Aix-en-Provence e Marseille: la Bella Addormentata e la sua sorellastra cattiva
«Aix en Provence è sempre stata la Bella Addormentata della Provenza» così mi dice una signora mentre visito la maison di Cezanne… Ci rifletto su un po’, ma non posso che darle ragione se penso al fascino, all’eleganza, a quest’aura da sogno che si respira.
Vi faccio qualche esempio: la vita quotidiana di ogni Aixoise comincia dalla Rotonde, che è la monumentale fontana ottocentesca decorata dalle tre statue dei simboli di Aix: la Giustizia, l’Agricoltura e le Belle Arti. Già qui si presenta un paesaggio da favola!
Tra le cose più pittoresche della ville ci sono i mercati, dove le verdure sono impilate con ordine sui banchi che spesso sono decorati con i fiori di campo; uomini e donne si servono da soli e ripongono le loro spese nelle tradizionali sporte di paglia (credo che tutte le signore ne possiedano almeno una). Per quanto siano sempre affollati questi mercati mi danno l’impressione di essere silenziosi, in particolare quello dei libri antichi che si svolge ogni prima domenica del mese.
Aix è anche una città sofisticata infatti, nella parte moderna, vi è il grande polo culturale che comprende il nuovissimo Conservatoire di Kengo Kuma, le Grand Théâtre de Provence, le Centre Chorégraphique National e la bellissima Cité du Livre, sede della Bibliothèque Méjanes costruita all’interno di una ex-fabbrica di fiammiferi.
Di sera il centro assume un volto diverso perché essendo città universitaria si riempie di studenti che fanno festa soprattutto nella zona di place Cardeurs e rue de la Verrerie.
Ho avuto la fortuna di assistere alla Bénédictions des Calissons, la festa tradizionale che si svolge la prima domenica di settembre, durante la quale vengono distribuiti i Calissons, dolcetti alla mandorla simbolo della liberazione dalla peste del 1630; in questa eccezionale occasione ho percepito quanto gli Aixoise siano affezionati alle loro tradizioni: tutti, sia giovani sia anziani, conoscono le canzoni e le danze popolari.
Aix si trova a trentatrè chilometri dalla seconda città più popolosa della Francia: Marseille. Se si è residenti o giovani sotto i 25 anni si può fare il biglietto per il bus-navetta che costa solo due euro andata/ritorno. Solo trentatrè chilometri ma tutto cambia.
I mercati diventano come dei Suq, gli odori che si sentono sono molto più pungenti e si è immersi nel rumore delle macchine che passano sulle strade principali, della gente che parla lingue che non posso riconoscere e del vento che ha il sentore di porto.
Qui tutto si muove: le macchine sfrecciano anche nel centro e ci sono operai dappertutto che puliscono (male), aggiustano, demoliscono perché è una città che sta cercando il riscatto dalla sua cattiva fama. Nel 2013 è stata insignita del titolo di “Capitale europea della Cultura”; ora è in lizza per diventare “Capitale europea dello Sport” nel 2017.
La Bibliothèque de l’Alcazar ben rappresenta lo stile della città: è infatti immensa e contaminata da suggestioni di vario tipo. L’Alcazar era nato a metà ottocento come teatro (dove si poteva anche bere e fumare in libertà) dall’architettura in stile moresco.
A me piace immaginare Aix come la Bella Addormentata e Marseille come la sorellastra che fa fare le avventure più pericolose, stravaganti, eccessive e che ha il fascino irresistibile delle bad girls.
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