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Cosplay: indossare un costume e sentirsi più sicuri

Si dice che l’abito non fa il monaco, ma quanto influisce quello che indossiamo su come ci comportiamo e sull’espressione della nostra personalità? Può un costume, paradossalmente, fare in modo che un individuo lasci cadere la sua maschera?

Pequod ha deciso di fare qualche domanda a riguardo a chi in ambito di costumi è molto informato: una doppia intervista alla premiatissima Sabrina, 30 anni, in arte Sylesia Cosplay, e a Luca 32 anni, che si definisce cosplayer amatoriale, ma già organizza raduni molto attesi.

Sabrina nell’abito da Gladiatrice di Aion, ispirato al videogioco Aion: The Tower of Eternity [ph. Roberto Donadello/Tutti i diritti riservati]

Quando hai iniziato a interessarti al mondo Cosplay e cosa ti ha spinto a farlo?

S: Ho iniziato a interessarmi al mondo del Cosplay nel lontano 2010, quando per puro caso mi sono imbattuta in una delle più grandi fiere del settore in Italia, il Lucca Comics. Sin da piccola sono appassionata di anime, manga e videogiochi, tanto che spesso giocavo a travestirmi dai miei personaggi preferiti, ma non immaginavo che ci fossero degli eventi dedicati proprio a questo: a Lucca, mi si era aperto un mondo. Da quel momento ho deciso che sarei diventata una cosplayer a tutti gli effetti ed è subito diventato il mio hobby preferito!

L: Sono sempre stato interessato al mondo dei fumetti e dei videogiochi, ma vengo da un piccolo paese dove non era facile trovare qualcuno che condividesse questo interesse. Poi ho incontrato una persona della zona appassionata come me di questo mondo, con cui sono andato al Cartoomics, quattro o cinque anni fa, e ho deciso di provare anch’io il Cosplay. È un fenomeno che negli ultimi anni sta diventando sempre meno di nicchia, perché ci sono tanti piccoli eventi e si diverte non solo chi si veste, ma anche chi guarda!

Sabrina vestita da Jennefer di Vangerberg, personaggio del videogioco The Witchers Wild Hunt [ph. Massimiliano Pellegrini/Tutti i diritti riservati]

Come avviene la tua preparazione-tipo?

S: La mia preparazione inizia dalla scelta del personaggio che voglio interpretare. Deve ovviamente essere un personaggio che mi piace e in cui riesco a immedesimarmi. Una volta scelto, cerco foto e modelli in 3D per avere la massima visibilità di ogni dettaglio del costume. In seguito, scelgo materiali e tessuti e da lì inizio con il progetto vero e proprio.

L: Mi piace preparare tutto con le mie mani. Scelgo un personaggio per affinità, per come si comporta, e faccio anche una selezione estetica: sono magro e asciutto, non andrò a vestirmi da Hulk! Quando ho scelto il personaggio, stampo le immagini, valuto come arrangiarmi e inizio la parte sartoriale e la costruzione degli accessori. Sono abbastanza pignolo nei dettagli: cerco le stoffe adeguate; spesso faccio, disfo, rifaccio. Alcuni costumi più popolari si trovano anche in vendita; ci sono persone che non fanno Cosplay, ma commissioni, e sono bravissime a creare anche i costumi più difficili e particolari.

Sabrina nelle vesti di Tyrande Soffiabrezza dall’Univeso di Warcraft [ph. Roberto Donadello/Tutti i diritti riservati]

Sei sempre te stesso o ti immedesimi nel personaggio, non solo con il costume?

S: Ho iniziato da subito a fare Cosplay in modo serio e a partecipare a molte gare. Quando si gareggia i metodi di valutazione non comprendono solo il lato puramente esecutivo del costume, ma anche l’interpretazione: per questo motivo, immedesimarsi nel personaggio è fondamentale.

L: Dipende dai momenti. È bello immedesimarsi perché quando si interpreta bene il personaggio i fan apprezzano. Inoltre, ho notato che interfacciarsi con altri cosplayer è più facile che con sconosciuti nella vita ordinaria: se uscissi per un aperitivo con gente che non conosco, non mi sentirei così a mio agio. Il fatto che stiamo interpretando vari personaggi spesso ci rende più facile essere spontanei.

Luca e Ambra, la sua ragazza, negli abiti di due personaggi di Yu Ghi Ho: il Mago Nero e Black Magician Girl [ph. jack.th3.4rist/tutti i diritti riservati]

Qual è il rapporto tra la tua identità e il costume che indossi?

S: Quando indosso il costume che realizzo, improvvisamente non sono più la ragazza timida e un po’ insicura che sono ogni giorno, ma divento il personaggio bello e forte che tanto amo. Posso quindi essere un’altra persona per un giorno e ciò mi fa sentire più sicura di me stessa. È anche questo il bello del Cosplay, ti permette di diventare ciò che desideri essere!

L: L’ambiente Cosplay è fatto da tante persone diverse, non mancano l’invidia e le critiche, soprattutto nelle gare, ma se trovi le persone giuste ti permette di essere te stesso al cento per cento. Nella vita quotidiana siamo sempre sotto alla lente del giudizio altrui e abbiamo tanti piccoli freni, mentre in questo contesto il contatto è molto spontaneo e istintivo. A lungo andare ciò aiuta a comportarsi con più naturalezza anche nelle situazioni di ogni giorno.

Si tratta di interpretare un personaggio, divertirsi e stare bene: posso fare quello che voglio, anche interpretare Hulk pur essendo magro! Il giudizio degli altri non è importante. Vedo tanti ragazzi molto giovani che fanno Cosplay e dopo le prime fiere noto (e anche i loro genitori lo notano) che acquisiscono sempre più sicurezza in loro stessi. I loro costumi li aiutano a esprimere quello che sono, senza remore, più liberamente.

Ambra nelle vesti di Regina Elfaria, personaggio del videogioco Odin Sphere [ph. Chiara Zambarda/Tutti i diritti riservati]

Qual è tuo cosplay preferito o meglio riuscito, e perché?

S: È una domanda a cui mi è difficile rispondere perché amo tutti i miei costumi e ognuno di loro mi ha dato grandissime soddisfazioni. Probabilmente in vetta c’è il mio costume da Gladiatrice di Aion, molto complicato perché composto di parti meccaniche e armatura. La sua realizzazione è stata davvero una grossa sfida per me ma mi ha dato la possibilità di realizzare il mio grande sogno: andare in Giappone, grazie alla vincita di una gara importante.

L: Il mio cosplay preferito è il Mago Nero di Yu Ghi Oh. Mi è sempre piaciuto molto sia il suo outfit sia il suo ruolo nella storia, e ci ho messo davvero tanto tempo per realizzarlo: è infatti un personaggio con un’armatura molto complicata da creare e riuscirci mi ha portato molta soddisfazione.

Un altro cosplay molto ben riuscito l’ho creato per la mia ragazza, Ambra: il personaggio di Elfaria, del videogioco di Odin Sphere. Alcuni costumi danno proprio soddisfazione e anche il pubblico si esalta. Devo dire però che quello che ha riscosso decisamente più successo e che mi ha fatto davvero divertire è quello delle Tre Marie.

Vado molto orgoglioso anche del raduno di One Piece (in copertina,ndr) che organizzo ogni anno a Lucca insieme alla mia ragazza e tre amici, totalmente auto finanziato. Alla gente piace, mi fa un enorme piacere quando incontro qualcuno alle fiere che mi dice: “Ci vediamo al raduno!”.

Luca e due amici che riproducono il logo della marca dolciaria Tre Marie

Le fotografie nel testo sono gentilmente concesse da Sabrina e Luca./Tutti i diritti riservati.

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