Una quotidianità in maschera (anti-smog)
La vita di uno studente fuorisede a Beijing presenta grossomodo gli stessi oneri e responsabilità di un qualunque altro studente fuorisede, tranne per alcune piccole e peculiari stranezze che è impossibile riscontrare nelle città universitarie occidentali.
A cominciare dalle prime domande mattutine: «Perché ieri sera non sono andato a letto prima?», «Che lezioni mi aspettano oggi?», «Che tempo fa oggi?», «Tocca mettere la mascherina o no?».
Effettivamente, qualunque occidentale consapevole dei rischi di vivere in una delle città più inquinate del mondo farà propria la stramba abitudine di controllare periodicamente la qualità dell’aria della città in cui vive, se non quella del proprio distretto.
Il prezzo del progresso
«Le cose positive non superano la porta di casa, quelle negative viaggiano per più di mille miglia», dice un antico proverbio cinese e difatti le notizie di allarme inquinamento a Beijing occupano periodicamente le pagine delle testate giornalistiche occidentali.
Il rapido e incontrollato sviluppo industriale che ha interessato la nazione cinese negli ultimi decenni, è stato portato avanti senza un’adeguata politica di tutela ambientale e della salute della popolazione. Secondo lo studio Global Burden of Disease, nell’anno 2010 l’inquinamento atmosferico in Cina è stato responsabile di 1,2 milioni di morti su suolo cinese.
Dati sconvolgenti per una nazione così popolata come la Cina, che paradossalmente si trova al primo posto al mondo per la produzione di impianti fotovoltaici, e che hanno costretto le autorità ad ammettere l’esistenza di una vera e propria emergenza smog tanto da annunciare una serie di misure su larga scala atte alla limitazione dell’inquinamento.
AQI a portata di mano
Il “termometro” di riferimento per la determinazione della qualità dell’aria è l’indice PM 2.5 (Particulate Matter 2.5), che indica il particolato presente nell’atmosfera dal diametro aerodinamico uguale o inferiore ai 2.5 µm, o millesimi di millimetro. È questo il tipo particolato più pericoloso, perché in grado di superare le prime vie respiratorie e di raggiungere i polmoni e i bronchi, fino agli alveoli polmonari, causando ingenti danni all’apparato respiratorio.
La misurazione della concentrazione di PM 2.5 per metro cubo assume notevole importanza perché utile, insieme ad altri agenti inquinanti (come la concentrazione di NO2 e di SO2), alla determinazione dell’Air Quality Index o AQI, un indice di rilevamento della qualità dell’aria secondo gli standard stilati dalla United States Environmental Protection Agency. È stato quindi possibile stilare un modello di riferimento pratico, attraverso il quale è possibile individuare i rischi per la salute della popolazione in base al valore dell’AQI.
Questo valore è determinato oltre che, come già detto, dalla concentrazione degli agenti inquinanti che varia repentinamente in base al minor o maggior utilizzo di automobili, riscaldamento e via dicendo; anche dal vento e dalle precipitazioni atmosferiche.
Ed è così che una risorsa online come Beijing Air Pollution: Real-time AirQuality Index (AQI), che, grazie alle numerose stazioni di rilevamento distribuite per tutta la capitale, rileva 24h/24h il livello degli agenti inquinanti nocivi è diventata indispensabile per la stragrande maggioranza della popolazione cinese.
L’abitudine di controllare svariate volte l’indice AQI è ormai radicata nella vita di tutti i giorni, specialmente dal momento in cui al sito internet è stata associata una app per tutti i tipi di smartphone e tablet presenti sul mercato. Particolare questo, di non poco conto, considerando quanto la popolazione cinese, soprattutto quella più giovane, sia estremamente ricettiva alle nuove tendenze tecnologiche.
Mascherine anti-smog: un must-have
A difesa della salute del cittadino cinese, è nato un vero e proprio business delle mascherine anti-smog, caratterizzato da una offerta piuttosto variegata: maschere di tutte le misure, per bambini e adulti, per attività standard o per attività sportive, dall’estetica e dalle tecnologie più disparate.
Lo sviluppo repentino di questo settore ha portato anche alla presenza sugli scaffali dei negozi cinesi di mascherine anti-smog poco efficaci e di cattiva qualità, o addirittura di merce contraffatta.
Il top di gamma delle mascherine anti-smog è rappresentato senza dubbio dalle mascherine di categoria N95, una certificazione assegnata dall’americano National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) ai respiratori e alle mascherine in grado di filtrare il 95% di particolato.
Questa certificazione statunitense rappresenta quindi una garanzia di riferimento per il consumatore, che potrà quindi scegliere all’interno di questa categoria la mascherina anti-smog più adatta in termini di vestibilità e praticità. Caratteristiche queste importanti, poiché anche una mascherina di categoria N95 perderà tutta la sua utilità qualora non si adattasse alla forma del proprio viso, coprendo perfettamente le prime vie respiratorie.
Una volta procurata la mascherina che fa al caso nostro, preferibilmente presso le grandi catene di distribuzione o su piattaforme online garantite (una su tutte Amazon.cn), saremo pronti ad affrontare anche le giornate più inquinate e grigie…sperando di non farci troppo l’abitudine!
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