Chi ha paura del medico? La medicina tra fake news e leggende arcaiche
Rappresentano circa il 20% delle fake news diffuse dai mezzi di comunicazione nel 2018, seconde solo a quelle inerenti a politica interna ed estera (57%). Stiamo parlando dei contenuti di disinformazione a tematica scientifica, che insieme ad argomenti come diritti ed economia, salute e ambiente, famiglia e fede, cronaca e immigrazione spicca per l’ampia diffusione e per una trattazione perlopiù impressionistica, tesa quindi a toccare l’emozione e l’irrazionalità delle persone.
Questi sono i dati riportati dalla prima indagine sistemica sul fenomeno delle fake news ad opera di AGCOM, l’autorità garante delle comunicazioni in Italia, basata su un campione di oltre 1800 fonti informative e 700 notizie, tra vere e false, diffuse sui media tradizionali e sui social. E sono proprio i social network, primo tra tutti Facebook, a giocare un ruolo fondamentale nel campo dell’informazione scientifica: secondo la ricerca Censis “Assosalute 2017”, presentata solo un anno fa, se il medico di base (53,5%) e il farmacista (32,2%) rappresentano ancora il principale punto di riferimento per gli italiani in materia di salute, piuttosto esiguo è lo scarto con l’autorità attribuita a siti web di dubbia consistenza e post su Facebook virali, a cui si affida circa il 28,4% degli italiani.
Come si presentano oggi, quindi, i pazienti italiani quando bussano alla porta dello studio del medico di base? Lo abbiamo chiesto ad alcuni professionisti del settore, che spazio tra giovani e adulti con una fonte sempre pronta all’uso (“Ma io ho letto su Internet che…”) e anziani in balìa delle parole del medico (“Se l’ha detto lui!”), anche quando quelle parole non sono state comprese fino in fondo.
Un piccolo campionario di domande e risposte, a tratti assurdo e comico, che lascia un sorriso amaro e un pensiero. Che il fenomeno delle fake news non sia solo la faccia di una stessa medaglia, quella della bassa consapevolezza culturale in materia di salute e cura, un tempo attribuita ai più anziani e meno scolarizzati della popolazione? Che non sia solo una nuova forma di fede cieca, con l’affidamento nelle mani di una voce altra, vicina a noi come solo i social sanno essere di questi tempi?
Paola (nome di fantasia), allergologa
Intolleranze, allergie e vaccini: 3 casi
Penso di avere qualche intolleranza o allergia perché sono ingrassata!
Spesso sono le donne a fare simili supposizioni. Punto 1: intolleranza e allergia non sono la stessa cosa, non sono termini intercambiabili e indicano situazioni molto diverse tra di loro! Le intolleranze verificabili e riconosciute sono quella al lattosio, al fruttosio e al glutine (o celiachia) e sono mediate da un meccanismo in cui la carenza di un enzima fa sì che gli zuccheri non vengano digeriti e causino i sintomi gastrointestinali (o anche sistemici, nel caso della celiachia). Punto 2: nessuna intolleranza o allergia fa ingrassare! Semmai l’opposto, dato che si tratta di disturbi che causano dolori addominali e dissenteria.
A questo proposito è uscito anche un decalogo della Società Italiana di Allergologia (SIAAIC), molto utile per sfatare miti e… sconsigliare l’uso di fonti inadeguate per ottenere informazioni certificate.
Ho fatto il test del capello / Vega test e sono risultato intollerante / allergico a grano, pomodoro, latte e molto altro. Ho tolto tutto dalla mia alimentazione e mi sono sentito meglio nel primo periodo, ma ora non so cosa mangiare…
I test a cui ci si sottopone in farmacia non sono validati, come spiegato in diversi documenti presentati dall’AAITO [Associazione Allergologi e Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri, ndr] in merito alla diagnostica delle allergopatie: se ne ricavano risposte standard, qualsiasi sia il disturbo di un paziente, che portano all’esclusione di latte e derivati, di cioccolato e glutine e altro dalla propria alimentazione. Il punto è che qualsiasi alimento, se assunto in quantità sproporzionate, può dare disturbi diversi, ma non legati ad allergie o intolleranze (che, come dicevamo, rimangono sempre un po’ indistinte nella comune percezione).
Non faccio fare il vaccino ai miei figli perché contiene mercurio.
La risposta. La disinformazione a riguardo è talmente alta che spesso mi viene chiesto se all’interno dei vaccini somministrati ci sia piombo, anziché mercurio, perché evidentemente non si conosce la differenza tra questi due metalli… La mia risposta si basa sulle linee guida delineate da FNMOCEO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri): in passato nei vaccini era presente il thimerosal, che comunque non era mercurio (e per inciso: si assume più mercurio mangiando una fetta di tonno fresco!), e che nei vaccini attuali non è contenuto.
Cinzia e Alberto, medico anestesista e infermiere
Anziani e salute: no, non sono barzellette…
Chiudere gli occhi… per sempre
Cinzia – Di solito quando i pazienti ultraottantenni devono sottoporsi a un intervento importante chiedono che tipo di anestesia verrà somministrata. “Un’anestesia generale, è necessaria per questo tipo di interventi”. “Eh, basta che poi mi sveglio…” La nostra risposta non può che essere: “Tendenzialmente succede, non sempre però!” [ride, ndr]
Alberto – Caso di un paziente oncologico assolutamente inconsapevole della propria malattia. Registriamo un lungo periodo di alterazioni dell’umore in cui si alternano depressione a picchi di felicità eccessiva. Il medico specialista gli prescrive un farmaco per regolare l’umore, per tranquillizzarlo e renderlo più sereno. Un farmaco per bocca che viene inserito inizialmente a metà dose, per accompagnarlo poi alla dose intera, perché potrebbe avere come effetto collaterale la sonnolenza. Una volta illustrati gli effetti collaterali del farmaco, scritti su tutti i bugiardini, spieghiamo il motivo per cui iniziamo a somministrare metà dose. Risposta del paziente: “Ma voi volete chiudermi gli occhi… per sempre!”
Gli evergreen – trova l’errore
Cinzia – “Ma le piastrelle come sono? Perché l’ultima volta erano basse…”
Alberto – “Altra dicitura classica degli esami ematici: ‘Dottore, ma quindi devo smettere di mangiare i formaggi perché ho il polistirolo alto nel sangue?’”
Cinzia – “Signora, chi le ha prescritto questo farmaco, il medico di base?”
“No, lui non c’era, c’era il suo prostituto…”
Da 190 kg a 80 kg: miracolo!
Cinzia – Nella chirurgia bariatrica (o chirurgia dell’obesità) capita spesso che lo specialista chieda alla paziente che tipo di intervento debba fare, per capire che coscienza ha del trattamento a cui verrà sottoposta. La signora risponde: “La slim!”. “Ma cos’è la slim?!”, chiediamo. “La slim, mi ha detto la slim!” “Ah, la sleeve, la sleeve gastrectomy [Intervento chirurgico che consiste nella riduzione delle dimensioni dello stomaco che determina una minore possibilità di assunzione di cibo nonché importanti modificazioni nella secrezione degli ormoni, tra cui quelli responsabili del senso della fame, ndr]. Ha studiato bene l’intervento che deve fare…?”
“Sì, io devo fare la slim e quindi faccio la slim. Ma poi quanto peso perderò dopo l’intervento?”. “Signora, le asportano un pezzetto di stomaco, non perderà peso appena dopo l’intervento…”. Quasi fosse un trattamento miracoloso o spacciato per tale. Ci abbiamo ricamato sopra: potremmo parlare di Slim fast, il miracolo della chirurgia bariatrica che ti permette di passare dai 180 ai 90 kg!
Breve storia triste
Alberto – Un classico della geriatria è chiedere ai pazienti quali farmaci assumono nella loro quotidianità e vedersi rovesciare sotto il naso il contenuto di un astuccio pieno di pillole. Una volta notiamo qualcosa di strano: un noto farmaco a base di dutasteride, per il trattamento dei disturbi urinari legati all’ingrossamento benigno della prostata.
“Signora, ma chi gliel’ha prescritto questo farmaco?”
“Il mio medico di famiglia”.
“Ma signora, questo farmaco è per i dolori alla prostata…”
“Eh, c’avrò la prostata, me l’ha dato lui!”.
Era l’astuccio delle pillole del marito. Fine.
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