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Intervista a Le ragazze del porno, a cuore e gambe aperte

Mercoledì 14 settembre c’è stata la proiezione dei primi due cortometraggi VM18 prodotti da Le ragazze del Porno, e Pequod (ovviamente) non poteva che essere presente! Stiamo parlando delle pellicole Queen Kong di Monica Stambrini, precedentemente proiettato alla 52° Mostra Internazionale del nuovo cinema di Pesaro nonché vincitore del premio “Miglior Regia” presso il Queen World Film Festival a New York, e Insight di Lidia Ravviso e Slavina alla sua anteprima nazionale, proiettate all’interno dello spazio BASE Milano in via Bergognone, durante la XXI edizione del Milano Film Festival.

Chi sono le ragazze del porno e perché sono nate?

Le Ragazze del Porno sono un gruppo di registe italiane, dai 25 ai 75 anni, caratterizzate da esperienze nel cinema indipendente e mainstream, nel teatro, nella televisione e videoarte. Il loro obiettivo è realizzare una raccolta di porno d’autore per ampliare il punto di vista italiano sulla sessualità e sulla bellezza, senza distinzione di genere e orientamento sessuale. Progetti simili nati in Svezia, Spagna, Francia, Stati Uniti e Danimarca, hanno trovato il sostegno dei finanziamenti pubblici… in Italia, invece, per potersi esprimere liberamente, Le Ragazze del Porno hanno deciso di utilizzare il finanziamento dal basso, mettendosi in gioco e lanciando una campagna di crowdfunding. «Il progetto originario – spiega Monica Stambrini a Pequod – prevedeva dieci cortometraggi, che sarebbero in seguito confluiti nel lungometraggio My Sex. Ora come ora non sappiamo se riusciremo a farne altri otto, di certo stiamo cercando di produrne altri tre in modo da arrivare a 90 minuti. Trovare una produzione classica è difficile, quindi siamo oggi un progetto aperto e un contenitore: non solo aperte a finanziamenti, ma anche a nuove registe e, perché no, registi maschi!»

 

Quando lui non riesce ad avere un’erezione lei (interpretata dalla porno attrice Valentina Nappi), delusa, lo lascia nel parco e sparisce nel bosco. Svogliatamente lui la insegue ma al suo posto trova Queen Kong che non ha nessuna intenzione di lasciarlo andar via finché non avrà finito con lui. Dopo che il rapporto verrà consumato, è la volta del corto di Lidia e Slavina: una donna e un uomo sono chiusi in una stanza. Un gioco di sguardi è il segnale che dà inizio a una sfida muta, interrotta solo da respiri e gemiti di lei. In entrambi i casi, i personaggi maschili sono personaggi passivi poiché il porno viene narrato da un punto di vista tutto al femminile. Nel secondo corto, ad esempio, non vediamo mai l’atto masturbatorio maschile, ma solo il post.

Dopo lo schermo nero e uno scroscio di applausi, le luci della sala si alzano nuovamente. Un dibattito anima la sala del BASE, dando la possibilità alle registe di confrontarsi con il pubblico, assieme alla pornodiva Valentina Nappi. Fra una domanda e l’altra, le persone presenti hanno la possibilità di scoprire e scoprirsi a loro volta: ho dunque il piacere di riportare un’intervista collettiva, creata dai primi fruitori italiani di queste pellicole e dalla chiacchierata fatta con la registra Monica Stambrini.

Chi o che cosa vi ha ispirato Queen Kong e Insight?

Monica: «Satiri! Volevo filmare una donna prima inibita e che poi si lascia andare alle pulsioni più sfrenate. Volevo dunque raccontare la riscoperta del piacere e il recupero di questa sfera intima e sessuale. Per questo ho scelto l’immagine di una donna che la sbatte in faccia».

Lidia: «Mi preme sottolineare come non sia un discorso di rappresentazione di una sola tipologia di donna per un pubblico ben preciso. Noi volevamo mettere in scena un nostro desiderio. E mettere in scena la figa: per quanto presente nel porno mainstream, la figa non è mai centrale, né protagonista. Allora abbiamo avuto l’intuizione di volerla mettere al centro, sin nei minimi particolari».

Slavina (coregista e attrice protagonista di Insight): «Non mi identifico tanto nel tipo di donna del corto, perché abbiamo deciso di fare un personaggio più mainstreem… difatti ero tutta depilata, però mi piace molto il fatto che si vedano le rughe. Come a dire che alla soglia dei 40 non è per niente finita!»

Slavina
Slavina

Benché vogliate far riferimento a un pubblico variegato, come avete affrontato la problematica dell’eccitazione?

Monica: «All’inizio del progetto abbiamo intavolato grandi discorsi in merito all’eccitazione del pubblico. Quando giravo non mi sono mai posta il problema proprio perché mentre lavoravo mi sono accorta di essere eccitata».

Slavina: «Il porno si definisce inizialmente masturbatorio. All’interno della corrente pornografica più convenzionale, nasce come prodotto per l’eccitazione maschile. Noi proponiamo corti sulle donne, ma aperte a un pubblico vasto: questo complica tutte le cose. Ad esempio, durante la scena della mia masturbazione abbiamo inserito anche il sonoro della penetrazione poiché alcuni si eccitano grazie a tale rumore».

All’interno del BASE iniziano ad alzarsi le mani alla domanda su chi si sia eccitato in sala. Una ragazza prende in mano il microfono e aggiunge: «Io mi sono eccitata quando ho visto il cazzone finale di Queen Kong

Una domanda più generica a Le Ragazze del Porno: Come commentate la vicenda della giovane donna napoletana suicida a 31 per la diffusione di un suo filmato hard?

Valentina Nappi: «Per quanto mi riguarda, sono sempre stata criticata fino a quando non sono diventata una star del porno. Mi davano della troia e basta, annullando completamente la mia personalità. Non so spiegarmi questa cosa, di certo sogno un mondo in cui tutte le donne si mostrino con un cazzo in bocca!»

Slavina: «Beh, non a tutte piace il cazzo in bocca. È molto complicato essere donna in Italia e occuparsi del sesso in senso lato. Stare dentro al collettivo de Le Ragazze del Porno significa prendersi una certa responsabilità. Ma il mio appello è: non aumentiamo il fango! Non prendiamo parte a questa sessofobia».

Monica: «Spesso sono le donne a essere intransigenti sulla libertà sessuale delle altre».

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Come mai la società ha tanta difficoltà ad accettare una sessualità femminile scollegata dalla maternità?

Monica: «E pensate invece che la categoria pornografica più ricercata dagli uomini in Italia è proprio quella dedicata alla “mamma”! Pensate anche solo alle concezione di Milf. Credo che la scissione fra mamma e troia sia oramai una distinzione superata. Forse sono proprio le donne a crearsi problemi e a nascondere la loro sessualità di fronte ai propri figli».

Tornando alla serata di stasera, siete rimaste soddisfatte?

Monica: «La proiezione di stasera è stata un’incredibile conferma di come esistano modalità differenti di fruizione pornografica. In sala c’era un pubblico molto vario, anche di persone che mai sarebbero andate a vedere un film porno… e proprio qui si inserisce il progetto Le Ragazze del Porno, che vuole sottolineare quanto sia assurdo non poter parlare nel 2016 di sessualità».

Lascio Monica e Le Ragazze del Porno alla dovuta celebrità post proiezione. Tutti le accerchiano per condividere complimenti e fugaci sensazioni, mentre io ripenso alle ultime parole della regista di Queen Kong: «Sono fiera di questo cortometraggio, lo considero uno dei miei lavori migliori poiché grazie al linguaggio pornografico sono riuscita a inviare un messaggio potente e alla portata di tutti».

 

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Francesca Gabbiadini

Nata in valle bergamasca nell’inverno del 1989, sin da piccola mi piace frugare nei cassetti. Laureata presso la Facoltà di Lettere della Statale di Milano, capisco dopo numerosi tentavi professionali, tra i quali spicca per importanza l’esperienza all’Ufficio Stampa della Longanesi, come la mia curiosità si traduca in scrittura giornalistica, strada che mi consente di comprendere il mondo, sviscerarlo attraverso indagini e ricomporlo tramite articolo all’insegna di un giornalismo pulito, libero e dedito alla verità come ai suoi lettori. Così nasce l’indipendente Pequod, il 21 maggio del 2013, e da allora non ho altra vita sociale. Nella rivista, oltre ad essere fondatrice e direttrice, mi occupo di inchieste, reportage di viaggio e fotoreportage, contribuendo inoltre alla sezione Internazionale. Dopo una tesi in giornalismo sulla Romania di Ceauşescu, continuo a non poter distogliere lo sguardo da questo Paese e dal suo ignorato popolo latino.

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