
A un anno dall’Expo: c’era una volta il software antimafia
Tempo fa leggendo Il Fatto Quotidiano mi sono imbattuto in un pezzo di Gianni Barbacetto dal titolo Expo e il software antimafia scomparso. Una storia strana. Storia di ordinaria (pubblica) amministrazione. Ma andiamo con ordine. Mancano trecentocinquantaquattro giorni all’inizio dell’esposizione. Tra maggio e ottobre del prossimo anno a Milano sono attese milioni di persone ogni giorno, un grande giro d’affari. Un’enorme opportunità per tutti i settori economici. Ma a meno di un anno dall’evento, ci tocca parlare di una nuova tangentopoli e delle, ahime! Solite, infiltrazioni mafiose nei cantieri edili.
A proposito di cemento e ‘ndrangheta, circa un paio d’anni fa venne presentato il Sogiexpo, uno straordinario strumento tecnologico in grado di incrociare dati e analizzare ogni singola impresa, rilevando eventuali condizionamenti o ingerenze della criminalità.
Bellissimo, stupendo, meraviglioso! Il progetto suscitò grande entusiasmo nei palazzi delle istituzioni. E in effetti questo strumento avrebbe potuto rivelarsi preziosissimo al fine di tenere lontano dai cantieri personaggi e aziende poco raccomandabili.
Nel 2012, la creazione e successiva gestione del software viene affidata a trattativa privata (in cui l’azienda o le aziende vengono scelte direttamente dall’ente pubblico che appalta i lavori, senza un bando pubblico quindi) per complessivi 500.000€ a “Opera21” una società che fa riferimento alla Compagnia delle Opere (costola di Comunione e Liberazione). Peccato però, che la suddetta società in quel periodo abbia già grosse difficolta economiche e nel 2013 porta le carte in tribunale.
Fallita, viene rilevata dalla società romana TopNetwork che dunque dovrebbe prendersi carico di tutte le commesse, compresa quest’ultima, che è anche la più importante. Ma qualcosa va storto. Scrive Barbacetto nell’articolo del 29 marzo scorso: «I tecnici che stavano lavorando al software per Expo si sono licenziati e sono passati ad un’altra società la “Wiit” di Alessandro Cozzi. Fuori di sé quelli della TopNetwork, che hanno rilevato un’azienda senza ciò che la rendeva appetibile». A quel punto la TopNetwork pensa bene di chiudere la sede milanese e licenziare i lavoratori dell’ex Opera21.
Nel frattempo, l’organizzazione di Expo decide di affidare l’appalto alla Wiit, in attesa di trovare un nuovo appaltatore. Mentre, ad oggi, non si hanno notizie di operazioni anticrimine portate a termine con l’uso di questo preziosissimo (e costosissimo) mezzo informatico.
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