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Lasciatevi incantare

Dal grande marasma dei clarinetti popolari eccovi il flauto degli incantatori di serpenti.

L’incantatore di serpenti è una figura tipica del folklore indiano che campeggia sia per le città sia su gran parte delle copertine delle guide turistiche per l’India. Negli ultimi anni il governo indiano ha cominciato ad applicare una legge (del 1972) che vieta l’utilizzo di animali col fine di farne profitto, accusando gli incantatori di provocare ai rettili malattie e menomazioni.

«Abbiamo fatto danzare i nostri serpenti davanti a telecamere tv e a capi di Stato – ha gridato un incantatore durante una manifestazione di protesta a Delhi – e siamo stati chiamati in emergenza quando un gruppo di hindu minacciò di gettare serpenti velenosi durate una partita di cricket contro il Pakistan. Ma ora ci trattano come seviziatori di animali. Non è giusto».

Ormai lo sappiamo tutti che i cobra sono sordi che in realtà non vengono incantati ma semplicemente si sentono minacciati dal flauto di turno. In tutto questo trambusto, non vi siete mai chiesti nulla del  piffero in questione? Io sì.

Viene chiamato pungi (in lingua hindi) o been, o tiktiri (in sanscrito) ed è uno strumento importante nella musica popolare indiana. È appunto il cosiddetto “flauto degli incantatori di serpenti” ma si suona anche in rituali legati al culto di Shiva (che è tra le tante cose il Re della danza). In India esiste uno strettissimo legame tra musica e religione, documentato tra l’altro nei libri sacri Veda nei quali vengono distinti due generi musicali: la musica vocale sacra dedicata al culto del dio Brahma e la musica strumentale profana collegata al dio Shiva.

 

 

Il tiktiri è uno strumento che fa parte dei clarinetti popolari ed è costituito da due canne inserite in una zucca “a bottiglia”; una canna ha sette fori (sei davanti e uno dietro) e crea la melodia, mentre l’altra (a due fori ) è il bordone. Una peculiarità degli strumenti a fiato popolari è proprio questa, mentre viene suonata la melodia con una canna, l’altra produce una nota (o un accordo) di accompagnamento tenuto per tutto il brano. I due fori della canna di bordone vengono chiusi in parte con della cera per raggiungere l’intonazione desiderata. Avete presente le cornamuse o le launeddas sarde? Quel ronzio perenne di sottofondo (a volte fastidioso)? Ecco, quello è il bordone.

In una classificazione ufficiale, serie e rigorosa, diremmo che il tiktiri è un aerofono ad ancia semplice. Questo perché solitamente viene tenuto conto del modo in cui viene prodotto il suono per decidere in quale categoria piazzare un determinato strumento. Aerofono, perché per produrre il suono serve l’aria insufflata dal suonatore; ad ancia, perché per produrre il suono, lo sappiamo tutti, ci vuole una vibrazione e in questo caso se sventrassimo il tiktiri troveremmo all’imboccatura di entrambe le canne una piccola lamella di bambù: l’ancia. Semplice, perché ce n’è solo una per canna (l’ancia doppia è costituita da due piccole ance singole legate insieme, che troviamo per esempio nell’oboe e nel fagotto).

 

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Sara Alberti

Nata sulle colline bergamasche nel 1989, percuoto dall’età di otto anni, quando ho iniziato a studiare batteria e percussioni da orchestra nel Corpo Musicale Pietro Pelliccioli di Ranica (W la banda!). Dopo essermi barcamenata tra le varie arti, la Musica ha avuto la meglio e mi è valsa una laurea in Musicologia. Profondamente affascinata dal vecchio e dall’antico, continuo a danzare e suonare nella Compagnia per la ricerca e le tradizioni popolari “Gli Zanni” e per il mio grande amore balcanico Caravan Orkestar. Su questa nave di pirati sono la responsabile della sezione Nuove Premesse, della cambusa e della rubrica musicale.

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