
Mercatino delle pulci in salsa cinese
Questo articolo è dedicato agli amanti dell’antiquariato, delle cianfrusaglie, della oggettistica più stramba che utile, di quei piccoli oggetti che sanno raccontare una storia ormai perduta, a quelle persone che impazziscono al solo pensiero di spulciare tra una miriade di oggetti esposti in vendita in maniera disordinata e scomposta, in poche parole, ai vagabondi dei mercatini delle pulci.
Dopo aver visitato i luoghi “clou” pechinesi, come la Grande Muraglia, la Città Proibita, il Palazzo d’Estate, e via dicendo, val la pena ritagliarsi una giornata per visitare il Panjiayuan Flea Market, situato nel distretto di Chaoyang, comodamente raggiungibile a piedi dalla fermata metro di Panjiayuan, sulla linea 10.
Dimenticate l’immagine quasi idilliaca e rilassante dei piccoli e appartati mercatini delle pulci alle quali siamo abituati: oggetti d’altri tempi ricoperti da quella caratteristica patina austera e che suscita riverenza nell’animo dello spettatore, placidi venditori quasi restii a separarsi dalle proprie cianfrusaglie, e quella curiosa impressione che il tempo si sia fermato per qualche ora. Preparatevi invece a un caotico e vivace mercato distribuito su una superficie totale di quasi 50.000 m2, che rendono il Panjiayuan Flea Market il più grande e fornito mercatino delle pulci su tutto il territorio cinese. Qui si può trovare veramente di tutto: opere di calligrafia, minerali, gioielli, giade di tutti i tipi e colori, lacche, pennelli, banconote antiche, articoli di propaganda risalenti alla Rivoluzione Culturale, tessuti e stampe, oggetti di artigianato delle minoranze etniche cinesi, porcellane, oro, argento, mobili, metalli preziosi e non di epoca imperiale, statue di tutte le grandezze, oggetti di legno intagliato, servizi da tè, oggettistica in avorio e osso intagliato, mobili in canapa intrecciata, e tanti altri piccoli tesori. Il confine tra mero mercatino delle pulci e una autentica area museale è labile: col giusto occhio (e la giusta dose di pazienza) non sarà difficile mettere insieme un piccolo “tesoretto” dal valore storico inestimabile.
Va da sé che la parola d’ordine è contrattare: il venditore di turno cercherà di guadagnare il più possibile dalla transazione, gonfiando eccezionalmente il prezzo di vendita. Siate fermi nelle vostre posizioni e utilizzate tutti i vostri assi nella manica da contrattatori selvaggi (compresa la tecnica del “lascio tutto e vado via”) e riuscirete ad abbassare il prezzo richiesto fino al 50% e oltre. Il fil rouge che lega la visita al Panjiayuan è il colore. La diversità della merce esposta crea qui una gamma cromatica così completa che difficilmente può essere riscontrata altrove: si va dai colori brillanti della giada e dei minerali a quelli opachi dei metalli e dell’oggettistica in ferro di epoca dinastica, dal bianco puro della carta di riso delle opere calligrafiche alla tavolozza multicolore delle stampe e dei tessuti artigianali.
Ed è questa gamma di colori che, in maniera del tutto amatoriale, ho tentato di catturare e raccogliere per i lettori di Pequod.
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