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Pioggia, vapore e velocità

Dimenticatevi del tempo, perdete ogni memoria storica e assaporate, invece, l’intensità racchiusa in ogni istante del lungo incontro con il pittore della luce.

Vivace ed emozionante sarà la scoperta dei molti colori che compongono il ritratto di Mr. Turner. Un ritratto interiore, certamente, ma realizzato con l’ingegno e la sofisticatezza di un film che richiede attenzione costante, perché è vero che il film guida gli occhi del pubblico verso i molteplici momenti della vita del pittore, ma è anche vero che non offre mai alcun indizio per l’interpretazione di questi attimi di vita.

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Dall’inizio alla fine, i mille frammenti dell’esistenza del signor Turner vengono evocati attraverso l’astuta costruzione delle scene le quali: espongono i retroscena dell’apparente e disinvolta sicurezza del protagonista (esternata ad esempio dal confronto con gli altri membri dell’Accademia); eppure evitano di offrire alcuna linea guida che riveli qualcosa di troppo.

L’intero film abbandona ogni schema. Non è presente, infatti, nessuna didascalia che introduca il dramma, o che spieghi il tempo e il luogo dell’azione. L’intero universo, custodito dal film, è lasciato alla comprensione e all’interpretazione. Padrone delle scene è dunque “il non detto”.

Nel breve scambio di battute tra William Turner Sr. e il droghiere, ad esempio, non verrà mai data risposta alla domanda sul prezzo della vescica di blu oltremare.

Misteriosi e ambigui sono i rapporti tra il protagonista e la sua famiglia. Più volte, infatti, verrà negata dallo stesso Turner l’esistenza delle figlie, persino al momento della morte di una delle due.

Solo al padre, con cui vivrà parecchi anni, è concessa un’evidente purezza d’affetto, mentre ben altra considerazione è nutrita dal protagonista nei confronti della domestica e della vedova Sophia Booth, le due donne a cui sono riservate le emblematiche scene finali del film.

Mr Turner scene from film

Dietro il volto di Timothy Spall, l’artista viene poco a poco presentato in particolari istanti di vita, la cui caratteristica è quella di impressionare i vari volti di una personalità multiforme, in continuo mutamento. E’ proprio dalla morte del padre che si assiste alla trasformazione, che porterà William Turner all’abbandono dei luoghi familiari e all’appassionante evoluzione del suo stile.

Nonostante la lunghezza del film, non si perde mai l’interesse per l’evoluzione di questo personaggio così degnamente interpretato.

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Al fianco del protagonista, cast e scenografia colorano la pellicola e creano, nel loro insieme, un’affascinante e viva ambientazione. Difficilmente si può assistere a interpretazioni così eleganti sul set, eppure straordinariamente adeguate al palcoscenico.

Mike Leigh ha diretto un film così denso di sentimenti da rammentarci che con la cinepresa si possono ancora creare opere d’arte.

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Ludovico Lanzo

Cresciuto tra il vento e il mare sabbioso della Sicilia. Inizio a muovere i miei primi passi nel mondo del giornalismo all'età di diciassette anni, collaborando con giornali ed emittenti televisive locali. Instancabile viaggiatore, ho solcato in lungo e in largo le grandi tappe d'Europa e nel 2012 compio il viaggio più importante della mia vita, trasferendomi a MIlano. Da piccolo ho iniziato a nutrire interesse per il grande schermo e, nel corso degli anni, ho sempre cercato di arricchire le mie conoscenze in materia. Oggi il cinema è la mia più grande passione e Pequod mi ha finalmente dato la possibilità di "metterla su carta". Posso ben dire di avere un lavoro che mi piace.

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