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I tarocchi nell’arte o l’arte dei tarocchi

I tarocchi sono un mazzo composto da 78 carte, il cui numero può variare; i cosiddetti Arcani Minori corrispondono a 56 carte, 22 sono invece gli Arcani Maggiori, che rappresentano un elegante e raffinato vocabolario di figure, colori e simboli, quali il Matto, la Papessa, l’Amore, il Diavolo.
Inizialmente utilizzate come carte da gioco, i tarocchi solo successivamente hanno acquisito un significato enigmatico e simbolico, diventando una porta verso un mondo occulto e dando vita all’arte della cartomanzia.
Dal XIV secolo presso le grandi Corti dell’Italia settentrionale vennero chiamati miniaturisti ed incisori a realizzare questi preziosissimi mazzi di carte. Nella prima metà del 1400 Jacopo da Sangramoro fu incaricato di dipingere per la duchessa Bianca Maria d’Este di Ferrara 14 carte, gli Arcani maggiori, detti anche Trionfi, su pregiata carta di cotone.

A Milano, invece, furono Michelino da Besozzo e Bonifacio Bembo ad essere insigniti di questo pregevole lavoro: l’uno su commissione di Filippo Maria Visconti intorno al 1466 realizzò il famoso mazzo Visconti di Modrone; l’altro intorno al 1463 sotto Francesco Sforza, si occupò nella sua bottega di Cremona della pittura del mazzo Brera-Brambilla.
Durante il XV secolo venne realizzato un altro famoso mazzo di carte, che prende il nome di “Tarocchi del Mantegna”, in quanto il suo creatore si avvalse di uno stile molto vicino al celeberrimo artista. Seppur resti difficile stabilire l’attribuzione, questi tarocchi sono composti da 50 stampe incise a bulino di rara bellezza e altissima qualità esecutiva, che in origine erano rilegate all’interno di libri e solo successivamente vennero smembrate, dato il loro grande successo collezionistico.

Un ciclo di affreschi, che decora Palazzo Borromeo di Milano e datato 1445-1450, mostra con attenzione e devozione di particolari alcuni giochi amati e praticati da un’agiata nobiltà dell’epoca Rinascimentale: il gioco della Palmata, il gioco della Palla e il gioco dei Tarocchi. In quest’ultimo affresco si rappresenta, in un paesaggio naturale dove si scorgono tre melograni ed elementi rocciosi, un gruppo di 5 giovani nobili, tre donne e due uomini, intenti a giocare a carte, seduti ad un tavolo rettangolare.
In epoca più moderna, nel Novecento, però, l’interesse per la creazione dei tarocchi si è affievolita; l’unico artista in Europa che si cimentò nella realizzazione di queste affascinanti carte, fu il pittore surrealista Salvador Dalì, che verso il 1972 su commissione di Albert Broccoli si dedicò alla creazione di un mazzo. Ogni carta, che venne realizzata con le tecniche del collage, dell’acquarello e della goauce, trabocca di significato surrealista: inconscio e sogno s’intrecciano, ricercando un personale misticismo che abilmente impiega il repertorio tradizionale simbolico dei tarocchi.
A partire dagli Anni Settanta è stato realizzato anche il “Giardino dei Tarocchi” presso Capalbio, in Toscana. Fu l’artista francese Niki de Saint Phalle, che diede avvio alla creazione di questo parco esoterico che liberamente si ispira ai tarocchi, al Parco Guell di Antonì Gaudì a Barcellona e al parco di Bomarzo.

Insieme al marito Jean Tinguely, realizzò un gruppo di 22 sculture monumentali, dalle forme tondeggianti e dai colori sgargianti, costruite in cemento armato, ricoperto da un mosaico di specchi, vetri e ceramiche colorate. L’opera si trova su un terreno di circa due ettari e costituisce un vero e proprio “villaggio”, in cui le sculture-case segnano le tappe del percorso. L’artista francese nel suo testamento ha fatto specifica richiesta che in questo luogo colorato ed enigmatico non ci siano visite guidate in modo tale che il visitatore sia costretto ad interpretare queste sculture e possa immergersi totalmente nel mondo magico, criptico e ricco di simboli quale è il mondo dei tarocchi.

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