano almeno una decina. Non appena saliti a bordo, ci siamo accorti che l’acqua formava centinaia di piccoli mulinelli tutto attorno alla barca. Ryan, velocissimo, ha preso la canna da pesca e nel giro di tre minuti aveva pescato uno sgombro gigante, dopo cinque minuti ne ha pescato un altro: la cena era assicurata!

Dopo il delizioso pasto (sgombro in olio e aglio e patate lesse, con burro e rosmarino), verso le dieci e mezza, è calato il buio; non essendo ancora stanchi, abbiamo deciso di testare l’acqua per vedere se c’era ancora bioluminescenza. Non appena abbiamo provocato qualche spruzzo, il plancton è tornato a mostrare la sua vitalità luminescente.

[ph. Elena Manighetti/Sailing Kittiwake – Tutti i diritti riservati.]

Ryan ed io siamo saltati a bordo di Marica e abbiamo remato attorno a Kittiwake spruzzando plancton fluorescente ovunque, giocando con l’acqua e ammirando la scia di stelle che il nostro tender si lasciava dietro. E’ stato un momento magico.

Non ci mancava nulla – né il nostro vecchio appartamento, né il riscaldamento, né Netflix. Questa bellissima serata valeva più di tutti i comfort cui avevamo rinunciato. A volte i posti più inaspettati diventano i più cari nella tua memoria.

[ph. Elena Manighetti/Sailing Kittiwake – Tutti i diritti riservati.]

Barca, barca a vela, bioluminescenza, Canale della Manica, Cellar Bay, Cornovaglia, england, Falmouth, featured, Helford, Helford River, Italia, italy, Kittiwake, Manica, Penryn, plancton, Sailing Kittiwake, St Mawes, viaggi, viaggio


Elena Manighetti

Cresciuta nella provincia di Bergamo con i monti alle spalle e il mare nel cuore, ha trascorso gli ultimi sette anni lavorando nel marketing in Inghilterra, fra Bournemouth, Londra e Manchester. Nella primavera 2017 decide di lasciare tutto e partire con il suo ragazzo e la loro barca Sailing Kittiwake alla volta dei mari.