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Mese: Novembre 2015

Narcos

La piattaforma Netflix è finalmente arrivata in Italia e con sé ha portato anche i suoi preziosi prodotti originali. I titoli interessanti sono molti (di qualcuno ne abbiamo già discusso: NetflixBojack HorsemanHouse of Cards), ma oggi voglio parlare di Narcos, uscito questo 28 agosto. E’ una serie incredibilmente additiva, una puntata tira l’altra in un crescendo continuo che sfocia in un finale dirompente. E’ il prototipo perfetto delle Netflix Originals e ha già avuto un successo a livello internazionale, cinque giorni dopo l’uscita, il 3 settembre, è stata annunciata una seconda stagione. I creatori sono Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro, mentre il regista di tutte le puntate è il brasiliano José Padilha. Il cast è relativamente sconosciuto ma offre molte interpretazioni lodevoli e a livello tecnico la serie è realizzata alla perfezione. La storia riprende le vicende reali che hanno coinvolto Pablo Escobar e il cartello di Medellìn. Da spettatore, mi saltano subito all’occhio almeno tre paragoni interessanti.

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Il primo che viene in mente è con Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese, sia per i richiami alla criminalità organizzata e alla droga, che, inevitabilmente, per la voce fuori campo. Il narratore qui è Steve Murphy, interpretato da Boyd Holbrook, un agente della DEA, mandato dagli Stati Uniti con la missione di catturare, ed eventualmente uccidere Pablo Escobar. E’ molto diretto, parla in maniera schietta e non ama farsi mettere i piedi in testa, il poliziotto americano doc. Molto legato alla moglie, vuole difendere lei e gli Stati Uniti. Il suo partner, assegnatogli dalla DEA è Javier Peña impersonato da Pedro Pascal, ormai diventato celebre per il ruolo di Oberyn Martell.

TV STILL -- DO NOT PURGE -- (L to R) MAURICE COMPTE, BOYD HOLBROOK and PEDRO PASCAL star in NARCOS. Season 1 Episode 3. Netflix. NARCOS S01E03 "The Men of Always"

Un secondo richiamo importante è The Wire, la serie brillante prodotta da HBO,con la quale condivide un ritratto spietato sul mondo del traffico di droga: mandanti, fornitori, riciclatori di denaro sporco, disfunzioni delle istituzioni preposte alla legalità e all’educazione, storture del sistema dei media. La serie è impregnata di politica, ci mostra la realtà della Colombia in quegli anni, dove i “narcos” erano così potenti da poter avere influenza sulle alte sfere del governo, tramite i milioni spesi in corruzione. Il Presidente Cesar Gaviria è più volte una figura centrale, protagonista delle continue contrattazioni con Pablo, i compromessi, l’essere di fronte a delle scelte impietose.

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Infine, per certi aspetti, è difficile non pensare a Romanzo Criminale, specialmente per il modo affascinante con cui vengono ritratti quelli che canonicamente vengono considerati “i cattivi”. La lotta tra criminali, le guerre, la droga, il potere, la morte, entrambe rappresentano fatti storici, inevitabilmente romanzati, che hanno segnato la storia dei rispettivi paesi. Pablo Emilio Escobar Gaviria, interpretato magistralmente da Wagner Moura, è un personaggio imponente, un uomo che incute rispetto, che passa dalla chiacchierata rassicurante con la madre, all’omicidio a sangue freddo, a volte anche a mani nude. Orgoglioso di aver costruito un impero dal niente, desidera sempre di più, ma la sua indole lo induce a commettere errori decisivi. Fondamentale il suo rapporto con il cugino Gustavo, con cui è cresciuto e in cui ripone estrema fiducia.

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Questi tre paralleli mi sono sembrati un buon modo per narrare una serie che colpisce, ti trascina nella sua trama e nei suoi personaggi e diventa ciò di cui lei stessa parla, una droga. Alla prossima.

Nemo propheta in patria

Sempre più spesso si sente parlare del fenomeno dei cervelli in fuga, giovani laureati, motivati e con ottimi risultati accademici che purtroppo non trovano spazio nel tanto amato et odiato Bel Paese.

Che cosa spinge questi giovani che rappresentano il futuro di una nazione a lasciare famiglia, amici e un luogo a loro caro dal punto di vista emotivo per nuove realtà? Sembrerebbe una scelta dettata dalle maggiori possibilità lavorative che il paese ospitante offre ai nostri connazionali, ma oltre a questo vantaggio quali sono gli altri aspetti connessi a questa scelta ?

Francesca, venticinquenne originaria di Padova laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna che poi ha conseguito un master LLM in International Business Law presso la Tilburg University ci aiuterà a rispondere a queste domande.

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Francesca durante una tipica serata Olandese che prevede il famosissimo Beer Cantus

«A metà Agosto 2014 mi sono trasferita a Tilburg. Essenzialmente mi ha spinto la necessità di specializzarmi in Diritto Commerciale Internazionale. Oltre a questo, avendo iniziato la pratica forense, mi sono resa conto delle poche prospettive lavorative per i giovani laureati. Di conseguenza, non potendo fare progetti neppure a breve termine sia a livello economico sia a livello personale, ho deciso di investire nuovamente sul mio futuro scegliendo un’ulteriore esperienza all’ estero. »

Sorge spontaneo domandarsi per quale motivo proprio nei Paesi Bassi e non in altri stati dove il sistema universitario è spesso sinonimo di garanzia lavorativa una volta concluso il percorso accademico.

«La mia scelta è stata dettata dal piano studi offerto dall’Università di Tilburg, poiché corrispondeva alle mie esigenze, ovvero specializzarmi in diritto commerciale non Europeo ma Internazionale e al tempo stesso l’idea di maturare questa esperienza in un ambiente multiculturale e altamente stimolante. »

Francesca appare pienamente soddisfatta della sua scelta, vivendo all’estero le si sono aperti gli occhi sul fatto che i Paesi Bassi, pur non essendo il suo paese d’origine, le stiano dando quelle possibilità che la sua nazione le avrebbe dovuto dare. Ha lasciato l’Italia non per mancanza di amor patriae, bensì per l’impossibilità di fare progetti futuri, quali famiglia e carriera. Il primo impatto con gli standard olandesi non lascia dubbi sull’ efficienza di questa nazione.

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Francesca con amici in Lapponia durante il suo periodo Erasmus ad Helsinki

«A livello universitario il metodo è molto simile ai paesi nordici, periodi costantemente intensi per via degli individual/group assignments richiesti prima di giungere all’esame finale. Avendo fatto l’Erasmus in Finlandia non ho trovato difficoltà ad adeguarmi al modello universitario olandese. Per quanto riguarda lo stile di vita, diciamo che ho fatto un po’ più di fatica ad abituarmi al clima rigido e agli orari Olandesi: pausa pranzo alle 12:00 per non più di trenta minuti, cena alle 18:00 e tutti i negozi già chiusi al ritorno dal lavoro. Pienamente positivo il giudizio riguardo agli olandesi, sono stata accolta nel mondo universitario e lavorativo con estrema cordialità in un’atmosfera dove si percepisce il lavoro come un dovere ma al tempo stesso coesiste con un profondo rispetto della vita privata e dei ritmi personali. Infine, oltre alla splendida integrazione culturale e sociale che include tutti i benefici dell’essere cittadino di questa nazione, mi piace l’estrema gentilezza che cambia davvero la giornata, sali sul bus l’autista ti sorride, cerchi un’ informazione e subito qualcuno si rende disponibile per aiutarti, ti rechi semplicemente a fare le compere settimanali e tutti sono felici, sorridenti e cordiali. »

Ovviamente Francesca trasmette una piacevole impressione riguardo alla sua esperienza all’estero, quasi come se il paese ospitante fosse il paese di Bengodi. Tuttavia, il suo ritmo di vita per affermarsi nel sistema olandese, molto competitivo e professionale, dimostra la determinazione necessaria per poter godere degli aspetti positivi offerti da questa nazione.

«La mia settimana tipo inizia con la sveglia alle 5:50, prendo l’autobus per la stazione dei treni, colazione veloce e orribile, treno diretto a Eindhoven dove inizio a lavorare alle 9:00 sino alle 17:30. Finito il lavoro torno a Tilburg, vado a fare la spesa, ceno e sino a poche settimane fa mi dedicavo per tutto il resto della serata alla stesura della tesi. Il sabato e la domenica sono sacri in Olanda: riposo totale e momenti di relax che trascorro a Bruxelles con il mio ragazzo Joris »

I progetti futuri di Francesca appaiono chiari, rimanere in Olanda o comunque nel Nord Europa e continuare a lavorare per aziende di rilievo a livello internazionale, viaggiare e perseguire le stesse soddisfazioni che riceve ogni qualvolta porta a termine nuovi progetti lavorativi.