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Auguri Lonely Planet! 25 anni da guida turistica

Con il caldo afoso degli ultimi giorni è stato difficile frenare la mente dal perpetuo desiderio di viaggi lontani e mete sconosciute. L’estate sembra oramai essere esplosa nel cielo e una delle guide più famose al mondo non si lascerà cogliere impreparata neppure quest’anno. Soprattutto quest’anno! 25 anni fa la casa editrice torinese EDT pubblicava in Italia le sue prime due guide Lonely Planet! Alla vigilia di questo anniversario, Lonely Planet Italia festeggerà il suo primo quarto di secolo a Bergamo con il Festival “UlisseFest viaggi incontri e altri mondi”, un evento per eccellenza dedicato agli amanti del viaggio e dell’incontro con le altrui culture. Per l’occasione, gli instancabili narratori della Lonely saranno affiancati dalle vivaci realtà rappresentate dal laboratorio di comunicazione polivalente “Idee al lavoro” e il laboratorio della curiosità per bimbi “Xké?”.

“Explore every day”, il video appositamente creato da Lonely Planet Italia per i suoi 25 anni di attività. / Tutti i diritti sono riservati.

Da grande navigatore quale è, Pequod non poteva farsi sfuggire questo importante compleanno e, prima di salpare verso l’imperdibile Festival di Bergamo, è andato a scambiare qualche parola con il direttore marketing di Lonely Planet Italia, Angelo Pittro.

 

Partiamo dall’UlisseFest: come si svolgerà il festival? E in quali luoghi della città di Bergamo?

Dal 30 giugno al 2 luglio, UlisseFest invaderà Città Alta, da Piazza Vecchia fino a Piazza Mascheroni, proponendo eventi altresì all’interno di alcuni chiostri della cittadella. L’appuntamento sarà un’occasione per buttare un occhio al di là dei propri confini e proprio per questo abbiamo scelto Bergamo: Città Alta rappresenta per noi una terrazza sul mondo, una finestra sull’oltre. Autori di Lonely Planet e giornalisti, viaggiatori, fotografi ed esperti saranno gli ospiti di questa edizione, tutti accomunati dall’aver fatto del viaggio una componente fondamentale della propria vita.

 

Qual è il tema principale del Festival?

Il filo conduttore di tutti gli eventi si intitola “Portami via”. Una tematizzazione per noi molto importante poiché portatrice di un duplice significato: per un verso, questo tema rappresenta la voglia di evasione che tutti noi sperimentiamo prima del viaggio e, allo stesso tempo, tale tematica raffigura la necessità di partire di tutti coloro che vivono in una situazione di difficoltà, come può essere la miseria o una guerra. Se superare il confine significa solamente andare in vacanza, allora l’idea stessa di viaggio viene meno.

A latere, tre workshop per mostrare al pubblico come si racconta un viaggio non solo agli altri, altresì a se stessi. Un modo non solo per raccontare, quindi, ma anche per fissare su carta i propri ricordi. Benché il Festival si presenterà gratuitamente a chi vorrà partecipare, per i workshop richiederemo un piccolo contributo, previa iscrizione.

Credits: Kavram, Patagonia, southern Argentina. The famous Route 40 paved road parallel to the Andes.


In questi 25 anni di carriera, quali sono stati i cambiamenti più significativi di Lonely Planet Italia?

Per un verso è cambiato tutto e per l’altro non è cambiato nulla! Il modo in cui si viaggia è cambiato notevolmente: ad esempio, quando si raccolgono notizie su un viaggio o una meta oggigiorno c’è un eccesso di informazioni che 25 anni fa era impensabile ottenere. Nel medesimo istante, però, tutto è rimasto come allora: poche sono le fonti veramente autorevoli e aggiornate e proprio in questo contesto si inserisce una buona guida.

La sfida di Internet non ci ha colto impreparati. Lonely Planet Italia ha sempre cercato di cogliere le esigenze dei propri viaggiatori: online si possono trovare le nostre guide e i nostri cataloghi, sia in formato pdf che per supporti iPad. Si possono inoltre acquistare singoli capitoli! Ad esempio, se si desidera organizzare un viaggio che da Bergamo porti a Lisbona, adesso si possono scaricare solo i paragrafi che ci interessano… tutto ciò permette una formidabile personalizzazione della propria guida. Infine, anche i tempi di produzione di una guida sono notevolmente accorciati. Prima bisognava attendere il rientro dell’autore, mentre oggi il giornalista può semplicemente caricare le nuove informazioni raccolte su un server, le quali possono essere stampate o caricate online in tempi celeri.

 

Cosa significa viaggiare con una guida Lonely Planet nello zaino nel 2017? Le esigenze dei lettori sono cambiate?

Lo zoccolo duro dei nostri lettori cerca sempre di fare esperienza e non solo osservazione passiva di una destinazione. Sin dagli albori, i lettori ci han sempre scritto per aggiornare i dati delle nostre guide. Queste sono le principali costanti del modo di viaggiare di chi ci legge. Se dobbiamo trovare delle differenze, di certo sono cambiate le destinazioni. Ricordo i primi anni in cui andava per la maggiore il Messico e il Sud America, per poi lasciar spazio al Medio Oriente. I fatti di oggi, ahimè, hanno inevitabilmente cambiato l’asse delle mete preferite. Un tempo Egitto e Turchia erano due Paesi visitati moltissimo, mentre adesso è difficile anche solo ricevere informazioni aggiornate. In questo periodo i viaggiatori si dirigono sempre più a Est: il Giappone non viene più considerato una meta irraggiungibile e proibitiva.

Credits: Sean Pavone, Fujiyoshida, Japan at Chureito Pagoda and Mt. Fuji in the spring with cherry blossoms.


Sentendo tutte queste destinazioni esotiche e immaginando di visitarle, mi sorge una domanda spontanea: viaggiatore e turista rappresentano due modalità di viaggio completamente differenti?

Creare dei confini concettuali è quanto di più sbagliato si possa fare. Questa distinzione è stata spesso usata negli anni per dividere soggetti di classe A e di classe B; un modo di fare completamente opposto alla nostra etica. Alcune volte è piacevole vivere la nostra esperienza di viaggiatore in spiaggia, prendendo il sole e sorseggiando un cocktail. Altre volte, nella medesima vacanza, potremmo sentire il bisogno di avvicinarci ai locali e quindi visitare un mercatino di spezie venendo a contatto con una realtà differente alla nostra quotidianità. La distinzione sta tuttavia nell’essere più o meno informato su una meta, possedere o meno consapevolezza del contesto circostante. Un contesto che può cambiare anche solo fra Bergamo e Torino.

Credits: Peter Zelei Images, Lavender fields, Plateau de Valensole.


Avendo un target di lettori assai variegato, come fa Lonely Panet Italia a far coesistere nello stesso prodotto editoriale le richieste di un pubblico giovanile e quelle di uno più maturo?

Una delle ragioni del successo di Lonely Planet riguarda proprio il linguaggio. Nelle nostre guide si possono sì trovare informazioni pratiche per un viaggio in autonomia, ma allo stesso tempo i consigli di viaggio sono raccontati con un linguaggio amichevole, un compagno di viaggio cartaceo che si esprime con parole informali. Questo accadeva diversi lustri fa e tutt’oggi è così rimasto.

 

E come fate ad interagire con un pubblico di giovanissimi?

Purtroppo mi duole ricordare che l’Italia è uno dei Paesi europei in cui si legge di meno, soprattutto nella fascia dai 13 ai 17 anni. La nostra ambizione è proprio quella di raccontarci e avvicinarci a questi lettori: Lonely Planet Itali – Kids è un progetto nato per i bambini dai sei anni in su per trasmettere la curiosità verso il viaggio, poiché siamo ben consapevoli che la voglia di esplorare deve essere appresa a quell’età. Per i nostri piccoli esploratori proponiamo libri sulla città e sull’ambiente, come avventurarsi nelle profondità di un oceano o fare surf sulle dune dei deserti. La curiosità va coltivata e non bisogna di certo dirigersi dall’altra parte del mondo: si può stare anche a casa propria, l’importante è osservarne i dettagli!

Credits: Justin Foulkes, Avenue of the Baobabs, Morondava, Madagascar.


Spaziamo oltre i confini temporali: come si presenterà Lonely Planet Italia fra 25 anni?

Ah! Spero di esserci ancora… scherzi a parte, bisogna capire come aumenteranno sempre più i media con cui si diffonderà la cultura del viaggio. Ad esempio, un trend degli ultimi anni è l’utilizzo di filmati video. Di conseguenza, man mano che si evolvono gli strumenti di racconto, ci evolviamo anche noi. Tuttavia è soprattutto il viaggiatore che ti guida. Un bravo editore deve essere in grado di capirlo in fretta e mettersi a disposizione. La Lonely Planet è nata proprio per soddisfare un’idea democratica di viaggio: l’idea che viaggiare fosse alla portata di tutti ha permesso alla nostra guida di differenziarsi dagli editori ancora ancorati all’idea ottocentesca dei ricchi viaggiatori aristocratici.

 

E per finire… un consiglio per le vacanze estive 2017?

Ogni anno Lonely Planet Italia propone “Best in Travel”, la raccolta delle dieci città, dieci regioni e dieci Paesi che suggeriamo di  visitare prima del successivo capodanno. Come scoprirete durante “UlisseFest”, quest’anno le mete migliori da visitare sono Perù e Canada!

In Copertina: i fondatori e primi autori di Lonely Planet, Tony e Maureen Wheeler.

Le fotografie di questo articolo sono state gentilmente concesse da Lonely Planet Italia. Tutti i diritti sono riservati.

BOLO Paper: quando l’editoria incontra la grafica e il design

Questa settimana Pequod vi porta alla scoperta di BOLO Paper, una realtà editoriale molto particolare e ricercata, che si occupa di fotografia, design, grafica e promozione di nuovi talenti.

I loro prodotti sono non convenzionali: libri in vari formati, illustrazioni, cartoline, collages, newspaper, etc.

Ci siamo fatti spiegare da Marco Nicotra, Independent Publisher e Graphic Designer, di cosa si occupano.

Che cosa è e cosa vuol dire BOLO Paper?

«BOLO, che solitamente è inteso come quel miscuglio che si ha in bocca masticando, rappresenta per noi una metafora creativa secondo la quale ogni nostra pubblicazione è un mix – apparentemente inappropriato – di immagini che erano originariamente destinate ad altri contesti e che, unite ad altre altrettanto fuori luogo, creano spesso un effetto di straniamento negli occhi di chi guarda.

Il perchè di Paper è facilmente intuibile, poiché è la carta il materiale che utilizziamo per produrre le nostre pubblicazioni, quindi la materia prima che è protagonista. Un medium dato quasi per scontato, ma che scontato non è: se non fosse esistita la carta non sarebbe esistito nemmeno il progetto, perlomeno non nella conformazione che ha oggi».

Ultimamente la stampa ha iniziato a parlare di voi: quella nazionale per la vostra partecipazione all’Elav Indie Fest; quella internazionale per alcune vostre pubblicazioni, come quella di Candidates di Pascal Felloneau. Voi ritenete che sia necessario affermarsi prima a livello nazionale o a livello internazionale? O provare contemporaneamente su entrambi i fronti?

«Non riteniamo che sia importante affermarsi. L’importante per noi è fare quello che ci diverte nel tempo che ci è stato dato a disposizione, e questo progetto ne è la celebrazione massima e continua da quasi 5 anni. Il tipo di prodotto che realizziamo era inizialmente più appetibile all’estero, ma ultimamente le cose si sono un po’ ribaltate, sebbene continuiamo a frequentare fiere ed eventi legati all’editoria indipendente sia in Italia che fuori, senza alcuna preferenza».

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Il vostro modo di fare editoria è strettamente legalo alla grafica, al design e all’arte, che sono anche l’oggetto del vostro lavoro. Perché avete deciso di sviluppare un progetto editoriale in un campo così interessante, ma allo stesso tempo così complesso?

«La grafica, che in questi progetti a volte molto autoreferenziali si tinge di un aspetto più artistico, è semplicemente il metodo, la tecnica che abbiamo approfondito negli anni, tra università e interesse personale, per esprimere un desiderio creativo spesso inespresso nella quotidianità lavorativa dell’ufficio. Il progetto ci è servito come valvola di sfogo per poter fare autonomamente delle cose che ci piacessero, senza limiti di alcun tipo, dove fossimo finalmente noi ad avere l’ultima parola».

Recentemente avete anche lanciato il servizio BOLO LAB, per selezionare dei progetti validi perché «Possano trovare una forma cartacea, per seguirne la finalizzazione, la stampa a prezzi calmierati, ed infine per dare un aiuto nella promozione». In cosa consiste questo servizio nello specifico? Quali sono i criteri di selezione?

«BOLO Lab è un servizio nato per far fronte alla crescente richiesta da parte di illustratori, fotografi o artisti che hanno per le mani progetti molto interessanti, ma che non conoscono tutti gli step per autoprodurre una pubblicazione che li rappresenti, ed è proprio questo che facciamo, seguiamo l’autore: dal concept iniziale al layouting della pubblicazione, dalla stampa alla distribuzione. Le modalità dipendono da persona a persona e il criterio di selezione è legato a quanto il progetto proposto sia vicino al nostro mondo, a quanto quindi ci interessi rappresentarlo».

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Non ci resta che invitarvi a dare un’occhiata al loro sito, per vedere come la grafica, l’editoria, la fotografia e il design possano fondersi in qualcosa di veramente unico e nuovo!

BeccoGiallo Edizioni: un nuovo modo di fare giornalismo?

BeccoGiallo non è la solita casa editrice per vari motivi, due in particolare saltano subito all’occhio: il primo è che l’etica è alla base del loro lavoro, dato che pubblicano solo opere d’impegno civile; il secondo è che si occupano di solamente di graphic novel, anzi per la precisione di graphic journalism.

Dieci anni di attività alle spalle sono tanti, specialmente se si lavora in un settore di nicchia, trattando argomenti estremamente delicati. Pequod vi porta oggi a fare due chiacchiere con Guido Ostanel, direttore editoriale di BeccoGiallo.

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La vostra linea editoriale è ben definita e molto interessante: vi occupate di fatti di cronaca, di inchieste e di reportage. Perché avete scelto di interessarvi di giornalismo in questo modo alternativo e molto stimolante?

Perché non volevamo rassegnarci di fronte al ritornello: «Oggi ai giovani non interessa più niente». Chi se ne frega di chi ha ucciso Pasolini, chi se ne frega di chi ha messo una bomba a Piazza della Loggia, chi se ne frega di Falcone e Borsellino, chi se ne frega della Resistenza. Ci pareva troppo facile dare tutta la colpa ai giovani distratti. Forse gli strumenti usati fin lì dai “vecchi” per tenere viva la memoria, non funzionavano più così bene?

 

Sul vostro sito main.beccogiallo.net spiegate come «non è nato» il vostro progetto: dite che nessuno di voi è un disegnatore, né uno sceneggiatore di storie per immagini, ma vi definite dei «discreti lettori». Come mai avete scelto questo linguaggio per intrattenere e informare i lettori?

Perché il linguaggio del fumetto – per come funziona – invita naturalmente chi legge a mantenere un atteggiamento attivo durante la lettura. Un po’ il contrario di quanto è successo per decenni con la più brutta televisione italiana: praticamente, un invito alla passività più totale. Questo aspetto del fumetto ci sembrava molto interessante e abbiamo provato ad approfondirlo.

 

Ogni vostra graphic novel è curata in ogni dettaglio, la qualità media dei vostri prodotti è molto alta. Quanto tempo dedicate alla cura di un libro? Quanti ne riuscite a pubblicare in un anno?

Produrre un libro BeccoGiallo come Piazza Fontana o Peppino Impastato è un processo lungo e faticoso, sia per la redazione sia per gli autori coinvolti. In base al soggetto, il tempo e le energie dedicate alla fase di documentazione, alla raccolta dei dati, spesso con interviste e approfondimenti condotti “sul campo”, possono rivelarsi molto dispendiose. In un anno, fra ristampe e nuove proposte, pubblichiamo una decina di titoli.

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Gli ebook ormai sono una realtà e il loro mercato è in crescita costante. Molti dei vostri libri sono disponibili anche in formato digitale: credete che gli ebook possano servire a diffondere meglio i vostri prodotti o i fumetti in generale?

Per quanto abbiamo potuto osservare noi, difficilmente – almeno nel caso dei nostri fumetti – la copia fisica viene sostituita da quella digitale. Molto più interessanti, invece, si sono finora rivelati gli esperimenti con il digitale sulla promozione del singolo libro, del marchio e della lettura.

 

In dieci anni di attività, una longevità che non è da tutti, avete raccontato molte storie, trattando di personaggi ancora attuali: da Marco Polo a Giovanni Falcone, da Pasolini a Maradona. Avete già in mente qualche personaggio di cui vorreste parlare in futuro? O una storia che vorreste assolutamente valorizzare?

Una donna che ci piace molto: Wisława Szymborska. Il libro che le abbiamo voluto dedicare arriverà presto.

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Insomma, un progetto fresco e innovativo quello di BeccoGiallo al quale auguriamo di cuore una lunga vita. Forse hanno trovato il modo di avvicinare di nuovo i giovani – e non solo – alla storia e al giornalismo.

Premio Sinbad: ecco la prima selezione dei partecipanti!

Degli 89 titoli iscritti al concorso – 68 per la Sezione Narrativa Italiana e 21 per la Sezione Narrativa Straniera – ne sono stati selezionati ufficialmente 20, 10 per la sezione di Narrativa Italiana e 10 per quella di Narrativa straniera.

La prima scrematura è avvenuta ad opera della prima giuria, che vi ricordiamo essere composta da professionisti dell’editoria: biblioteche (Biblioteca Gino Baratta di Mantova, Casa delle Letterature di Roma, Sistema Bibliotecario della provincia di Lecce); blog letterari (BookFool di Laura Pezzino, Tazzina di Caffè di Noemi Cuffia, Tempoxme di Giuditta Casale); circoli di lettura (Circolo dei lettori di Torino, Presidi del Libro in Puglia, @TwoReaders su Twitter); Librerie (Dickens di Taranto, Marco Polo di Venezia, Il pensiero meridiano di Tropea).

Ecco l’elenco dei 10 libri selezionati per la sezione Narrativa Italiana ed i relativi voti ricevuti dalla giuria:

  • Mauro Pistacchio, Laura Toffanello, L’estate del cane bambino, 66thand2nd (9 voti);
  • Ilaria Bernardini, L’inizio di tutte le cose, Indiana editore (8 voti);
  • Mario Capello, L’appartamento, Tunuè (8 voti);
  • Tommaso Pincio, Panorama, NN Editore (8 voti);
  • Paolo Zardi, XXI secolo, Neo Edizioni (8 voti);
  • Simone Marcuzzi, Dove si va da qui, Fandango (6 voti);
  • Beatrice Masini, La cena del cuore. Tredici parole per Emily Dickinson, Illustrazioni Pia Valentinis, Edizioni RueBallu (6 voti);
  • Lou Palanca, Ti ho vista che ridevi, Rubbettino (5 voti);
  • Lidia Ravera, Chiara Mezzalama, Gaia Formenti, Tre donne sull’isola, Iacobelli editore (5 voti);
  • Eugenio Vendemiale, La festa è finita, Caratteri Mobili edizioni (5 voti).

Qui sotto invece potete trovare i nomi dei 10 libri scelti per la sezione Narrativa Straniera:

  • Miriam Towes, I miei piccoli dispiaceri, Marcos y Marcos (11 voti);
  • Annie Ernaux, Gli anni, L’orma editore (10 voti);
  • Helen Humphreys, Il canto del crepuscolo, Playground Libri (10 voti);
  • Joao Ricardo Pedro, Il tuo volto sarà l’ultimo, Nutrimenti (10 voti);
  • Fredrik Sjöberg, L’arte di collezionare mosche, Iperborea (10 voti);
  • Sorj Chalandon, Chiederò perdono ai sogni, Keller (8 voti);
  • Ayelet Gundar-Goshen, Una notte soltanto, Markovitch, Giuntina (8 voti);
  • Tomas E. Martinez, Purgatorio, SUR (7 voti);
  • Zdravka Evtimova, Sinfonia, BESA Editrice (6 voti);
  • Olivier Rolin, Tigre di carta, Clichy (6 voti).

Il 21 ottobre 2015, presso la Casa delle Letteratura di Roma, la seconda giuria annuncerà la terna dei finalisti di ciascuna sezione.

Per restare aggiornati sul concorso visitate il sito www.premiosinbad.it oppure seguite noi di Pequod!

Il Premio Sinbad: la vetrina ideale per l’editoria indipendente di qualità

Spesso i lettori meno informati ritengono che i grandi libri, quelli che un giorno potrebbero diventare dei classici della letteratura, siano pubblicati unicamente dai colossi dell’editoria, impressione suggerita anche dal fatto che molti prestigiosi premi spesso sono vinti da libri pubblicati da grosse case editrici, basti pensare al caso del Premio Strega: è dal 1993 che non vince un’opera che non sia edita da Mondadori, Rizzoli, Einaudi o Garzanti.

Questo vuol dire che le piccole case editrici non hanno mandato in stampa nulla di interessante o di valore per tutto questo tempo? Al contrario, ci sono stati sicuramente molti libri degni di nota, ma non sempre hanno ottenuto la risonanza meritata, anche perché non tutti hanno le risorse della Mondadori per pubblicizzare i propri libri.

Come fare allora a valorizzare un patrimonio letterario che risulta sommerso? Come far notare ai lettori che c’è di più oltre la cima dell’iceberg, dove svettano Feltrinelli, Rizzoli, Giunti e Mondadori?

Il Premio internazionale degli editori indipendenti Sinbad – Città di Bari nasce proprio con lo scopo di portare alla luce il lavoro di qualità che svolge l’editoria indipendente, e quindi di dare visibilità alla ricchezza e alla varietà delle opere edite da queste case editrici, che spesso sono ignorate o escluse dai grandi premi nazionali.

L’iniziativa coinvolge un gran numero di editori di un certo spessore (Elliot, Minimum fax, Nottetempo, laNuovafrontiera, Il Saggiatore, Besa Editrice, Iperborea, 66thand2nd) ed è sostenuta dall’ODEI (Osservatorio degli Editori Indipendenti) , dall’APE (Associazione Pugliese Editori), dal Comune di Bari e infine dalla Regione Puglia.

Il concorso (il cui bando è scaduto il 25 luglio) ha già fatto registrate un piccolo successo: per la sua prima edizione saranno ben 88 le opere in lizza per vincere il premio.

La selezione avverrà in due fasi ad opera di due giurie diverse: la prima giuria annuncerà entro il 30 settembre 2015 una rosa di 10 titoli di narrativa italiana e 10 titoli di narrativa straniera tra quelli inviati; mentre la seconda giuria selezionerà la terna dei finalisti di ciascuna sezione il 21 ottobre 2015.

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I valori della trasparenza e della qualità sono alla base del Premio, per questo sappiamo già la composizione delle due giurie. La prima sarà composta da elementi decisivi nella diffusione della lettura:

  • Biblioteche (Biblioteca Gino Baratta di Mantova, Casa delle Letterature di Roma, Sistema Bibliotecario della provincia di Lecce);
  • Blog letterari (BookFool, Tazzina di Caffè, Tempoxme);
  • Circoli di lettura (Circolo dei lettori di Torino, Presidi del Libro della Puglia, @TwoReaders che è attivo su twitter);
  • Librerie (Dickens di Taranto, Marco Polo di Venezia, Il pensiero meridiano di Tropea).

La seconda giuria sarà invece composta da critici e scrittori, divisi nelle sezioni narrativa italiana e narrativa straniera:

  • Narrativa italiana: Franco Cordelli, Andrea Cortellessa, Marcello Fois, Michele Mari, Elisabetta Rasy.
  • Narrativa straniera: Simonetta Bitasi, Concita De Gregorio, Nicola Lagioia, Marco Missiroli, Michela Murgia.

Dalla composizione delle giurie si notano già nomi conosciuti di esperti del settore e non solo, indice di un’attenta selezione per chi avrà l’arduo compito di scegliere il futuro vincitore: la qualità è la priorità, non solo nella cura dei libri ma anche nella selezione.

L’editoria indipendente è un meraviglioso universo che vi invitiamo a scoprire anche grazie al Premio Sinbad, sulla cui pagina twitter (@Premio_Sinbad) ogni giorno sono pubblicati i nomi delle 88 opere selezionate, perciò continuate a seguirci su Pequod per scoprire altre novità interessanti sull’editoria indipendente e per avere aggiornamenti sul Premio Sinbad.

Buona lettura!

SUNDAYUP – JOHAN HARSTAD, “CHE NE È STATO DI TE, BUZZ ALDRIN?” (2005) IPERBOREA, MON AMOUR

Leggere è un po’ come andare in aereo: si sente la partenza, poi generalmente c’è una lunga fase di stasi, magari funestata da qualche turbolenza, ma mai niente di grave, e infine si atterra e tanti saluti. Di solito i libri sono così: partono, stanno un po’ su e poi atterrano; aprono, cambiano aria e poi richiudono. Descrivono sempre una specie di curva, che torna poi ad adagiarsi sull’asse da cui è partita (attenzione, però: non sto dicendo che tornano al punto di partenza).

All’inizio di un giallo di Agatha Christie la situazione è tranquilla, e alla fine pure. Certo, c’è stato un delitto in mezzo e alla fine si è scovato l’assassino, quindi la realtà è cambiata, ma alla fine si è tornati di nuovo alla tranquillità. Così funziona la maggior parte dei libri, storici, fantasy, noir e tutta la narrativa in generale.

Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? invece non è uno di questi, e per uno strano imprinting l’ho capito dopo averne letto le prime due righe: “La persona che ami è fatta per il 72,8% d’acqua e non piove da settimane”. È stato così folgorante nella sua assurda chiarezza (“frittatona di cipolle e ossimoro libero” direbbe qualcuno) che non poteva che svilupparsi in modo non convenzionale.

Il protagonista, Mattias, ha nella vita un solo desiderio: passare inosservato. Nascondersi nella massa, non emergere, essere colui che compie il proprio dovere senza lamentarsi per poi scomparire. Come il suo idolo Edwin “Buzz” Aldrin, secondo uomo sulla luna, che per un momento pensò di dare una spinta ad Armstrong e diventare lui il primo, nello stesso giorno della nascita di Mattias, il 20 luglio del 1969, ma subito rinunciò all’idea, persuaso di dover compiere il suo dovere anche sacrificando la fama.

Mattias all’inizio del romanzo è un giardiniere norvegese di 29 anni, che trova nella cura di piante e fiori la realizzazione dei suoi ideali di tranquillità e serenità. Sembra che trovi sollievo nella lenta ma inesorabile crescita delle sue piante, così come nella sua storia d’amore con Helle, che dura ormai da circa quindici anni. Una specie di idillio della normalità: tutto funziona, tutto cresce lentamente ma costantemente, tutto resta meravigliosamente e normalmente uguale.

Naturalmente questa normalità nel giro di poche pagine verrà spazzata via da eventi che non scriverò di certo: basti sapere che Mattias si lascerà convincere dal suo migliore amico Jørn a partecipare come tecnico del suono a una trasferta della sua band per un festival che si tiene alle isole Fær Øer, sperduto arcipelago quasi indipendente dalla Danimarca piazzato in mezzo all’Atlantico: probabilmente quanto di più simile alla Luna si possa trovare a poche ore di viaggio dalla Norvegia. Le isole sono aspre, scoscese, umide, fredde, vi si parla una lingua diversa da tutte le altre lingue scandinave, sono abitate da poche persone, sparse tra innumerevoli villaggi che spesso contano meno di dieci abitanti. E soprattutto alle Fær Øer non esistono alberi, perché la salsedine e il vento costante ne impediscono la crescita.

In questa natura tutt’altro che ospitale, che sembra riflettere tutt’a un tratto il mondo interiore improvvisamente spalancatosi dentro Mattias, accadranno ancora numerosi avvenimenti che non rivelo, ma che continueranno inesorabili a destabilizzare il lettore, che non riuscirà mai a vedere la pista d’atterraggio. In questo senso potremmo dire che questo libro non è un volo di linea, ma una partenza verticale su uno razzo, come l’Apollo 11. Continua ad alzarsi costantemente, in un’unica, regolare ma ripida curva dall’inizio fino alla fine. Ecco spiegata la mia strana sensazione, colta nell’incipit e poi confermata dalla lettura di tutto il libro.

Non si può non amare Mattias, è semplicemente impossibile. La disarmante sincerità con cui si rivela al lettore (il libro è in prima persona) lo rende un personaggio da imitare, anche se non è certo esente dai difetti che presto o tardi colgono ognuno di noi. A momenti rasenta una sorta di sublime declinazione dello zen, ad esempio quando si propone di scrivere un libro:

“Manuale di base per una vita lunga e felice. Metodo in tre fasi.

Inspirare.

Espirare.

Ripetere secondo necessità.”

Insomma, si tratta senz’altro di un libro che vale la pena di leggere, qualcosa di catartico, a suo modo.

Leggetelo se vi piacciono la natura selvaggia, i mari in tempesta, i Natali in solitaria, le barche e le balene, le piante e i fiori, le cliniche per ex pazienti psichiatrici, il pop svedese. O le partenze senza l’obbligo di pensare al ritorno.

Alessio Venier

The Bottom Up – Rivista

I 5 passaggi fondamentali per autopubblicarsi, e perché vale la pena farlo  

Il mondo dei libri è un cosmo in continua espansione: ogni giorno vengono pubblicati nuovi libri, ogni giorno i confini di questo mondo si allargano.

Voler pubblicare un libro che lasci davvero il segno, è una sfida più ardua oggi che cento anni fa, quando la letteratura aveva un ruolo più centrale nella società e la concorrenza nel settore non era così spietata.

Ma cosa può fare oggi un autore che ha un progetto rivoluzionario in cui nessuno crede, o anche un libro importante da far leggere? Arrendersi di fronte a questo mare indistinto di copertine e libri? Smettere di crederci quando arriveranno i primi no dagli editori? La soluzione c’è, c’è sempre stata ed oggi è alla portata di tutti: autopubblicarsi.

Alcuni grandi classici contemporanei furono rifiutati oppure aspramente criticati (Il famoso Diario di Anne Frank fu rifiutato da ben 15 scrittori, mentre di Fiesta di Hemingway un editore disse che era «Noioso e offensivo»), quindi non sempre le grandi case editrici riescono a individuare nuovi capolavori.

Non c’è da stupirsi se alcuni grandi autori hanno iniziato pubblicandosi in autonomia; in Italia questa strada è stata seguita con successo per esempio da Svevo e Moravia.

Ricordatevi che se volete autopubblicarvi e credete davvero nel vostro lavoro, dovete portarlo fino in fondo, cercando di impegnarvi nella cura di ogni dettaglio voi, perché non ci sarà un’intera casa editrice a fare tutto il lavoro… Ma bisogna essere davvero soli in questo cammino? Se avete chiaro quello che vi occorre, potreste anche farvi dare una mano: non siate troppo orgogliosi e non fate tutto da soli, perché ammettere e conoscere i propri limiti è il primo passo per superarli o aggirarli… A meno che voi non siate in grado di fare già tutto da soli!

Fatevi aiutare se potete (e se avete i mezzi economici pagate pure dei professionisti).

Ma prima leggete quanto segue e poi chiedetevi se siete già pronti per questa entusiasmante sfida.

 

1) Sentire il parere di un editor o di un curatore editoriale

Un genitore non può giudicare al meglio i propri figli, perciò voi non potrete mai giudicare in modo obiettivo una vostra opera: chiedete un parere a una persona esperta che possa anche aiutarvi a strutturare meglio il vostro materiale.

Cosa ne sarebbe stato de La solitudine dei numeri primi se non fosse stato segnalato all’autore che quello era un titolo migliore di Dentro e fuori dall’acqua? Oppure se non gli fosse stato detto chiaramente che il concetto di “solitudine dei numeri primi” era la vera chiave del libro?

2) Far creare la copertina da un cover designer

Parliamoci chiaro: anche l’occhio, purtroppo, vuole la sua parte nel mondo dei libri.

Una buona copertina non può essere fatta con un’immagine scaricata da un sito e una scritta aggiunta da voi su paint, c’è bisogno di usare programmi specifici (come InDesign per esempio) e di avere un’idea su come si progetta una copertina che sappia attirare l’interesse delle persone.

3) Vendi anche una versione ebook del tuo libro

Il mercato degli ebook è in continua crescita per vari motivi (titoli strutturati meglio nelle versioni digitali, aumento dei tipi di supporti per la lettura, aumento dei titoli e della scelta, etc), quindi perché privarsi di questa fetta di possibili lettori che è in continua espansione? Moltiplicherete esponenzialmente la possibilità di fare leggere il vostro libro.

4) Pubblica il tuo libro su più piattaforme possibili

Non limitatevi alle librerie, cercate anche di collocare il vostro libro in più piattaforme possibili, in modo da aumentare la visibilità del vostro prodotto e la possibilità di essere acquistato dai lettori.

5) Promuovi il tuo libro

Non pensate che se un libro è stupendo si venda da solo: oltre al caro vecchio passaparola, serve che ne parlino più persone possibili! Internet oggi è uno dei mezzi migliori da sfruttare per farsi pubblicità (blog, forum, social network, siti specializzati, stampa, etc) quindi non tiratevi indietro e fate in modo che se ne parli!

 

Dopo aver letto tutto questo ricordavi che questi sono i passaggi base da affrontare per autopubblicarsi: chiedetevi se siete pronti, e se lo siete non tiratevi indietro e impegnatevi più che potete! I risultati arrivano sicuramente quando si fanno le cose per bene… E se il libro che avete scritto è davvero unico.

Book Pride Milano

Il 27, 28 e 29 Marzo i Frigoriferi Milanesi hanno ospitato il BookPride, la fiera dell’editoria indipendente.

In questi giorni primaverili, le sale e gli spazi dell’ex fabbrica del ghiaccio in zona Porta Vittoria si sono popolate di libri, stand, piccoli editori e appassionati di lettura, per dar vita alla prima fiera dell’editoria autofinanziata da chi la fa.

Cooperando con partner privati ed istituzionale come il Comune di Milano e l’Institut Français Italia, BookPride è fiero di parlare di sé come di un evento di promozione della cultura non omologata, alla salvaguardia della bibliodiversità e organizzato da e per gli indipendenti.

Fuori dai classici grandi circuiti di comunicazione come media partner dell’evento sono stati scelti Radio Onda d’Urto, Libera tv e Il Manifesto, tutte realtà che hanno saputo fare dell’innovazione di forme e contenuti della cultura una garanzia di indipendenza.

Attorno al fulcro tematico di quest’edizione, La Differenza, BookPride ha organizzato e proposto al pubblico conferenze, letture, performance, lezioni  e atelier, il tutto gratuitamente, e ha lasciato lo spazio agli editori partecipanti di esporre e vendere  le loro pubblicazioni.

Con i primi giorni di primavera, Milano ha trovato in BookPride, tra i suoi tanti piccoli stand, nelle sale delle conferenze o ai tavoli dell’EnoBookPride, l’enoteca autogestita totalmente in linea con lo spirito indipendente dell’evento,  un luogo di condivisione pieno di stimoli e un punto di ritrovo per tanti.

 

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DuDag e il social publishing

Vorreste pubblicare un libro ma non vi fidate molto delle proposte di certe case editrici o avete paura che non vi prendano in considerazione?

Oppure vorreste fare un ebook per misurare il vostro potenziale, ma non siete degli esperti?

Lorenzo Baravalle ha la soluzione per voi: ha creato DuDag!

«DuDag è un social publisher», come lo definisce Lorenzo; è un soggetto completamente nuovo nel panorama dell’editoria e del web, un sito dove uno scrittore può pubblicare gratis il suo libro e i lettori lo acquistano spendendo soltanto 1€ (di cui il 50% rimane all’autore).

«Noi vogliamo che su DuDag scrittori e lettori dialoghino direttamente, attraverso commenti e recensioni: sono i secondi che devono fare capire ai primi le potenzialità (o le criticità) del loro libro, aiutando lo scrittore a migliorare il suo prodotto».

Il progetto è in fase molto avanzata, Lorenzo infatti ci rivela che: «Ormai ha più di una decina di migliaia di utenti e quattro nostri scrittori sono stati pubblicati su carta. Questo è un punto importante: gli scrittori su DuDag possono pubblicare con un editore tradizionale senza doverci pagare penali o percentuali, ma solamente citandoci in copertina».

Adesso stanno lavorando per la terza e definitiva versione del sito, in cui le dinamiche social saranno portate al massimo.

Sono anche arrivati dei riconoscimenti infatti sono stati inseriti tra le startup più promettenti al mondo dal “The Summit” di Dublino, che raccoglie le migliori compagnie di tecnologia e di internet al mondo. Lorenzo ci racconta anche che a livello italiano si stanno posizionando come «Un player autorevole e fidato, grazie anche alla qualità delle nostre pubblicazioni: quattro finalisti del Premio Calvino, un paio di scrittori di mestiere, con pubblicazioni con editori nazionali e moltissime promesse di qualità».

Da dove nasce l’idea di DuDag e del social publighing?

«Semplicemente è nata dalla considerazione che in internet non esistesse nulla che parlasse al mondo dei libri come iTunes o YouTube parlano a quello della musica e dei video, per questo ho cominciato a pensare ad un modello che abbattesse i costi dell’eBook e ne riconoscesse una grande fetta all’autore».

Lorenzo continua dicendo che il progetto è maturato «Passo dopo passo, ma andando sempre di fretta» e che ha avuto un enorme aiuto da «Alessio Scalzo e Marta Marzola prima, due ragazzi fidatissimi e ottimi professionisti, e di Jessica Pompili e Laura Cupellini poi, le ultime due arrivate nel Team di DuDag».

Andando avanti e con le nuove aggiunte le ambizioni però sono sempre le stesse del primo giorno: rivoluzionare la lettura digitale.

Quali capacità e competenze si sono rese necessarie?

«Di tenere duro nei giorni difficili, di tenere i piedi per terra in quelli di esaltazione e la capacità di adattarsi ai lavori più diversi e alle situazioni più disparate».

Alla fine ci capita di discutere del panorama delle startup in Italia e Lorenzo non crede sia più l’epoca di creazione di prodotti innovativi, perché «È molto difficile che una startup abbia la forza per creare un nuovo prodotto e metterlo con decisione sul mercato. Credo piuttosto che questa sia l’epoca di innovazione del “modello”, di come vengono veicolati e venduti i prodotti che già esistono».

A questo punto non vi resta che fare un giro su DuDag e constatare voi stessi come si possano fare libri di qualità senza essere necessariamente una grande casa editrice!

Buona lettura!

Consigli per giovani scrittori… E non solo!

Siete scrittori emergenti o aspiranti tali e vorreste andare alla scoperta del mondo dell’editoria?

Considerate allora questo come un breve vademecum, per lavorare al meglio o evitare di restare coinvolti in certe situazioni svantaggiose per voi… E credetemi, quanto leggerete non è affatto raro o surreale! Ricordatevi che non solo il mondo dell’alta finanza è pieno di squali, ma anche quello delle case editrici.

 

1) Avere un progetto chiaro

Avere le idee chiare aiuta a scrivere meglio e a raggiungere in modo migliore un obiettivo (essere pubblicati su carta stampata, su ebook o in entrambi i formati per esempio, oppure iniziare farsi conoscere nell’ambiente). Tenendo in mente il vostro scopo, sarete anche più sicuri nel decidere come raggiungerlo: valuterete meglio la proposta di un editore o la possibilità di autopubblicarvi, cosa che non è affato – come molti erroneamente  ritengono – il male assoluto, infatti anche Svevo e Moravia hanno iniziato pubblicandosi a proprie spese!

2) Impegnatevi il più possibile

Non fidatevi della storia dello scrittore geniale e di talento, che scrive solo in preda ad un raptus e in una notte il capolavoro della sua vita: dietro una grande opera spesso c’è sempre un’infinita mole di lavoro, quindi, quando avrete terminato la vostra opera e vorrete proporla al pubblico, siate sicuri di averla letta e riletta, di averci sudato sopra e di aver fatto il possibile per avvicinarvi alla vostra idea di perfezione (anche se potrebbe capitarvi di voler cambiare molte cose fino all’ultimo, come Ariosto che fino alla fine volle mettere mano all’Orlando Furioso, senza terminare l’ultima revisione, ma ad un certo punto bisogna rendersi conto che è il caso di mandare il vostro scritto alle stampe, prima che la correzione diventi un’ossessione che vi impedisca di confrontare il vostro lavoro con i gusti del pubblico).

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3) Non inviate il vostro manoscritto solo a grandi case editrici

Per alcuni di voi potrà sembrare assurdo, perché chi non vorrebbe essere pubblicato fin da subito da Mondadori, Einaudi, Feltrinelli, etc?

I motivi in realtà sono vari: i tempi di risposta sono lunghissimi; vogliono generalmente un manoscritto cartaceo (vi auguro in quel caso che la vostra opera non superi le 800 pagine); preferiscono in genere autori italiani che hanno già pubblicato, dato che ricevono centinaia e centinaia di proposte al mese; pubblicano anche molti autori provenienti dal resto del mondo, quindi la concorrenza sarebbe spietata!

4) Non fidatevi di chi vi chiede un “piccolo” contributo

Se qualcuno crede nel vostro lavoro e pensa che possa essere un buon investimento… Perché i soldi dovreste metterli voi? Personalmente non sono molto a favore dell’editoria a pagamento, perché non aiuta l’autore a crescere (l’unica cosa che aumenta sono i profitti dei “gentiluomini” che vi fanno “il favore” di pubblicarvi). Inoltre per me c’è differenza tra la scelta consapevole di chi decide di autopubblicarsi e chi invece accetta passivamente certe proposte di pubblicazione a pagamento: chi si autopubblica dedica molta più cura alle fasi del suo progetto (o comunque dovrebbe), diventando più consapevole di ciò che serve alla creazione di un libro (impaginazione, copertina, promozione, costi, etc).

5) Non accettate di pubblicare senza contratto e senza royalties, solo perché qualcuno vi dice che è il vostro primo libro.

Pensateci bene: vi conviene davvero esservi impegnati tanto e poi vedervi pubblicati senza sapere se verrete pagati e che fine farà il vostro diritto d’autore? C’è gente che propone cose di questo tipo, specie agli esordienti, ma ricordatevi che il vostro lavoro ha un valore: non si regala a nessuno, a meno che non siate voi a decidere di volere autopubblicarvi gratuitamente!

Riguardo al diritto d’autore, potrebbe capitarvi anche di peggio, dato che molti propongono contratti di vario tipo (“Le daremo il 10% superate le 3000 copie!”, “Lei si impegna a cedere il suo diritto d’autore a noi per tre anni, ma per il momento non possiamo farle un contratto e pagarla, magari più in là”, etc.), che stranamente non torneranno mai a vostro favore, quindi prima di firmare qualsiasi cosa prestate sempre molta attenzione!

Seguendo questi accorgimenti non diventerete degli esperti, ma almeno sarete più coscienti di quello che state facendo o di quello che vi stanno proponendo… E non è poco se ambite, come ogni scrittore, a creare qualcosa che sopravviva alla prova del tempo e agli squali dell’editoria!

 

PS: prossimamente vorrei approfondire in un altro articolo il discorso sui contratti proposti agli scrittori esordienti, quindi se volete commentate e condividete questo articolo e fatemi sapere se avete avuto anche voi esperienze “particolari” e che non vi hanno soddisfatto con alcuni editori!

Miracolo a Bruxelles: l’Europa torna sui suoi passi e dice sì all’Iva al 4% sugli ebook

Il 17 novembre l’Europa aveva detto no alla proposta di diminuire l’Iva sugli e-book dal 22% al 4%, per equiparare la tassazione del prodotto digitale a quella del prodotto cartaceo.

L’Italia, sostenuta dalla Francia (dove l’Iva sugli ebook è al 7%), aveva portato la sua proposta al Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea), per aiutare un settore dell’editoria dalle grandi prospettive.

Il 25 novembre invece è accaduto qualcosa di inspiegabile: gli stessi che si erano così tenacemente opposti hanno approvato l’abbassamento dell’aliquota.

Potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione per il mercato del libro.

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Il mercato allo stato attuale

Secondo l’ultimo rapporto dell’AIE (Associazione Italiana Editori) attualmente «L’offerta ebook è dunque arrivata a coprire oltre il 12% dei titoli in commercio», inoltre dal 2012 al 2014 il numero di titoli che si possono trovare in versione ebook è aumentato del 43%!

Nel 2013, inoltre, è accaduto qualcosa di inaspettato: mentre il numero complessivo dei lettori in Italia diminuiva del 6,1% (1,6 milioni in meno), cresceva invece quello specifico dei lettori di ebook, che arrivato nel 2013 a 1,9milioni (+18,9% rispetto al 2012).

 

A cosa si deve questo sviluppo?

Ancora oggi non si trova risposta, ma c’è chi sostiene sia a causa dall’abbandono del libro cartaceo per lettura della controparte digitale, oppure di integrazione tra forme diverse di lettura fatte su supporti differenti (eReader, tablet, smartphone, libro cartaceo, etc).

 

Perché cambiare idea

Gli editori Italiani, ma anche quelli Europei, che vorranno sopravvivere usufruiranno sicuramente di questo grande vantaggio per opporsi ad Amazon, che da anni ormai sta cercando di monopolizzare il mercato del libro a livello mondiale, inoltre non molti sanno che Amazon ha sede in Lussemburgo dove l’Iva sugli ebook è addirittura al 3% e che il 7% del fatturato annuo di Amazon si basa proprio sulle vendite dei soli ebook: sommando questi due dati è chiaro che il colosso del commercio sia in una condizione estremamente vantaggiosa rispetto ai tradizionali editori europei.

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Tutto risolto?

La campagna portata avanti dal nostro Ministro della Cultura Dario Franceschini Un libro è un libro ha iniziato a dare i suoi frutti, ma adesso la palla passa agli editori, che dovranno sapere cogliere questa opportunità.

 

Non solo l’approccio del lettore dovrà cambiare, ma anche quello delle case editrici ai libri digitali, perché il loro potenziale non è ancora stato del tutto compreso, persino dagli editori stessi. Questo è il momento di prodotti innovativi per far crescere il mercato, innovazione che non dovrà riguardare solo i device: dal papiro alla pergamena, dai codici alla Bibbia di Gutenberg, fino ai tascabili odierni, non è cambiato solo il supporto, ma anche il modo di pensare e strutturare e scrivere il libro. Adesso sta ad editori ed autori creare qualcosa di mai visto prima.

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