Narcos
La piattaforma Netflix è finalmente arrivata in Italia e con sé ha portato anche i suoi preziosi prodotti originali. I titoli interessanti sono molti (di qualcuno ne abbiamo già discusso: Netflix, Bojack Horseman, House of Cards), ma oggi voglio parlare di Narcos, uscito questo 28 agosto. E’ una serie incredibilmente additiva, una puntata tira l’altra in un crescendo continuo che sfocia in un finale dirompente. E’ il prototipo perfetto delle Netflix Originals e ha già avuto un successo a livello internazionale, cinque giorni dopo l’uscita, il 3 settembre, è stata annunciata una seconda stagione. I creatori sono Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro, mentre il regista di tutte le puntate è il brasiliano José Padilha. Il cast è relativamente sconosciuto ma offre molte interpretazioni lodevoli e a livello tecnico la serie è realizzata alla perfezione. La storia riprende le vicende reali che hanno coinvolto Pablo Escobar e il cartello di Medellìn. Da spettatore, mi saltano subito all’occhio almeno tre paragoni interessanti.
Il primo che viene in mente è con Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese, sia per i richiami alla criminalità organizzata e alla droga, che, inevitabilmente, per la voce fuori campo. Il narratore qui è Steve Murphy, interpretato da Boyd Holbrook, un agente della DEA, mandato dagli Stati Uniti con la missione di catturare, ed eventualmente uccidere Pablo Escobar. E’ molto diretto, parla in maniera schietta e non ama farsi mettere i piedi in testa, il poliziotto americano doc. Molto legato alla moglie, vuole difendere lei e gli Stati Uniti. Il suo partner, assegnatogli dalla DEA è Javier Peña impersonato da Pedro Pascal, ormai diventato celebre per il ruolo di Oberyn Martell.
Un secondo richiamo importante è The Wire, la serie brillante prodotta da HBO,con la quale condivide un ritratto spietato sul mondo del traffico di droga: mandanti, fornitori, riciclatori di denaro sporco, disfunzioni delle istituzioni preposte alla legalità e all’educazione, storture del sistema dei media. La serie è impregnata di politica, ci mostra la realtà della Colombia in quegli anni, dove i “narcos” erano così potenti da poter avere influenza sulle alte sfere del governo, tramite i milioni spesi in corruzione. Il Presidente Cesar Gaviria è più volte una figura centrale, protagonista delle continue contrattazioni con Pablo, i compromessi, l’essere di fronte a delle scelte impietose.
Infine, per certi aspetti, è difficile non pensare a Romanzo Criminale, specialmente per il modo affascinante con cui vengono ritratti quelli che canonicamente vengono considerati “i cattivi”. La lotta tra criminali, le guerre, la droga, il potere, la morte, entrambe rappresentano fatti storici, inevitabilmente romanzati, che hanno segnato la storia dei rispettivi paesi. Pablo Emilio Escobar Gaviria, interpretato magistralmente da Wagner Moura, è un personaggio imponente, un uomo che incute rispetto, che passa dalla chiacchierata rassicurante con la madre, all’omicidio a sangue freddo, a volte anche a mani nude. Orgoglioso di aver costruito un impero dal niente, desidera sempre di più, ma la sua indole lo induce a commettere errori decisivi. Fondamentale il suo rapporto con il cugino Gustavo, con cui è cresciuto e in cui ripone estrema fiducia.
Questi tre paralleli mi sono sembrati un buon modo per narrare una serie che colpisce, ti trascina nella sua trama e nei suoi personaggi e diventa ciò di cui lei stessa parla, una droga. Alla prossima.
featured, Narcos, Netflix, serietv, telefilm