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Mese: Febbraio 2015

Sul Colle sventola balena bianca ?

C’è un vecchio adagio della politica italiana, una legge non scritta, che prevede una sorta di alternanza nell’elezione del Presidente della Repubblica; sette anni a un esponente cattolico e sette anni a uno del mondo del centro sinistra, poi di nuovo da capo. Il Quirinale, da questo punto di vista, non ha conosciuto il passaggio alla seconda repubblica, restando ancorato alle logiche di alternanza (o presunta tale) che hanno condotto il nostro paese per mezzo secolo.

Dallo scorso sabato 31 gennaio abbiamo un nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, sin dalle prime – scarne – dichiarazioni e dal curriculum, sembra aver interrotto la danza del pendolo presidenziale. Il nuovo presidente risulta ferventemente cattolico, da alcuni definito addirittura “monaco laico”: una vita e un retroterra culturale di segno scudocrociato, declinatisi nel mare magnum del Partito Democratico a partire dal 2007. I pettegolezzi dicono di lui che sia timido, di poche parole ma assertivo, capace di farsi ascoltare pur parlando sottovoce. Questa ultima descrizione lo dipingerebbe come una mosca bianca, in quella che è la colorita arena politica tricolore.

mattarella

Le novità, tuttavia, non sono finite qui. Di nuovo (o quantomeno non ancora verificatosi) non c’è solo la caratterizzazione del protagonista, c’è la via che lo ha portato sul colle e gli attori che gli hanno spianato la strada.

Per giorni e giorni si è sentito parlare di “gioco delle tre carte”, di candidature da bruciare, perché così è sempre stato, un gioco a puntate sparso fra le aule, le buvettes, i ristoranti di Roma. Invece, sebbene qualcuno abbia tentato di far calare la nebbia della battaglia, il disegno è stato chiaro sin dall’inizio, progettato e condotto in porto da chi ha esercitato il proprio peso; una mossa che alcuni avrebbero attribuito al peggiore Frank Underwood per fare fuori avversari e avversori. La realtà sembra, invece, più chiara: si è trattato di politica, nel senso più trasparente del termine.

In questo passaggio emerge un ulteriore fattore di novità, se di novità è lecito parlare: il Presidente del Consiglio ha sbaragliato il campo, giocato il suo carico e vinto la partita. Semplicemente. Senza preoccuparsi troppo di alleati (veri e presunti), accuse e minacce.

renzi

La stessa figura di Matteo Renzi, senza voler cadere nell’abusato tema del nuovo, apre una strada finora non battuta: come il nuovo Presidente della Repubblica ha una discendenza dalla Balena Bianca, concretizzatasi nella scalata alla vetta del Partito Democratico.

L’eterno scontro, nell’Italia dei campanili, dei Don Camillo contro Peppone, dei Silvio Berlusconi contro i comunisti, pare essersi sintetizzato e risolto nella figura del Presidente del Consiglio e, da qualche giorno, anche nel Presidente della Repubblica.

La domanda è: si tratta di un ritorno alla distribuzione delle briciole, di cui erano maestri i vecchi democristiani, o di un nuovo corso, di una nuova età del pensiero e dell’agire politico dove i rappresentanti principali hanno in sé parte del retaggio cattolico e parte di quello di stampo socialista?

Un occhio attento non ha tardato a notare come le maggiori influenze nel pensiero del Presidente del Consiglio sono rappresentate da due dei principali esponenti del mondo democratico-progressista mondiale, come Tony Blair e Bill Clinton, che, a dire il vero, hanno già esaurito la propria carriera nella politica attiva: non è Renzi ad essere nuovo, ma l’attitudine politica del paese ad essere obsoleta.

Gli anni ’90 e i primi 2000 non hanno regalato un’evoluzione del pensiero e della pratica politica, si è trattato di un frullare di simboli e nuovismi, influenzati da una certa denigrazione del pensiero puro, in favore di una non lungimirante preponderanza del risultato concreto.

Forse, ma solo forse, siamo ad una nuova alba della politica, che agisce per oggi, traguardando.  Traguardando almeno il domani, con un’attitudine che, in verità, è già almeno di ieri.

Brick Lane e la Street Art

Brick Lane un quartiere dell’East end londinese, immediatamente a ridosso della City, nella sua storia ha subito continui cambiamenti dovuti ai costanti flussi migratori che hanno disegnato la nota multietnica che lo contraddistingue. Il tutto inizia con gli Ugonotti nel seicento per poi passare attraverso irlandesi, ebrei ed arrivare ad accogliere le popolazioni mediorientali provenienti principalmente dall’est Bengala, che ne caratterizzano la conformazione attuale.

Oggi l’evoluzione di quest’area ha fatto si che diventasse uno degli angoli più emblematici per le nuove tendenze londinesi, tra caffetterie per hipster, mercatini vintage e concept store alla moda si trovano le pareti di mattoncini colorate e riempite di graffiti da street artists provenienti da tutto il mondo.

Si possono ammirare graffiti di artisti giovani come Borondo e il collettivo “l.i.f.e. Collective”, artisti anonimi che firmano con solo il loro lavoro, per passare ad artisti navigati come Paul “Don” Smith apprezzato anche dal celeberrimo Banksy (anche lui  “esposto” su questi muri).

Non si può camminare senza farsi travolgere dai colori brillanti e le immagini che cercano di venire fuori dalle pareti, lasciando spesso una sensazione di sconosciuta meraviglia.

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