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Mese: Maggio 2015

Ora e allora – Cosa rimane di EXPO 1906 a Milano

Milano città storicamente in movimento, negli ultimi anni è diventata un cantiere aperto, il motivo è Expo 2015, Esposizione Universale iniziata qualche giorno fa e verrà ospitata fino al 31 ottobre 2015, trattando il tema di “alimentazione e nutrizione” declinandola attraverso i 145 paesi partecipanti.

Ma concentriamoci sul passato, le esposizioni universali hanno avuto come prima edizione Londra 1851 e poi svariate edizioni nelle principali città del mondo, per cui data la grande importanza della città metropolitana italiana per eccellenza non si è dovuto ovviamente aspettare il 2015, la prima edizione dell’Esposizione Universale di Milano è stata nel 1906.

Edizione travagliata, inizialmente avrebbe dovuto svolgersi nel 1905, ma il ritardo dei lavori del traforo del Sempione fece slittare la data all’anno successivo, inoltre, nei primi giorni di Agosto del 1906 durante la manifestazione divampò un incendio nel padiglione della galleria d’arte decorativa italiana e ungherese che distrusse diversi tra edifici e padiglioni nelle vicinanze, in soli 40 giorni tutto dovette essere ricostruito e inaugurato nuovamente davanti alla presenza del re Vittorio Emanuele III.

Come location venne scelta l’area verde dietro al Castello Sforzesco, in questa occasione in omaggio al traforo il neonato giardino venne denominato di Parco Sempione. L’esposizione fu inaugurata il 28 maggio del 1906 e parteciparono ufficialmente 40 nazioni trattando il tema de “i trasporti”.

Vennero costruiti 225 edifici progettati dai più noti architetti dell’epoca, molti padiglioni vennero costruiti in stile liberty, seguendo la moda del tempo. I padiglioni vennero interamente smantellati, tranne uno, come abitudine per le esposizioni, che venne regalato alla città, l’Acquario Civico di Milano, edificio in stile liberty di fianco al Castello. Nulla da invidiare alla Tour Eiffel rimasta a Parigi  dopo l’esposizione del 1889 e lo Space Needle a Seattle nel 1962, speriamo che l’Albero della Vita godrà almeno della metà della notorietà del nostro splendido acquario!

Noi di Pequod vi porteremo indietro nel tempo e vi mostreremo quel che resta oggi di Expo 1906 a Milano.

 

Acquario Civico

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Parco Sempione e i Padiglioni

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Piazza Giulio Cesare, i Trasporti e le mappe.

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Expo è anche Cascina Triulza: il padiglione della società civile

Con Expo ormai alle porte le novità non mancano di certo. Fra i numerosi padiglioni presenti ne spicca uno di particolare interesse: il padiglione dedicato alle organizzazioni della società civile (Expo Milano 2015 é la prima Esposizione Universale a ospitare padiglioni di questo tipo), Cascina Triulza.

Antica costruzione rurale già presente all’interno del sito espositivo, con una superficie di 7900 mq e collocata a circa 700 metri dall’accesso ovest, la cascina è stata recentemente ristrutturata in vista dell’Esposizione Universale. Il tutto è gestito dalla Fondazione Triulza, ampia piattaforma composta dalle principali organizzazioni del terzo settore. Mostre, convegni e spettacoli saranno all’ordine del giorno all’interno del padiglione che prevede ben 750 eventi durante i sei mesi di Expo.

Il programma culturale della fondazione si basa sul tema comune Energies to change the world che è stato scelto per «rappresentare il ruolo della società civile, mostrando come la straordinaria forza di cambiamento generata ogni giorno dall’iniziativa autonoma dei cittadini, dei giovani e delle organizzazioni del sociale possa contribuire a costruire, e a mettere in pratica, un modello di vita e di consumo più sostenibile», come si evince dai documenti relativi il contesto in cui si inserisce il progetto del padiglione, gentilmente inviatimi da Alice Alberga, responsabile dell’ufficio stampa della Fondazione Triulza. Ne scaturiscono sette assi tematici emersi dal confronto tra le varie organizzazioni, i quali si articolano in:

produzioni e stili di vita per uno sviluppo di qualità;
dare voce a chi non ha voce;
la responsabilità sociale dell’arte;
giovani creativi e produttivi;
cittadini custodi dei beni comuni;
vivere e convivere nelle comunità locali e globali, profit, no profit;
istituzioni: nuove alleanze per il futuro.

Attualmente sono 63 le organizzazioni del terzo settore che hanno aderito al programma culturale e al tema promosso dalla Fondazione Triulza. Da questo punto di vista le call emesse si sono rivelate un utile strumento per coinvolgere i vari enti e imprese interessati alla realizzazione di questo progetto. I piccoli produttori che si occupano di promuovere prodotti sostenibili e attenti all’ambiente, inoltre, godranno di un’area a loro dedicata, l’area mercato, uno spazio di circa 700 mq che sarà aperto al pubblico per tutta la durata dell’Esposizione. Il padiglione diventerà, quindi, un punto di incontro tra consumatori e produttori consapevoli inseriti in un clima di sperimentazione e innovazione per uno sviluppo eco-sostenibile.

L’obbiettivo é sfruttare al massimo l’occasione unica fornita da Expo e dal tema Nutrire il pianeta. Energia per una nuova Vita al fine di «far emergere il protagonismo del civile e accreditare la straordinaria forza di cambiamento generata ogni giorno nel mondo dall’autonoma iniziativa dei cittadini, dei giovani e delle realtà organizzate della Società Civile», come viene spiegato nella scheda inerente il rapporto tra il padiglione e le imprese. Il citadino/visitatore diventa, inoltre, parte attiva di tutto il progetto in modo da garantire una maggiore sensibilizzazione riguardo i temi affrontati.

Al via EXPO: Milano fra scontri, devastazioni e NO EXPO

E’ finito il conto alla rovescia, EXPO 2015 ha finalmente aperto i suoi cancelli al mondo.

A  Milano, nella giornata della festa del lavoro,  ha sfogo il fermento maturato nei mesi che hanno preceduto l’Esposizione, caratterizzati da polemiche, scontri e scandali, nonché da tanta, tanta fretta. Per le strade di Milano non sfila soltanto il tradizionale corteo dei lavoratori, guidati dai sindacati, dichiaratisi felici di collaborare con le autorità per contribuire fin dal primo giorno al successo di un tal eccezionale evento, ma anche un altro, ben più arrabbiato, indignato e temuto dall’autorità competente, il No Expo MayDay Parade.

Benché il ritrovo del corteo NoExpo fosse previsto nel primo pomeriggio, già in mattinata un gruppo di una trentina di persone ha protestato pacificamente davanti ai tornelli dell’ingresso Fiorenza dell’Esposizione, mostrando uno striscione sul quale compare la scritta “Il belpaese delle opportunità, un Expo di mafia cemento e precarietà”. L’episodio non ha avuto ripercussioni violente e dopo poco più di mezz’ora i manifestanti si sono diretti verso la stazione della metropolitana.

Poi, alle ore 14:00, i cosiddetti “antagonisti” di EXPO si sono radunati in Pizza XXIV Maggio sotto un cielo plumbeo, intenzionati a sfilare per le vie del centro. Ma per garantire una maggiore sicurezza, il percorso del corteo è stato modificato, impedendone il passaggio nelle zone sensibili e vicino ai luoghi simbolo dell’EXPO come l’ExpoGate, in Via Beltrami. Le stime indicano una partecipazione di circa 20mila persone, non solo da tutta Italia, ma anche dall’estero, molti collegati con i gruppi no-global. Quello che si teme di più è una presenza non trascurabile di black bloc, famosi per gli atti vandalici e violenze, che si potrebbe confondere tra la folla della pacifica manifestazione.

Il corteo è partito accompagnato dalla musica e con un’aria festosa, ma la tensione è palpabile e le forze dell’ordine sono in stato d’allerta.

Ad un’ora dall’inizio della manifestazione un gruppo di giovani si stacca dal corteo e in corrispondenza del primo sbarramento della polizia imbratta la vetrina di una banca con la scritta “Expo=più cemento”. Ma il cammino continua senza altri problemi.  E’ all’arrivo in Piazza della Resistenza che si verificano i primi scontri: i manifestanti lanciano petardi contro i poliziotti in tenuta antisommossa, che rispondono cercando di disperderli con l’uso di idranti. Le vetrine dei negozi nelle vicinanze della piazza vengono danneggiate e cosparse di benzina e così anche tutte le altre lungo il percorso del corteo. Non solo le banche o le sedi di particolari associazioni, ma nessun tipo di negozio viene risparmiato.

Nonostante la particolare attenzione prestata dal comune di Milano alla sicurezza e il notevole dispiegamento di forze (2200 agenti e grate d’acciaio per gli sbarramenti), la situazione è precipitata a circa un’ora e mezza dall’inizio della manifestazione quando il corteo si stava avvicinando al punto più caldo del percorso, piazzale Cadorna: gruppi di persone vestite completamente di nero si sono staccate dal grosso del gruppo e hanno iniziato a lanciare bombe carta in via Mellerio e in via Carducci. In corso Magenta sono stati lanciati alcuni fumogeni contro i poliziotti che hanno risposto con l’uso di lacrimogeni, creando una spessa colonna di fumo nero che ha reso l’aria irrespirabile e ha fermato il corteo per qualche minuto. Molte macchine sono state date alle fiamme e così un negozio, che nemmeno il precipitoso intervento dei vigili del fuoco è riuscito a salvare. Anche alcuni cassonetti sono stati dati alle fiamme dopo essere stati ammucchiati in mezzo alla strada per creare una barriera tra manifestanti e forze dell’ordine.

Gli scontri con la polizia continuano per tutta la durata del corteo con i manifestanti che cercano di farsi strada verso il centro della città, dove il loro passaggio era stato impedito. I suoni che si sentono sono quelli dei vetri infranti, dei petardi che esplodono e dei lacrimogeni utilizzati dalla polizia. L’immagine è quella confusa di una guerriglia urbana in cui circa un centinaio di manifestanti, incappucciati e nascosti dal nero delle loro vesti, attaccano i blocchi creati dalla polizia e le vetrine dei negozi che incontrano sulla loro strada.

Alla fine della manifestazione ciò che riamane sono le vesti nere di cui i manifestanti si sono liberati e i cittadini che, scesi in strada, con scope e palette ripuliscono le strade della loro città.

La bellezza sta negli occhi di chi è vicino – La rete Grandi Giardini Italiani e Expo

Spesso si sottovaluta quello che il nostro territorio ha da offrirci. Spesso preferiamo prendere aerei, andare in altri continenti, attraversare oceani, intraprendere lunghi viaggi, senza renderci conto che casa nostra ha quanto di meglio ci sia. A volte basta sollevare il velo e andare a cercare il bello che sta nascosto. L’Expo 2015 a Milano, lasciando da parte qualsiasi polemica sia stata mossa in questi mesi, ha anche questo obiettivo: farci riscoprire i posti nascosti di casa nostra. Ed è propria questa l’iniziativa promossa dalla rete Grandi Giardini Italiani: in occasione dell’esposizione universale che aprirà oggi, 1 maggio, a Milano, parchi e giardini privati in tutta Italia solitamente inaccessibili sono aperti al pubblico, permettendo di visitare quello che di solito resta nascosto agli occhi del mondo. Più di cento spazi verdi sono a disposizione del pubblico, rilanciando il turismo horticultural. In occasione di Expo, oltre al centinaio di luoghi, in tutta Italia e nel Canton Ticino, già facenti parte della rete, fondata da Judith Wallace nel 1997, altri sei giardini sono entrati a far parte dell’iniziativa, come, per esempio, i giardini vaticani o le ville pontificie a Castel Gandolfo, le cui bellezze e misteri sono noti e immaginabili.

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Ma anche le altre new entry celano realtà e aspetti interessanti, cui vale la pena fare visita.

L’Oasi Zegna, situata a Trivero in provincia di Biella, in Piemonte, trova vita negli anni Trenta quando lo stilista e imprenditore Ermenegildo Zegna si dedica alla riforestazione delle aree vicine al suo paese natale. La riqualifica del luogo, grazie a conifere, rododendri e ortensie, venne completata con la costruzione della strada panoramica, e, in seguito, della stazione sciistica di Belmonte.

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Il castello di Miradolo, a San Secondo di Pinerolo, in Piemonte, è circondato da un immenso parco (6 ettari), dalla forma ovale che richiama i giardini all’inglese; attraversato da canali e correnti d’acqua, l’intero territorio è soggetto ad un microclima particolare, che ha permesso la crescita di un boschetto di bambù. Fiore all’occhiello (nel vero senso del termine) del parco sono le sue camelie.

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A Briosco, in provincia di Monza Brianza, prende posto il Rossini Art Site, un parco verde che ospita la Collezione Pietro Rossini di sculture moderne e contemporanee: in tal modo l’arte è direttamente collegata al territorio e alla natura, che diventa anch’essa un’opera artistica. Un consiglio: non abbiate paura dei cavalli che girano liberi e indisturbati per il parco, vi faranno solo un po’ di compagnia.

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Se volete sentirvi come Alice nel Paese delle Meraviglie, andate a Fontanellato, in provincia di Parma: creato da Franco Maria Ricci, per ben 7 ettari si estende uno dei labirinti più vasti che ci siano; pianta a stella e fatto di bambù, al centro del sito (per i fortunati che non rimarranno smarriti nel dedalo) sorgono una libreria, un museo, un ristorante, un bistrò, una sala da ballo, due suites… di tutto e di più, ma sempre a patto che riusciate a raggiungere la fine del labirinto!

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In copertina: Giardini Vaticani [ph. Sailko CC BY-SA 3.0/Wikimedia Commons]